Picaresca California di Steinbeck lontano dalle stelle di Hollywood

Picaresca California di Steinbeck lontano dalle stelle di Hollywood Monterey, Salinas, Carmel: ritorno ai luoghi dello scrittore americano Picaresca California di Steinbeck lontano dalle stelle di Hollywood RICORDALE' Jarnes Dean in «La valle dell'Eden.; diretto da Élla Kazan? E Henry Fonda in «Furore» di John Ford? E la California cupa e disperata che faceva da sfondo a questi due film? E' la California di John Steinbeck, quella tragica e violenta, ma anche delicata e ironica, raccontata dallo scrittore in «Pian della Tortilla», «Uomini e topi», «Vicolo Cannery» e altri romanzi ancora, che gli valsero il Premio Pulitzer nel 1940 e il Nobel per la letteratura nel 1962. Una California mitica, abitata da diseredati, «paisanos», prostitute e idealisti, da cinesi, messicani e irlandesi, accomunati da passioni e destini che si incrociano in una terra ostile e accogliente al tempo stesso. Che questa sia una terra di contrasti lo capisce immediatamente chiunque percorra la celeberrima «101» Highway o l'altrettanto famosa «1» Pacific Coast Highway (sconsigliabile di notte in quanto a picco sull'Oceano e tutta a curve, offre di giorno panorami eccezionali): l'Oceano da una parte e le montagne dall'altra, vaste zone semidesertiche e piantagioni di avocados e fragole, spiagge con palme e surfisti alternate a scogliere battute dalle onde. Ma esiste ancora la California di Steinbeck? Per scoprirlo — senza rischiare di dimenticare nessuna località — basta acquistare per pochi dollari la «John Steinbeck Map of America» (nelle migliori librerie e nei bookstores delle Università, come Berkeley e la Ucla, è pubblicata da Aaron Blake Publishers di Los Angeles e fa parte di una serie di mappe letterarie tra cui la Ernest Hemingway Adventure Map 'of the World, la Sir Arthur Corion Doyle Mystery Map of London e la Ian Fleming Thriller Map). Il camion di «Furore* saliva su queste colline La geografia dello scrittore è minuziosamente ricostruita sulla base di tutti i riferimenti a città e località presenti nei romanzi: un itinerario lungo gli ottocento chilometri della costa del Pacifico da Los Angeles a San Francisco (ma le grandi città non rientrano nella mappa) al cui centro sta la contea di Monterey. Scrive Steinbeck: «La valle del Salinas è nella California settentrionale. E' un canalone lungo e stretto tra due file di monti, e il fiume Salinas si snoda e si contorce lungo tutta la valle fino a sfociare nella baia di Monterey» (è l'inizio di «La valle dell'Eden», 1952). La «101», in direzione Nord, da San Luis Obispo alla penisola di Monterey. segue il tracciato del Salinas, attraverso un paesaggio monotono di piantagioni intervallate da lunghe file di alberi, che suddividono i campi e funzionano da frangivento. Le colline ricordano quelle della Toscana, se non fosse per i caratteristici mulini a vento per la produzione di energia che si stagliano all'orizzonte. Su queste colline arrancava il camion Ford Modello «T» della famiglia Joad: queste infatti sono le piantagioni descritte in «Furóre» («The Grapes of Wrath», 1939), meta dell'epico viaggio, durante gli anni della Depressione, di migliaia di famiglie che si spostavano dall'interno verso la costa in cerca di lavoro e di fortuna. Inutile cercare di ricostruire, mentre si guida sulla freeway, il paesaggio di quegli anni: le insegne chiassose degli hotel Best Western, degli Hollday Imi e dei Wendy's impediscono ogni tipo di rievocazione. Dopo Paso Robles e King Cl«r, nas, ottantamila abitanti, strade larghe'e ben tenute, un centro storico ordinato con belle case in stile vittoriano e numerosissime banche: sono spariti i vicoli squallidi in cui un tempo si trovavano le case di piacere più famose del West, come Faye's, Jenny's, il Long Green o il locale della terribile Hate, personaggio di maitresse in «La valle dell'Eden». La città è sonnacchiosa, e l'atmosfera generale non deve essere molto diversa da quella dei primi anni del secolo, quando gli svaghi erano rari. Oggi la gente che vuole uscire la sera e fare qualche cosa di interessante si riversa in massa su Monterey e Carmel. Tutt'intorno a Salinas piantagioni sterminate di cavoli e carciofi. Qui tutto è basato sull'agricoltura: nei campi i lavoratori sono quasi tutti messicani o di origine messicana, quindi abbondano i locali da loro frequentati, soprattutto lungo Market Street, in cui si possono gustare «chili» e «tortillas» migliori che a Tijuana (ma attenzione: questi locali frequentati da lavoratori spesso la sera rimangono chiusi). Salinas non offp$-molto, in fatto dì alber- ' ghi: 1 migliori (nel resto della California sarebbero classificati nella fascia media) sono il Laurei Inn Motel (801 W. Laurei Drive, tel. 408-449-2747) e l'Eldorado Motel (1351 North Main Street, tel. 408-449-2442). Fino a qualche anno fa la città non si curava molto di aver dato i natali ad uno scrittore come Steinbeck. Ora invece si restaurano le vecchie case per la gioia dei turisti, a cominciare dalla Victorian Steinbeck Childhood Home (132 Central Avenue, tel. 408-424-2735) in cui lo scrittore nacque, il 27 febbraio 1902. Si può acquistare una «Steinbeck Country Tour Guide» e accodarsi in uno dei tanti «tours» organizzati che ripercorrono al galoppo le località principali citate nei romanzi, ma il turista avveduto preferirà far da sé, e visitare con tutta calma la John Steinbeck Library (110 W. San Luis, Tel. 408-424-7311; aperta dal lunedi al giovedì 1021 e dal venerdì alla domenica 10-18): è la biblioteca della città, con una sezione dedicata allo scrittore comprendente le prime edizioni delle sue opere, una raccolta di fotografie e di «memorabilia». Dopo le dieci di sera Monterey pare svuotata Davanti all'edificio una brutta statua di Steinbeck: Salinas sfrutta commercialmente il suo passato culturale (e chi non lo farebbe, negli Usa?), ma lo fa con gli stessi mezzi e con lo stesso schietto entusiasmo con cui celebra l'annuale California Rodeo (gli abitanti tengono a precisare che si tratte del più importante rodeo di tutti gli States!). Dopo Salinas, Monterey, 230 chilometri a Sud di San Francisco, famosa in tutto il mondo per il Monterey Jazz Festival, che si svolge ogni anno alla fine di settembre, e per la bellezza della baia in cui è situata. Fuori stagione, dopo le dieci della sera, la citta sembra abbandonata. I locali difficilmente accettano clienti tardivi, e si rischia di restare senza cena o, peggio, senza albergo. I nostalgici e i romantici sceglieranno sicuramente di pernottare al Monterey Plaza (400 Cannery Row, tel. 408-646-1700) situato proprio sulla spiaggia, o al Monterey Bay Inn (242 Cannery Row, tel. 408-373.6242), edifici squadrati e austeri, un tempo sede di fabbriche di inscatolamento del pesce come la «Peninsula Packing Company» e la «Oxnard Canning Company and Western Flsh Processore». Se l'animale simbolo della California è la «California Valley Quali» (una sorta di quaglia variopinta), quello della contea di Monterey è certamente la sardina, 11 cui sfrutta- mehoÓHJoeiustHàler'ih^^ 1899, ha trasformato un tranquillo piccolo borgo di pescatori in una città frenetica, la cui economia ruotava allora interamente sulle fabbriche di lavorazione del pesce cosi come oggi ruota sui resti gloriosi di questa attività, e sul ricordo di chi, a Monterey, ha ambientato «Vicolo Cannery», «Quel fantastico giovedì» e «Pian della Tortilla». «Il Vicolo Cannery a Monterey in California ò un poema, un fetore, un rumore irritante, una qualità della luce, un tono, un'abitudine, una nostalgia, un sogno». Cannery Row non è un vicolo, ma una strada abbastanza larga, e non si sente più l'odore nauseante del pesce, e nemmeno il frastuono dei macchinari. Le fabbriche del pesce, le «canneries», non ci sono più, e i vecchi stabilimenti che danno sull'Oceano sono stati trasformati in alberghi, empori, negozi di souvenirs, «cafeterias», che conservano le antiche facciate e le scritte con i nomi delle ditte, visibili anche da molto lontano. Si racconta che alla sua pubblicazione, avvenuta nel 1945, «Cannery Row» abbia avuto un successo di pubblico tale che gli americani cominciarono a venire a Monterey alla ricerca dei personaggi creati da Steinbeck, come Dora Flood, tenutaria del «Bear Flag», ristorante e bordello, e Lee Chong, enigmatico proprietario dell'emporio; qualcuno esplorò i capannoni abbandonati sperando di sorprendere Mack e i suoi amici, vagabondi e scanzonati filosofi. Qualcuno si introdusse furtivamente nel Pacific Biological Laboratory cercando di Doc, e ne venne cacciato fuori a pedate da Ed Ricketts, il biologo amico di Steinbeck che gli ispirò questa strana figura di intellettuale, il Dottore, studioso delle maree e degli animali del Pacifico, per il quale i «paisanos» del vicolo preparano la straordinaria, disastrosa festa con cui si conclude il romanzo. Di tutti i quartieri di Monterey Cannery Row è certo il più affascinante, e conserva con cura i suoi ricordi, insieme a quella atmosfera di leggero abbandono che contraddistingue certi suoi angoli non ancora risistemati. Il momento migliore per visitarla è senz'altro il mattino presto, quando l'orda dei turisti dorme ancora. All'«Arcade» (640 Wave Street) si può gustare un ottimo breakfast (scrambled eggs, ftutti tropicali e pancakes con sciroppo d'acacia) servito da una ragazza in abito lungo «old style» e scarpe da ginnastica; alle spalle una vera giostra con cavalli per bambini e una cinquantina di videogiochi che entrano in funzione tutti contemporaneamente alle 9 in punto. In fondo al locale una vettura del pompieri di Moterey, rosso fiammante, utilizzata fino al dopoguerra. Altre sorprese sono riservate al «Cannery Row Trading Co.» (807 Cannery Row): tra la paccottiglia turìstica più impensabile potreste avere la fortuna di farvi aprire uno scatolone di vecchie foto di scena dei film girati in zona, o di provini per le comparse. Meglio acquistare una serie di foto timbrate Rko degli Anni 30 che la serie di bicchieri •I love Monterey»! Frequentatissimo l'«Historìcal Wax Museum of Old Monterey» (700 Cannery Row), in cui sono ricostruiti i momenti fondamentali della storia della città: gli indìos che costruiscono la missione, i cercatori d'oro, e un'intera sezione dedicata a Steinbeck, con statue di cera che raffigurano Flora, Doc, gli ubriaconi del «La Ida Cafe», e pure lo scrittore, che fa capolino da dietro un velo. L'impressione generale è funerea, accen¬ ni-./. M.r-tiftift ftV*«rtft}iti«-M i>mny : Wt%Am~Wse'*m$&te inspttofondo che recita brani dei romanzi. 1 w Meglio visitare il «Monterey Bay Aquarium», uno dei più importanti e grandi nel mondo, in cui si possono anche toccare i pesci, e assistere alle evoluzioni delle balene. Carmel, bella cittadina in faccia all'Oceano La notte di Monterey è tranquilla, niente che vedere col frenetico «cruising» di Los Angeles, l'incessante andirivieni, su e giù per i boulevards, di macchine piene di gente che esplora la notte. La città conserva numerose tracce della colonizzazione spagnola, come la Custom House (l'antica dogana), il Presidio, circondato da un grande parco, e molte stupende abitazioni risalenti ai primi anni dell'Ottocento, tra cui quella dello scrittore Robert Louis Stevenson. Ma l'Indubbio fascino della città antica è disturbato dalla presenza delle enormi antenne per satellite che gli americani installano nei loro giardini senza curarsi dello stridente contrasto con le facciate ottocentesche, ma preoccupati della ricezione dei loro programmi televisivi. Tra i migliori ristoranti, specializzati in pesci e, molluschi *ale--l&'iipena provare ai '•^ardine1 Factdr^.',''(70finvVà,ve;' Street), 'e «The Rogue» (situato sullo Yacht Harbor. Monterey Marina. Wharf No. 2), ma enche gli ottimi locali cinesi lungo Prescott Avenue e Lighthouse Avenue. I raffinatissimi invece preferiranno il «Club XIX». ristorante annesso a «The lodge» (17 Mile Dr. 5 km N. di Carmel, tel. 408-624-3811), uno dei dodici migliori alberghi degli Stati Uniti, situato a Pebble Beach. -. icino a Carmel. Carmel è una gra&oóa citadina abitata e frequentata da artisti, che dormono sonni tranquilli sotto la sorveglianza di un sindaco di tutto rispetto come Clint Eastwood (ma che sembra voler rinunciare alla carica), i La bellezza di Carmel sta nelle sue scogliere a strapiombo, e nelle spiagge che Steinbeck percorreva insieme a Ed «Doc» Ricketts, alla ricerca di polipi e uova di pesce da studiare. Le ultime tracce di Steinbeck sono qui, sull'Oceano, nel rombo del mare che assorda. Oppure lungo i binari della Southern Pacific, e nelle «canneries» ancora da ristrutturare in cui si rifugiano i «bums», vagabondi randagi lungo tutta la Costa, piaga sociale d'America nonché eredi dei vari Hazel e Mack di «Circolo Cannery». Brunella Giovani