Pio XII nel complotto contro Hitler

Pio XII nel complotto contro Hitler OTTOBRE 1939: IN UN LIBRO LE BATTAGLIE SEGRETE DEL PAPA Pio XII nel complotto contro Hitler Pio XII prese parte nell'ottobre del 1939, poco dopo lo scopp:o della seconda guerra mondiale, a un complotto per rovesciare Hitler e per ristabilire la pace. L'idea di rivolgersi al Papa pare sia stata del gen. Ludwig Beck. 10 stesso che aveva organizzato l'esercito tedesco a dispetto del trattato di Versailles e che, nominato nel 1935 capo di S. M. dell'esercito, si dimise tre anni dopo in contrasto con la politica aggressiva di Hitler. Ma forse 11 grande ispiratore di tutto fu il famoso ammiraglio Canaris, capo dei servizi segreti, che giudicava Hitler -un pazzo furioso*. Venne incaricato di prendere i contatti con Pio XH un avvocato cattolico di Monaco di Baviera, certo Joseph MUller. che aveva conosciuto il Papa quand'era nunzio colà e che aveva numerose conoscenze in Vaticano. Per meglio proteggerlo, Canaris lo fece entrare nel suo servizio segreto. Il progetto era semplice. Il Papa avrebbe dovuto far conoscere al governo inglese che un gruppo di generali tedeschi si proponeva di rovesciare Hitler, di formare un governo militare per assicurare il passaggio a un regime democratico. Unica condizione, Londra avrebbe dovuto accettare un armistizio immediato e poi una pace nel rispetto dei confini preesistenti all'avvento del FUlirer. I colloqui tra papa Pacelli e l'avv. Mailer avvennero all'insaputa del segretario di Stato card. Maglione e dei due sostituti Tardlni e Monj tini. Intermediario fu il se¬ gretario personale del Pontefice, il gesuita Robert Leiber. Sfortunatamente i colloqui con Sir D'Arcy Osborne, ambasciatore britannico presso la Santa Sede (lo stesso che qualche anno dopo doveva essere il tramite per l'armistizio tra Badoglio e gli alleati), non furono incoraggianti. Il diplomatico inglese si mostrò piuttosto scettico sulla consistenza e sul successo del complotto. Inoltre pretese maggiori informazioni sull'identità dei generali tedeschi, sul loro ruolo, numero, ecc. Pio XII non volle fare nomi per non mettere in pericolo l'incolumità dei complottanti. I contatti si protrassero sino all'aprile del 1940, quando MUller, ritornato a Roma, fece sapere al Papa e, attraverso lui, agli inglesi, che i generali tedeschi non erano più in grado di agire anche perché era imminente una grande offensiva germanica sul fronte occidentale. Vi fu troppo scetticismo da parte inglese sul complotto? E' difficile dire. Ne sapremo di più quando verranno pubblicati i diari tuttora inediti dell'Osborne. Sulle disposizioni dell'amm. Canaris nessun dubbio è possibile: tant'è vero che egli ordinò a MUller di tornare a Roma per informare padre Leiber che la chiave del cifrario segreto vaticano era a conoscenza di Hitler, al quale l'aveva fatta pervenire Mussolini. Rimane il fatto della parte avuta da Pio XII, all'insaputa della Segreteria di Stato, per cercare di favorire il ro| vesciamento di Hitler e il ri¬ stabilimento della pace. Il che basterebbe da solo a smentire coloro che accusarono papa Pacelli di debolezza nei confronti del regime nazista. Ha ora ricostruito questa fase con una ricerca vasta, approfondita, interrogando i testimoni superstiti, Giorgio Angelozzi Gariboldi, Pio XII, Hitler e Mussolini. Il Vaticano fra due dittature (ed. Mursia, prefazione dell'on. Andreotti). E' appena il caso di aggiungere che quasi tutti i cospiratori antinazisti, coinvolti o meno nel tentativo di assassinare Hitler nel luglio del 1944, vennero torturati e giustiziati, tra cui l'amm. Canaris, il gen. Oster, il gen. Beck. l'ambasciatore Von Hassel, o si dovettero ucci¬ dere come i generali Rommei e Von Tresckow. L'aw. MUller fu arrestato nell'aprile 1943 e inviato a Dachau: sopravvisse, ma vi lasciò una gamba. Ad Angelozzi Gariboldi. che si recò a trovarlo nel 1974. ricordò di essere stato ricevuto da Pio XII non appena liberato dal campo di concentramento: «... Mi abbracciò forte e mi diede un bacio fraterno, dicendomi che per lui era coinè se qualcuno della famiglia fosse stato liberato...*. E soggiunse: «Lei non è d'accordo con me che dovevamo condurre la nostra battaglia contio forze diaboliche?*. Quella non fu la sola battaglia per papa Pacelli, di cui è in corso un processo eli beati- ficazione. Ben più difficile fu quella che lo impegnò a salvare il Vaticano e Roma dopo l'8 settembre del 1943. come già sapevamo dagli scritti di Graham, Martini. Chadwick e altri. Trovano conferma, in questa diligente e approfondita ricosiruzione. i propositi di Hitler di occupare il Vaticano e di deportare lo stesso Pio XII. Il quale, nonostante le minacce e gli avvertimenti, mai volle abbandonare la Santa Sede. Una parte importante nel salvataggio di Roma che le truppe tedesche, incalzate dall'avanzata alleata, si preparavano a distruggere prima di abbandonarla, fu giocata da donna Virginia Agnelli, nata principessa Bourbon del Monte, vedova c'i Edoardo Agnelli. Arrestata dalla polizia fascista, era stata liberata per l'intervento del comandante supremo delle SS in Italia. Karl Wolff. Fu essa, non senza fatica, a far ricevere quest'ultimo da Pio XII. Il colloquio avvenne il 10 maggio del 1944 e Wolff. secondo la sua testimonianza, fu subito conquistato dalla spiri'ualità del Papa. Egli eli al Pontefice di adoper . ier un compromesso di pace con le potenze occidentali. E per dare prova della sua buona fede, fece liberare dalla prigione Giuseppe Vassalli, l'attuale ministro della Giustizia, ch'era stato condannato a morte. Così ■Roma fu salva. Un anno dopo, il 2 maggio 1945. Wolff trattò con il capo dei servizi segreti americani. Alien Dulles. la resa delle truppe tedesche in Italia. Enrico Serra

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