Le Pen divide i missini di Alberto Rapisarda

Le Pen divide i missini Il leader della destra francese domani a Roma per un comizio Le Pen divide i missini Non tutti condividono la svolta xenofoba di Fini, sulla scia del politico transalpino - Rauti: «Anche l'identità degli stranieri va difesa» - Oggi il segretario a Milano - Il prefetto vieta i cortei ROMA — Domani, in un cinema romano, si celebrerà il nuovo matrimonio tra la destra francese di Jean Marie Le Pen e quella italiana di Gianfranco Pini. Violento, sanguigno e razzista il primo, esangue, freddo e poco carismatico il secondo, ma intenzionato a riscaldarsi alla fiamma del «camerata» di oltr'Alpe. In gran fretta, il giovane successore di Almirante sta lavorando per ridisegnare l'immagine del suo partito ad imitazione della destra di Le Pen. nella speranza di godere dell'effetto di trascinamento nelle imminenti elezioni amministrative parziali del 29 maggio. Il comizio di domenica mattina è una tappa di questa operazione che deve mostrare agli italiani un capo di destra che riesce a raccogliere un vasto successo alle porte di casa nostra. La tappa successiva sarà un comizio ancora una volta a due che Fini e Le Pen terranno ad Aosta alla fine di giugno. a chiusura della campagna per le elezioni regionali. Cresciuto all'ombra dì Aimirante, che lo appoggiò e. consigliò in passato, Le Pen torna ora in Italia per insegnare ai missini la strada che porta alla conquista dell'elettorato di destra. Il segretario Pini si è subito allineato ed ha cominciato ad attaccare l'immigrazione incontrollata dal Terzo Mondo, il ripristino dei visti di ingresso in Italia, l'espulsione immediata di chi non è in regola. Argomenti, per la verità, già usati in passato dal liberale Raffaele Costa, anche se con toni più cauti e moderati. Ma non tutti i missini sono d'accordo sulla scelta «lepeniana» di Fini. I rautiani. per esempio, sostengono che il problema degli stranieri non si può affrontare in modo rozzo e semplicistico. •Anche l'identità degli stranieri va difesa, non solo quella degli italiani — dice Pino Rauti —. Bisogna capire che c'è un dramma nel Terzo Mondo e che gli stranieri vengono da noi spinti dalla fame e non per far turismo. Bisogna fare in modo che tornino a casa, ma contribuendo a risolvere i problemi di casa loro'. Sposare il razzismo è considerato sicuramente contropruducente da buona parte dei dirigenti missini. Lo deve aver capito anche Le Pen. il quale ha rilasciato una intervista al Secolo, quotidiano del msi, per dire che rifiuta S'accusa di razzismo, assicurando che nel suo partito ci sono intere famiglie di stranieri. Rifiuta • in modo netto e chiaro- il nazismo. Temi di attualità anche da noi. E i partiti italiani hanno drizzato le orecchie un po' incuriositi e un po' preoccupati. Ancora ricordano che nel 1971 il movimento sociale di Almirante diventò a Catania il primo partito, raccogliendo un voto di protesta che tolse consensi anche al pei. E ricordano ancora meglio che. a Bolzano, la mino¬ ranza di lingua italiana ha dato la maggior parte dei consensi ai missini alle ultime elezioni togliendoli un po' a tutti i partiti di governo ed anche al pei. Per ora quasi tutti tacciono. Solo i socialisti hanno cominciato a sparare bordate polemiche contro i missini tentati dalla sirena razzista di Le Pen. E ieri II Secolo ha risposto ironizzando sulla paura dell'arrivo del •male, della catastrofe, dell'apocalissse incombente'. Già oggi Fini sarà messo alla prova. Nel pomeriggio è stato indetto un comizio a Milano, dopo anni di assenza. I comitati antifascisti hanno protestato chiedendo la revoca dell'autorizzazione affinché Milano «non sia identica alla Parigi di Le Pen'. Una richiesta non accolta dal prefetto, che ha invece vietato, per motivi di ordiine pubblico, i due cortei in programma, quello degli studenti (nella mattinata) e quello del msi (nel pomeriggio). Alberto Rapisarda