Un «giallo» sul vino da distillare

Un «giallo» sul vino da distillare Ieri scadeva il termine per denunciare la produzione eccedente Un «giallo» sul vino da distillare I viticoltori italiani avevano sollecitato una proroga per l'applicazione delle sanzioni (50 mila lire per ogni quintale non dichiarato): ma il ministro Mannino non è riuscito a far approvare in tempo il relativo decreto - Incertezza e confusione su come comportarsi ROMA — Proteste, prese di posizione, voti unanimi e decreti annunciati. La vicenda della distillazione obbligatoria dei vini da tavola ha vissuto giorni convulsi alla vigilia della scadenza delle denunce di produzione fissata per il 30 aprile. La commissione Agricoltura della Camera all'unanimità giovedì aveva votato una risoluzione Lo Bianco-Binelli. Il leader della Coldiretti e il parlamentare comunista piemontese hanno chiesto, con tutti gli altri partili, che il governo si impegni per la proroga dell'applicazioni delle sanzioni (50 mila lire per ogni quintale di vino da distillare non denunciato) sollecitando anche un intervento in sede Cee per rivedere i parametri di calcolo in modo da evitare le attuali disparità tra Paesi membri (clamorose le differenze di trattamento tra viticoltori italiani e francesi). Il neo ministro dell'Agricoltura Calogero Mannino ha portato la questione al Consiglio dei ministri di venerdì, ultimo giorno utile per intervenire, ma la discussione è stata rinviata alla prossima seduta, quando dovrebbe essere emanato un decreto che accolga la richiesta di -congelamento» delle sanzioni. La tecnica del rinvio non risolve ovviamente il proble- .1 ma. Ora i produttori che, confidando in una soluzione, non hanno ancora inviato per lettera raccondata all'Alma e alla Repressione frodi le autodenunce di produzione che cosa rischiano? Che cosa succederà da qui alla fine di luglio quando il vino dovrà essere materialmente inviato all'alambicco? L'idea di «svuotare» l'obbligo della denuncia di produzione dalla sanzione, rendendola in pratica una norma «facoltativa», rappresenta in fondo un ennesimo tamponamento, ma non sana la falla. •Abbiamo sollecitato il governo ad intervenire in sede Cee per alzare i limiti di esemione dagli attuali 5 ai 20 quintali in modo che la distillazione non tocchi la maggioranza delle piccole aziende di collina' annuncia il deputato Coldiretti piemontese Giovanni Rabino. La vicenda resta complessa e mette alla luce uno dei mali antici della viticoltura europea: si produce troppo vino da tavola (dalle distillazioni sono esclusi i prodotti a doc e docg). La Comunità ha calcolato per l'ultima campagna una eccedenza di 34 milioni di ettolitri. All'Italia è toccata la quota maggiore: 14,7 milioni di ettolitri, seguita da Spagna 10,6, Francia 8,7 milioni e Grecia 71 mila ettolitri. I parametri di calcolo per stabilire la quantità di vino da destinare alla distillazione partono già dalle rese più basse (4 per cento fino a 45 ettolitri per ettaro), per raggiungere il 20 per cento sui 90 hi/Ha e il 45 per cento a 150 ettolitri. Per rese di oltre 250 hi/Ha l'obbligo di distruzione supera il 70 per cento. Un esempio: un piccolo vignaiolo di collina con due ettari di vigneto che produce 160 ettolitri di vino da tavola dovrebbe denunciare, entro il 30 aprile, 35 quintali di eccedenza oppure pagare quasi 2 milioni di multa. La «rivolta» nelle zone collinari di numerose regioni (Piemonte, Veneto, Trentino-Alto Adige, Toscana) è stata vivace, anche considerando il fatto che la Francia ha applicato, con il consenso dei partner europei (Italia compresa) parametri ben diversi esentando la distillazione sotto i 90 hi/Ha (in questo caso il vignaiolo del precedente esempio non dovrebbe distillare, né pagare nulla). Con la distillazione preventiva l'Italia ha già ridotto in alcol circa 5 milioni di ettolitri (in gran parte torchiati di bassa qualità) resta da trasformare una massa di 9 milioni di ettolitri che la Cee pagherà non più di 200/250 lire a litro. Pandolfi aveva proposto di creare una sorta «produttore unico nazionale» su cui far confluire tutte le distillazioni. Con il cambio di governo la promessa è caduta e resta la pratica del trasferimento dell'obbligo a costi tra le 6 e le 10 mila lire quintale. In questo modo il produttore del Nord singolo o associato fa distillare soprattutto a «colleghi» del Sud (che incassano anche il contributo Cee) la stessa quantità di vino che avrebbe dovuto distruggere. Alla fine il calcolo nazionale non cambia, ma resta il dubbio che in questo modo la viticoltura assistenziale non si evolverà mai. Sergio Mira vali e

Persone citate: Binelli, Calogero Mannino, Giovanni Rabino, Lo Bianco, Mannino, Pandolfi, Sergio Mira

Luoghi citati: Francia, Grecia, Italia, Piemonte, Spagna, Toscana, Veneto