Ma i moralisti ascoltano gli scienziati?

Ma i moralisti ascoltano gli scienziati? La società di fronte alla manipolazione genetica: un congresso a Milano Ma i moralisti ascoltano gli scienziati? ERA 11 1869 quando lo svizzero Miescher, studente a Tublnga, In Germania, scopriva l'esistenza del Dna e, senza capirne tutta l'importanza, lo battezzava nucleina. Da allora, in meno di cento anni, siamo arrivati a sapere quasi tutto del Dna, e a decifrare in buona parte le informazioni che contiene, necessarie per la costruzione di quel complesso meccanismo che è la cellula vivente. Nel 1953 Watson e Crick risolsero il problema della struttura del Dna con il modello della doppia elica. Per la genetica è stato un passo da gigante: oggi è possibile scomporre e ricomporre il Dna innescando tutta una serie di problemi biologici e morali di straordinaria importanza. Non è più fantascienza la possibilità presente o futura di «costruire» addirittura esseri viventi con determinate caratteristiche. E qui ecco il supertopo di cui si parla in questi giorni. Senza arrivare a tanto, la manipolazione genetica è ormai presente in molte situazioni della vita quotidiana. Una delle più frequenti riguarda i diversi tipi di fecondazione artificiale che comprendono anche l'espianto di un embrione da un organismo all'altro. La possibilità di utllzzare queste tecnologie genetiche ha posto nuovi problemi morali, specifici e generali. La scienza può continuare il suo cammino verso un determinato obiettivo senza riguardo alcuno per le implicazioni etiche? Se chi propende per una limitazione, se non dei fini almeno dei mezzi utilizzati dall'ingegneria genetica, dovesse portare questi indirizzi a livello legislativo, la scienza ne sarebbe toccata In maniera profonda? Sarebbe la morale, Invece, a essere toccata se si dovesse stabilire, sempre a livello legislativo, che la scienza ha diritto di rimanere indifferente ad ogni problema etico (e che naturalmente 11 cittadino ha il diritto di profittare, per quanto gli interessi, di questa situazione). Naturalmente quando si passa da queste proposizioni generali a livelli specifici più applicativi, ci si imbatte nella realtà di tutti 1 giorni che, per quanto riguarda questa sfera di problemi, ha finito per focalizzarsi sulla questione dell'aborto e su tutte quelle ad esso collegate in quanto toccano praticamente tutta la popolazione. Il problema dell'aborto implica il problema dell'embrione: cos'è, che diritti ha. Un tentativo di chiarire tutti questi problemi — senza avere la presunzione di risolverli — è stato fatto dal 7 al 10 aprile nel «Colloqiuo internazionale scienza ed etica nella centralità dell'uomo» tenutosi all'Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele di Milano. L'impostazione del colloquio risulta da quanto è stato detto nel discorso inaugurale da Don Luigi Maria Verzè, presidente del San Raffaele: «Non mi sembrava giusto che i moralisti si scagliassero contro gli scienziati senza neppure ascoltarli». Il tema era articolato in tre sessioni: l'uomo soggetto biologico e persona; l'autonomia e la responsabilità della scienza; proposta di alcuni criteri per regolare la ricerca scientifica. Nel dibattito sono risultate evidenti le posizioni contrapposte sui due nodi principali che sono venuti evidenziandosi: il rapporto scienza-morale e lo status dell'embrione. Rapporto scienza-morale: c'è chi ritiene che alla scienza si debbano applicare i canoni morali «naturali» (ma bisognerebbe definirli con precisione) e chi invece pensa che si debba innescare un nuovo tipo di rapporto tra scienza e filosofia, tra scienza e morale (in sintesi, l'etica deve adattarsi ai veloci mutamenti dell'uomo e della scienza oppure deve avvenire il contrario?). Status dell'embrione: si vuole arrivare a definire uno statuto giuridico dell'embrione. C'è chi ritiene che nell'embrione, fino a una determinata fase dello sviluppo, non siano ancora presenti tutti i caratteri di una persona e c'è chi è convinto del contrario. Quaranta personalità diverse per fede religiosa, per indirizzo scientifico, per ordine di studi, in qualche caso anche per ideologia politica, hanno discusso per tre giorni. Le indicazioni che hanno dato, anche se non si sono tradotte in un documento formale, possono avere un peso non trascurabile sulle decisioni legislative, se e quando interverranno. Ecco alcune loro opinioni: Arno Motulsky, professore di genetica umana all'Università di Seattle: «La biologia non può fornire una scienza etica in quanto è difficile trovare un'etica universale adatta a società diverse. E' importante invece che ci sia uno scambio senza frontiere fra gli scienziati. La genetica uma¬ na ha trovato la risposta a tante malattie (circa 3500 sono quelle legate a difetti genetici). L'analisi del Dna del feto può determinare la presenza o no di una mslattia ereditaria nel pruni momenti della gravidanza e t genitori possono decidete se praticare l'aborto o correre il rischio di una nascita di un bambino portatore di handicap». Motulsky auspica il cosiddetto aborto terapeutico. Non è possibile manipolare il gene per «correggere» inalattie come la tal assemia. Si rischierebbe di modificare il fenotipo de* paziente. Certe procedure sono possibili solo nei ratti, con geni germinali. Non nell'uomo. n professor O' Connell, della St. Louis University, vicepresidente della Catholic Health Associr io... si chiede se l'uomo ha . Ji.itto di ricreare se stesso. Questa paura è condivisa dal nostro giurista cattolico Lombardo-Vallauri, professore di filosofia e legge all'Università di Firenze e alla Cattolica di Milano. Edmund Pellegrino, direttore del Kennedy Institute of Ethics di Washington e membro per la commissione per la bioetica del Congresso Usa è stato molto intransigente: tra la scienza e la medicina c'è il malato che deve essere tutelato a ogni costo, anche a discapito della ricerca scientifica e delle borse di studio del ricercatori. Molto pu..gente Susan Wolf delì'Hastings Center di New York che non vede proprio alcun legame fra etica e scienza e ha chiesto ai colleghi: «Nella necessità di dover scegliere tra un medico ineccepibile sul piano morale ma professionalmente impreparato e uno con meno scrupoli ma preparato per chi optereste?». Susan Wolf sceglie la professionalità. E l'Aids, si cura con i sermoni o con i vaccini? Per il filosofo Evandro Agazzi dell'Università di Friburgo, la scienza deve essere autonoma nei suoi obiettivi, ma non lo può essere nei mezzi e nei metodi. Il neurobiologo Wittaker, dell'Università di Gottinga. ha sottolineato quanto sia contraddittorio migliorare la salute degli anziani se poi non vengono loro riconosciuti i diritti riservati ai giovani. Jack Dominian, psichiatra londinese, ha dibattuto sulla finalità del rapporto sessuale e sulla procreazione. Nusrek Fisek, professore all'Università di Ankara, Turchia, ha trattato della responsabilità medica, dall'individuo alla società sottolineando che l'eticità della prevenzione rispetto alla cura è indispensabile. Don Charles Velia dell'ospedale San Raffaele di Milano ha proposto che nei Comitati Etici istituiti presso gli ospedali, composti in gran parte da ricercatori e da medici, siano rappresentati anche i pazienti e la famiglia. Interventi non meno significativi ci sono stati da parte degli sudiosi italiani: Paolo Cattorini, Alfredo Gorio, Rocco Mangia, Jacopo Meldolesi. Vittorio Sgaramella e Carlo Sini. Pia Bassi

Luoghi citati: Germania, Milano, New York, San Raffaele, Turchia, Washington