Chirac lascia, la parola a Mitterrand

Chirac lascia, la parola a Mitterand Il Presidente varerà entro 24 ore il nuovo governo, sembra favorito il socialista Rocard Chirac lascia, la parola a Mitterand Nell'esecutivo di «maggioranza repubblicana» ci saranno anche ministri non del ps -1 centristi, con Giscard, preannunciano una «opposizione costruttiva» - Anche la Veil non esclude «un'alleanza» se la «svolta sarà effettiva» - Si allontana la minaccia di elezioni anticipate DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI —I francesi hanno confermato all'Eliseo il loro vecchio Presidente, ma hanno rivoluzionato il panorama politico del Paese e adesso attendono da Francois Mitterrand la svolta promessa nelle settimane della campagna elettorale. E, a poche ore dal voto, il meccanismo della .svolta» si è messo in moto. Mitterrand sta preparando il suo nuovo governo di -maggioranza repubblicana' che potrebbe essere lanciato stasera (subito dopo le dimissioni di Chirac attese per le 15,30 di oggi) o, al più tardi, domani. Mentre il fronte del centro-destra, sotto lo choc della sconfitta di domenica, appare ormai lacerato tra chi propone un'opposizione dura ai progetti del Mitterrand-bis e chi è disposto, se non alla collaborazione diretta, almeno ad una 'Opposizione costruttiva-. Ognuno studia le sue mosse e i prossimi giorni si annunciano frenetici. IL NUOVO GOVERNO — La Costituzione affida al Presidente la scelta del premier senza imporgli consultazioni o patteggiamenti con i partiti. Il capo del governo, nella logica della Quinta Repubblica, è una specie di .prolungamento operativo» della politica presidenziale: la sua designazione, quindi, è gesto sovrano del capo dello Stato. Francois Mitterrand ha, di certo, già deciso a chi affidare la guida del suo «go¬ verno d'apertura». Sa bene che questo è il segnale più atteso e lo ha preparato a lungo. Ed anche se l'annuncio ufficiale è condizionato alle dimissioni di Chirac, le voci circolano e una è più forte di tutte: l'uomo dell'apertura dovrebbe essere Michel Rocard. Tra i leader del ps, Rocard è, da sempre, il paladino di un modello che si può definire di una 'Socialdemocrazia alla tedesca-: pragmatica e disposta alle alleanze. Ma anche le altre ipotesi che si rincorrono vanno nello stesso senso: Pierre Bérégovoy (ex ministro dell'Economia dell'ultimo governo socialista), Jacques Delors (attuale presidente della Commissione esecutiva della Cee), Jean-Louis Bianco (un tecnico che è segretario generale dell'Eliseo) hanno tutti uguali doti di disponibilità al dialogo, anche se non hanno uguale peso sulla scena politica. E la scelta definitiva dipenderà da quanto Mitterrand è pronto a scommettere sulla riuscita del primo governo del suo secondo mandato. E' certo, però, che tra i ministri ci saranno delle personalità non socialiste: questo Mitterrand lo ha già annunciato solennemente durante la campagna elettorale. Potrebbero essere dei «tecnici» se non, ancora, degli esponenti politici della famiglia centrista sulla quale il Presidente punta per dare concretezza alla sua «svolta». Nel 54,05 per cento dei voti che ha ottenuto domenica (questo è il dato definitivo annunciato ieri) c'è almeno un 10 per cento dei suffragi che, nel primo turno del 24 aprile, erano andati a Raymond Barre. Tutte le analisi del voto concordano: l'elettorato centrista (il 16,5 per cento del totale) si è spostato su Jacques Chirac soltanto al 70 per cento. E questo significa che, oltre al 10 passato a Mitterrand, c'è un venti per cento che è finito nel numero degli astenuti. LA CRISI DELLA DESTRA — Già questo primo dato rivela che la droite francese, oggi, non è più un «cartello» compatto. In realtà, non lo è mai stata. Anche nell'81 Mitterrand riuscì a conquistare l'Eliseo con la complicità del tradimenti interni al fronte della destra. Adesso, però, il valore politico delle vecchie divisioni è tutt'altro perché Mitterrand — che sette anni fa affidò le sorti della sua presidenza a un governo formato da socialisti e comunisti — si rivolge direttamente alla 'famiglia centrista'. La invita a partecipare alla sua scommessa. E, a giudicare dalle dichiarazioni dei leader del centro, la tentazione di rispondere positivamente all'appello del Mitterrand-bis è forte. Anche se le reazioni, piovute a raffica ieri, sono ancora prudenti. La più significativa è quella di Valéry Giscard d'Estaing, ex Presidente della Repubblica, il quale ha proposto un'«oppostelo ?! e costruttiva- al governo che sta per nascere. 'Giudicheremo atto per atto, legge per legge-, ha detto ieri riprendendo le parole di personaggi come Raymond Barre o Jean Lecanuet, che è presidente dell'Udf, il raggruppamento dei diversi partiti di ispirazione liberale-centrista. E Simone Veil, ex presidente del Parlamento europeo, è andata ancora più avanti affermando che «non ci sono ragioni di principio per escludere un'alleanza con i socialisti*, sempre che la «svolta» di Mit¬ terrand sia 'effettiva: Tutto questo non significa che un'esperienza «organica» di centro-sinistra in Francia è per domani: la stessa Simone Veli ha aggiunto che non parteciperà al primo governo del Mitterrand-bis «se mai me lo chiedessero'. Ma rivela che il fossato tra una parte consistente del centristi e i neogollisti è diventato profondo. E che passa anche all'interno degli esponenti del centrismo perché Francois Léotard, leader del partito repubblicano, si è pronunciato per un'.oppostone dura- schierandosi di fatto con Chirac e pensando, for¬ se, alla guida del) opposizione e alle prossime presidenziali. I VOTI DI LE PEN — Nella crisi della destra c'è, poi, il capitolo Jean-Marie Le Pen. Il leader del Fronte Nazionale spara a zero su tutti e ieri, con il suo stile provocatorio, ha proposto ai iveri gollisti' di iscriversi al suo partito. Ma anche lui ha dimostrato di non essere padrone assoluto dei suoi voti. Alla viglila del ballottaggio aveva detto che «nemmeno un voto» doveva andare a Mitterrand: l'analisi dei risultati dimostra, invece, che i suoi elettori si sono spostati al 60 per cento su Chirac, al 22 per cento nell'astensione e al 18 per cento sul Presidente socialista. Con punte del 25 per cento in regioni, come l'Alsazia, che al primo turno erano diventate suoi «bastioni», e che, domenica, hanno proiettato Mitterrand oltre Jacques Chirac. Anche a Marsiglia, dove pure Chirac ha superato di un punto Francois Mitterrand, il riporto dei voti lepenisti è stato una sorpresa: la somma meccanica dei suffragi avrebbe consentito al candidato neogollista una vittoria con nove punti di vantaggio. La relativa fluidità del voto lepenista sem- bra confermata anche da un sondaggio effettuato ieri sull'ipotesi di una elezione legislativa anticipata. In questo caso, il Fronte Nazionale è accreditato di un 8 per cento dei consensi, contro 1114,4 raccolto da Le Pen 11 24 aprile e il 9,8 ottenuto nelle ultime elezioni politiche del marzo '86. Lo stesso sondaggio assegna il 42 per cento dei voti al partito socialista, 11 26 a quello neogollista, il 13 al centristi e il 7 ai comunisti. ELEZIONI ANTICIPATE — L'ipotesi di una consultazione legislativa anticipata, però, non sembra legata agli oracoli dei sondaggi. Mitterrand, adesso, non ha intenzione di sciogliere l'Assemblea Nazionale. E lo ha fatto capire ieri anche il segretario del partito socialista, Lionel Jospln: «r/n chiarimento politico è necessario, ma prima dovrà avvenire in sede parlamentare'. Il «governo d'apertura», insomma, si presenterà davanti all'attuale Assemblea dove il centro-destra conserva la maggioranza riconquistata nell'86 e cercherà di sfruttare subito queU'«opposteicme costruttiva» promessa dai centristi. Se Mitterrand Imboccherà la strada delle elezioni anticipate, lo farà soltanto quando potrà dimostrare ai francesi che è la destra a rendere ingovernabile il Paese, rafforzando cosi il suo 'progetto repubblica- "°* Enrico Singer Place de la République: la folla segue su un grande schermo televisivo il discorso in diretta di Mitterrand appena rieletto (Afp)

Luoghi citati: Alsazia, Francia, Marsiglia, Parigi, Valéry