Da Puskin a Gogol le voci laiche dell'Ottocento russo

Da Puskin a Gogol le voci laiche dell'Ottocento russo Saggi di Giovanna Spendei Da Puskin a Gogol le voci laiche dell'Ottocento russo IA' nota per le sue originali e doliTcumentate ricerche sulla letteratura sovietica degli Anni 20 e soprattutto su quella effimera ma vivacissima anticipazione dell'attuale glasnost che fu per certi aspetti il dibattito ideologico-culturale di quel tempo (un libro come Prima del gelo, pubblicato presso Bulzoni nel 1982, sarebbe tutto da rileggere alla luce delle nuove discussioni sullo stalinismo anche in letteratura), Giovanna Spendei sembra ora volgere la sua riflessione a un periodo della storia letteraria russa solo apparentemente pdf» «pacifico» e «codificato». Il suo nuovo libro s'intitola infatti Voci e personaggi dell'Ottocento russo, e pur senza alcuna presunzione di esaustività manualistica, si offre al lettore come un invitante profilo orientativo su autori e temi che sono, ognuno a suo modo, di essenziale importanza per la comprensione di quello che, in termini di letteratura, fu per i Russi un grand siede. La novità e il merito del libro, dove un filo di intensa partecipazione, di lucida scrittura e di concretezza critica collega i vari saggi in un insieme omogeneo, consistono principalmente nella capacità dell'autrice di rivisitare la materia secondo chiavi tematiche particolari, Affidandosi ad esse nella felice avventura delle sue riesplorazioni. Cosi Gogol' (il giovane Gogol' delle Veglie nella fattoria presso Dikan'ka) viene riletto a partire da una sua idea del Diavolo e della di lui funzione, un motivo che non fu certo di secondaria importanza nell'esperienza psicologica, prima ancora che creativa, dell'autore delle Anime morte. Analogamente troviamo qui un Dostoevskij indagato in chiave di «senso di colpa», quale può verificarsi ad esempio in un romanzo come II sosia, o sottilmente osservato (confronta «Il mantello del principe Myskin») nella controluce di un dettaglio niente affatto «superfluo» come può essere il modo di vestire di uno o più personaggi. E infine, secondo un ideale svolgimento cronologico del libro, nei due ampi saggi a lui dedicati, quel grande poeta e magari alchimista dei sentimenti che fu Anton Cechov viene riproposto attraver¬ so l'ottica del paesaggio come «contrappunto emozionale» e la «dialettica» del rapporto di coppia. Ci troviamo, insomma, davanti a un tipo di lettura che è evidentemente e lodevolmente intesa all'uso di un lettore moderno e «laico», ma che è nello stesso tempo confortata da una sicura affidabilità scientifica e soprattutto da una coerenza metodologica fondata, da una parte, sul testo e, dall'altra, su quella che potremmo chiamare una «poetica delle corrispondenze ». Un discorso a parte, e possibilmente assai ampio, esigerebbero per la loro originalità e importanza i due studi puskiniani. Uno indaga in esempi remoti e illustri della poesia italiana possibili modelli della serie rimica della famosa oneginskaja strofa, la strofa di quattordici righe del romanzo in versi Evgenij Onegin. L'altro su «Puskin giornalista» apre significativamente il volume e, nella tormentata vicenda pubblicistico-editoriale del glorioso Padre della letteratura russa, tocca in sostanza la sempre esplosiva tematica del rapporti fra intelligencija e potere. Sono i temi già affrontati dalla Spendei con Prima del gelo e con Intellettuali sovietici degli Anni Venti (Editori Riuniti, 1977), nel contesto storico di un secolo dopo, quando al posto dell'autocrazia zarista si era insediato un potere di segno ben diverso e di ambizione rivoluzionaria e liberatoria... E non si mancherà infine di segnalare quella che, nell'economia del volume, potrebbe considerarsi anche come proposta agli editori, proprio per il suo carattere di «scoperta» o «riscoperta»: il capitolo sulla forse un po' patetica, ma dolorosa, appassionata vicenda di una giovane russa del secolo scorso, moglie di un ufficiale di carriera e costretta a peregrinare da una guarnigione all'altra, con la sua insopprimibile e tuttavia (per quei tempi e per quell'ambiente) quasi «inaudita» vocazione a diventare, a essere, come fu, una scrittrice di nome Elena Gan. Giovanni Giudici Giovanna Spendei, «Voci e personaggi dell'Ottocento russo», Bulzoni, 148 pagine, 18.000 lire.