Senegal: un lago rosa shocking per le signore del sale

Senegal: un lago rosa shocking per le signore del sale Visita a Retba, un piccolo e sorprendente specchio d'acqua presso Dakar Senegal: un lago rosa shocking per le signore del sale INUTILE cercarlo sulla carta geografica. Il lago Retba, a trenta chilometri da Dakar, la capitale del Senegal, ha dimensioni troppo contenute per farsi notare anche dai cartografi più pignoli: la sua superficie è infatti di soli quattro chilometri quadrati. Persino il suo nome ufficiale dice poco agli stessi senegalesi. Loro lo chiamano «lac rose», lago rosa. Ed è giusto, perché di acque rosa si tratta. Un puntino colorato, con tonalità che variano, a seconda delle ore del giorno, dal salmone al pesca al lilla, una specie di allucinazione della natura sperduta tra le dune. Non è sempre stato cosi. Fino a una decina d'anni fa il Retba era un pescosissimo e più ampio (quindici chilometri quadrati di superficie) bacino sulle cui rive lavoravano le genti dei villaggi Peni e Oulof, le due etnie più diffuse del Senegal, che vivono nei dintorni. Oggi, in seguito alla siccità e al processo di desertificazione che ha colpito tutta la regione del Sahel. il Retba si è trasformato in uno dei luoghi più salati del mondo (300 grammi cU cloruro di sodio ogni litro d'acqua), secondo solo al Mar Morto. n color rosa è diretta conseguenza di questo fenomeno: l'eccessiva quantità di sale ha infatti spazzato via ogni forma di vita dalle acque del lago, fatta eccezione per alcune alghe e batteri fototropie!, che cioè utilizzano l'energia luminosa per trasformarla in energia chimica. I loro pigmenti esposti al sole cambiano colore. E più luce c'è, ovvero più il sole è alto nel cielo, più intenso è il rosa del lago. Per gli abitanti della regione questo •miracolo» biologico è stato una benedizione. Da agricoltori ridotti alla miseria a causa della siccità, si sono trasformati in raccoglitori di sale. O meglio raccoglitrici perché in queste tribù, tutte di religione musulmana, anche se pervase di atavici influssi animisti, sono soprattutto le donne a lavorare. E cosi, ogni mattina, da Nlaga, Waya Mbam, Deh, Den Malick, Wemba, i piccoli villag'?i dell'interno, arrivano, a bordo di autobus affollatissimi, a piedi o su carretti di legno trainati da muli, le signore del sale. Sono centinaia, indossanostracci colorati che si avvolgono addosso con gusto e sapienza. Mescolano scampoli di stoffa con le tipiche stampe africane a rimasugli di t-shirt, gonne e abiti smessi, provenienti dai pacchi -for Africa» che giungono presso le missioni, invia¬ ti da mezza Europa. Arrivate al lago preparano i loro attrezzi di lavoro: un bastone che serve a smuovere la crosta di sale depositata sul fondo del bacino, un setaccio di paglia per sollevare il minerale, bacinelle di plastica colorate legate tra loro con uno spago dove i risultati del raccolto vengono trasporta¬ ti u riva. Qui il sale viene versato a terra e le donne formano lunghe file di montagnole bianche luccicanti sotto il sole. Poi, bastone alla mano, tornano in acqua: cosi senza fermarsi mai, fino a sera. Il guadagno: 50 mila lire il mese. Comunque superiore a quello che le donne Peul e Oulof riuscivano a intasca¬ re prima che si iniziasse la raccolta del sale. Raccontano infatti che ad arrostire e vendere sardine, spostandosi da un villaggio all'altro, si guadagnava la metà. Dunque il sale del lago rosa è portatore di ricchezza. Ha dato lavoro anche agli uomini, a quegli agricoltori che per colpa della siccità sono rimasti con le mani in mano. Oggi molti uomini si occupano di confezionare e cucire i sacchi che contengono il sale. Oltre al business del sale, la nuova colorazione del lago ha portato il turismo. Incuriosite dall'insolito paesaggio, centinaia di persone arrivano ogni giorno accompagnate da una guida, a bordo di jeep a prova di dune. Immediatamente le auto vengono circondate da nugoli di bambini che ripetono, con angosciante insistenza, la litania .cadeau, cadeau, cadeau». Qualcuno, più portato per il commercio che per l'elemosina, cerca di vendere dei cristalli di sale fucsia come souvenir della gita al lago rosa. E' un bluff: il sale viene tinto con il succo rosso del fico d'India. Ma molti turisti ci cascano (o fanno finta). In pochi anni un luogo povero e tranquillo si è trasformato in una piccola miniera di interessi. Con tutte le conseguenze del caso. Il lago rosa è stato scelto come punto d'arrivo della Parigi-Dakar, il che ha significato pubblicità, soldi e persino la nascita di un utilissimo ospedale intitolato a Thierry Sabine, l'Inventore del rally, e finanziato dalla stessa organizzazione della celebre corsa. li denaro ha anche acceso mille focolai di rivalità Gli operatori turistici senegalesi e francesi combattono per aggiudicarsi \ visitatori, per conquistare spazi e licenze per la costruzione di bungalow e ristoranti nella zona. Le famiglie delle raccoglitrici di sale vivono in perpetua polemica e si sfidano in una massacrante guerra tra poveri a chi guadagna di più. La società dello Stato che detiene il monopolio del sale in Senegal, preoc¬ cupata per la concorrenza del raccolto artigianale, aveva progettato di costruire una vera salina industriale. Non se n'è fatto niente. Anche perché gli ecologisti locali hanno posto il veto. E hanno lanciato il loro grido d'allarme. La vita del lago rosa, infatti, è in pericolo. L'estrazione indiscriminata del sale potrebbe prosciugarlo. E farlo scomparire tra le dune per sempre, paola Jacobbi Senegal Lago RETBA DAKAR3 ^ (Lago Rosa) ambia

Persone citate: Lago Rosa, Malick, Thierry Sabine

Luoghi citati: Africa, Dakar, Dakar Senegal, Europa, India, Parigi, Sahel