Parigi vigilia con giallo di Enrico Singer

Parigi, vigilia con giallo Altre voci sul baratto con Teheran mentre la Nuova Caledonia scende in piazza Parigi, vigilia con giallo Chirac avrebbe promesso all'Iran, oltre alla normalizzazione dei rapporti diplomatici, anche forniture di uranio - Il premier ribatte: sono speculazioni - Rientrata in Francia l'agente dei servizi segreti che sabotò la nave di Greenpeace DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Francois Mitterrand e Jacques Chirac hanno chiuso la loro campagna elettorale con due grandi comizi in provincia (a Tolosa e a Clermont-Ferrand), il movimento neogollista ha raccolto trentamila persone a Parigi, in piace de la Concorde, ma la vigilia del duello finale per l'Eliseo resta soffocata dagli avvenimenti di un'attualità frenetica. Dalla tensione che cresce in Nuova Caledonia dove, dopo il massacro di giovedì, gli indipendentisti hanno proclamato per oggi una «giornata di protesta generale». E dalla pioggia di voci sul » baratto» l>er liberare gli ostaggi di Beirut. Voci clamorose, perché nelle clausole del patto con l'Iran ci sarebbe anche la promessa di fornire uranio arricchito a Teheran. Nell'ex colonia del Pacifico si temono incidenti e i reparti militari sono in stato di massima allerta. Ma sonr le rivelazioni sul prezzo che Parigi si sarebbe impegnata a pagare per il rilascio degli ostaggi a dominare l'attenzione. Vengono da «/on(i ricine ai negoziatori», per usare la formula che l'agenzia di stampa France-Presse ha utilizzato per gettare questo nuovo sasso nelle acque, già agitate, del dopo-scambio. L'accordo con Teheran sarebbe composto di due capitoli — uno "politico», l'altro ..economico. — legati tra loro ed anche con una scadenza: 40 giorni per arrivare alla normalizzazione dei rapporti che sarà consacrata dal ritorno degli ambasciatori nelle due capitali. La parte «politica» del patto è presto detta. Già oggi il portavoce del ministero degli Esteri francese dovrebbe annunciare che Parigi è disposta a ristabilire le relazioni diplomatiche rotte il 17 luglio '87. All'annuncio dovrebbe seguire la consegna di una ..nota verbale» al governo italiano, che rappresenta adesso gli interessi francesi in Iran, perché sia stabilito il primo contatto in vista di un incontro ufficiale franco-iraniano, a Ginevra, entro otto giorni. Il capitolo più complesso — e sorprendente, se le voci si riveleranno fondate — è quello -economico». Perché gli inviati del governo Chirac non avrebbero promesso soltanto la restituzione del prestito di un miliardo di dollari concesso, nel '74, dallo Scià a «Eurodif». ma anche il -ritorno attivo- dell'Iran in questo consorzio che gestisce lo stabilimento di Tricastin dove viene arricchito l'uranio da utilizzare poi nelle centrali nucleari. In pratica, l'Iran di Khomeini riprenderebbe il posto che l'Iran dello Scià voleva nel progetto iniziale di «Eurodif». Allora, la partecipazione di Teheran avrebbe fruttato una quota del 10 per cento della produzione di uranio arricchito che doveva servire ad alimentare due centrali atomiche che erano state ordinate alla società francese «Framatome». Secondo le rivelazioni, adesso Parigi avrebbe offerto -garanzie' non precisate per una ••concessione senza restrizioni» di licenze d'esportazione di uranio arricchito da parte di «Eurodif» a favore dell'Iran. Ma con una precauzione: «Eurodif» è un consorzio europeo di cui la Francia è il maggiore azionista (60 per cento), ma del quale fanno parte anche altri Paesi, compresa l'Italia. Come dire che spetterà a tutti gli azionisti del consorzio di accettare o meno il «ritorno» dell'Iran sia come socio sia come semplice cliente: i negoziatori francesi avrebbero promesso, però, che la Francia «/arò pesare la sua influenza per un accordo globale e definitivo*. Ieri sera i collaboratori di Chirac hanno definito 'Speculazioni* queste voci. E il primo ministro resta fedele alla sua dichiarazione di principio — «Za liberazione degli ostaggi è stata ottenuta dal mio governo nella dignità e nell'onore* — che ha ripetuto anche nel comizio di Clermont-Ferrand. Ma il 9 maggio questo dossier sarà inevitabilmente sul suo tavolo, o su quello di Mitterrand, all'Eliseo. E, nei due casi, potrebbe avere sviluppi diversi. Così come accadrà per la politica generale della Francia, naturalmente, ed anche per l'altro problema esploso nelle ultime settimane: quello della Nuova Caledonia. Il caillou. il sasso, come i francesi chiamano il Territorio d'Oltremare, è diventa¬ to un vulcani'. Ieri sono stati scoperti altri quattro cadaveri di melanesiani sulla collina dell'atollo di Ouvéa investita giovedì dal blitz per liberare i gendarmi che erano stati presi in ostaggio alla vigilia del primo turno delle elezioni presidenziali. Il bilancio definitivo dell'operazione militare è, cosi, di 21 morti. Ed anche sulla vigilia del secondo turno presidenziale si allunga lo spettro di nuove violenze. La rabbia degli indipendentisti cresce: il «Fronte» kanak ha annunciato una protesta generale per oggi che. per le 11 ore di anticipo del fuso orario, in realtà è già cominciata. Con incidenti limitati, per adesso. Ma c'è anche un altro elemento di tensione che si è inserito nella vigilia del voto. Il ritorno in Francia, ieri, di Dominique Prieur. capitanodonna dei servizi segreti che partecipò all'affondamento della nave pacifista Rainboio Warrior, in Nuova Zelanda, nell'estate dell'85. Era «esiliata» nell'atollo di Hao in accordo con il governo neozelandese che. dopo averla arrestata, processata e condannata, le aveva concesso di scontare la pena nell'isola della Polinesia francese. Ufficialmente Dominique Prieur è tornata a casa perché incinta. Ma il governo di Wellington è infuriato perché Chirac non ha rispettato gli impegni. E forse, anche in questo caso, a caccia di voti per il duello di domani con Mitterrand. Enrico Singer Parigi. Jacques Chirac festeggiato dai suoi sostenitori durante una tappa della campagna elettorale conclusasi ieri con un comizio a Clermont Ferrand (Agcncc France Presse)