I soldati europei «caschi blu» in Palestina? Una mina per De Mita, ma per ora la Cee tace di Paolo Patrono

I soldati europei «caschi blu» in Palestina? Una mina per De Mita, ma per ora la Cee tace I soldati europei «caschi blu» in Palestina? Una mina per De Mita, ma per ora la Cee tace Difficilmente la proposta formulata a sorpresa da Craxi verrà esaminata oggi 3 domani, «lai ministri degli Esteri ,, „.. ROMA — Oggi e domani si riuniscono a Lussemburgo i ministri degli Esteri Cee e nella loro agenda sono indicati i problemi più urgenti, dal Medio Oriente al terrorismo, dall'Afghanistan al tribolato dialogo Usa-Urss sul quale Shultz di ritorno da Mosca ragguagllerà stamane gli Alleati Ma sembra davvero improbabile che si parli anche della proposta di Craxi, dei •caselli blu» europei per •amministrare» i territori occupati da Israele e popolati dai palestinesi La tempesta che ha investito il nuovo governo De Mita, le sciabolate fra socialisti e repubblicani sull'ipotesi di riconoscimento formale dell'Olp e sulle responsabilità di Israele nel mortale attentato di Tunisi contro Abu Jihad e nella repressione a Gaza e in Cisgiordania, sembrano destinate a restare fuori della porta. Il leader socialista ha rivendicato con questa mossa fantasiosa al governo italiano il grande disegno di solle¬ citare la Comunità Europea a giocare un ruolo attivo in Medio Oriente, a svincolarsi dall'angolino dove l'hanno relegata i due super-grandi e anche gli stessi interpreti diretti della tragedia medioorientale. Sollecita Craxi: la Cee Investa le Nazioni Uniti di una sua richiesta formale per. ottenere «un mandato di amministrazione dei territori occupati per un certo periodo di tempo» in attesa della soluzione definitiva. Ma quanto è realistica questa proposta? Quali possibilità ha di essere discussa davvero, di essere accolta? Ben poche, in realtà. Certo, fra le mura domestiche la proposta lanciata da Craxi (subito criticata da liberali e repubblicani) può contare di sicuro sulla solidarietà comunista e dell'estrema sinistra (come traspare dai primi commenti) e forse su una parziale disponibilità democristiana. Ma resta da vedere se la tradizionale attenzione di Andreotti verso le istanze arabe sopraffarà alla fine le sue venature di scetticismo per qualsiasi atto di •movimentismo» diplomatico che rischi di isolare l'Italia nel contesto europeo. E in questa chiave va forse considerata una cauta dichiarazione di Andreotti, venerdì dopo un colloquio con Craxi, secondo cui •esiste una cooperazione fra i Dodici della Cee che è bene rafforzare e non dividere con singole iniziative». Perché se è vero, come ricordava ieri il socialista Spini, "he. .la proposta di Craxi vuole rompere una situazione dì stallo e proporre una ipotesi nuova» questo tentativo, ambizioso fino all'azzardo, rischia di naufragare subito, contro scogli non superabili. U primo è quello della prevedibile opposizione israeliana, non solo quella scontata del governo Shamir ma anche quella delle «colombe» dello stampo di Shimon Peres. Una iniziativa di questo genere ben difficilmente po¬ trebbe raccogliere un appoggio da parte degli Stati Uniti nel momento in cui Washington è impegnata in un suo piano di pacificazione portato avanti con ostinato coraggio da Shultz. E resta ancora tutto da dimostrare che nessuna opposizione verrebbe al momento buono dal fronte arabo o dall'Urss, in quanto la realizzazione di questa proposta presupppne un accordo o almeno una convergenza politica fra gli svariati nemici di Israele che allo stato delle cose non appare affatto come acquisita. Ma più fondamentale resta la divisione della stessa Europa. Anzitutto come farebbe la Cee, Comunità economica europea, a sollecitare per sé un «mandato* di amministrazione del territori occupati? Ben diversa natura (oltreché ben diverso contesto politico) aveva consentito il «mandato» britannico sulla Palestina nell'anteguerra. E come conciliare in questo schema diplomatico, ad esempio, la politica inglese (severa oggi verso Israele ma certo alméno altrettanto verso l'Olp) con quella di Madrid e Atene, che invece hanno formalmente riconosciuto l'organizzazione di Araf at come l'unico rappresentante legittimo dei palestinesi? L'esperienza maturata da francesi, italiani e inglesi nella martoriata Beirut, poi, non è tale da stimolare un bis nel territori occupati, per •amministrare» palestinesi e Insediamenti ebraici, da Gaza alla Cisgiordania, dove frequenti sono le incursioni dei gruppi guerriglieri. Insomma, le incognite esterne paiono almeno altrettanto numerose e certo più sostanziose dei trabocchetti che la proposta di Craxi può incontrare sul suo cammino all'interno. Di sicuro, la «mina» dei rapporti con l'Olp e dei contraccolpi della crisi medio-orientale è la prima insidia che De Mita dovrà disinnescare. Paolo Patrono