Fondriest, l'inferno è troppo caldo

Fondriest, l'inferno è troppo caldo CICLISMO - La terribile Parigi-Roubaix vinta dallo sconosciuto belga De Mol Fondriest, l'inferno è troppo caldo Volata a due con lo svizzero Wegmuiler, altro cameade - Terzo Fignon - L'italiano, 17°, non bocciato, solo rimandato dal nostro Inviato G. P. ORMEZZANO roub A ix — Sconosciuto allo stesso suo ciclofilissimo popolo, il ventottenne, ciclista belga-fiammingo Dirk De Mol ha vinto la 86' Parigi-Roubaix, battendo in volata a due il quasi altrettanto sconosciuto svizzero Thomas Wegmuiler. H teoricamente più forte dei 194 partenti nonché il praticamente più forte della giornata di ieri, il francese Laurent Fignon, è finito terzo a l'5S, dopo essersi prodotto nel finale in una impresa atletica affascinante e inutile, splendida e fessa. Il migliore (meno peggiore) degli italiani in classifica è stato Maurizio Fondriest, 17°. Il migliore (prestazione assoluta) dei nostri in gara, Ouido Bontempi, è finito 42°. Sono arrivati in 75, tanti; dei nostri — 24 al via — ancora Calcaterra 47° e Piva 63°, pochi. C'era sole pieno, aria dolce, unico nemico speciale la polvere. Delusione nostra, rabbia francese, felice stupore belga. Corsa regolare e stupida, con fuga di sedici al km 36, cioè a 230 dalla fine, nessun italiano, superstiti a meno 60 quei due, cioè De Mol e Wegmuiler, più Veldscholten e Van Rijnen olandesi e Joho altro svizzero (squadra nostra, Ariostea). Dal km 200 al km 248 Bontempi ha nobilmente pedalato da solo, tra i fuggitivi e il gruppo dei favoriti (caduto Vanderaerden, caduto Kelly, ricuperi rabbiosi), staccato di 2' dai primi e con 1' sui secondi. •Fuori della foresta di Arenberg mi sono trovato in testa al plotone diciamo dei più attesi, fio pedalato ri fondo, mi sono voltato, ero solo. Ho insistito, lo rifarei, almeno adesso ho qualcosa da raccontare. Non contavo troppo su un ricongiungimento con i primi, nessuno arrivava ad aiutarmi. Quando mi hanno ripreso ho pure forato e avuto problemi per il cambio di ruota, così mi sono lasciato andare*. Un giornalista francese gli ha chiesto cosa si pensa a stare solo fra'due gruppi, sul pavé della Roubaix: «il non cadere: Fignon è rimasto nel gruppo diciamo dei grandi sino a venti chilometri dalla fine, poi è uscito e ha preso e battuto in volata Joho, Sergeant che era andato in fuga, Van Rijnen e Veldscholten. Fondriest che da 200 e passa chilometri teneva la ruota di Fignon, prendendo anche talune iniziative, non ce l'ha fatta a seguirlo ancora. Il francese ha finito fra applausi di folla, come se prima di lui non fossero già arrivati due corridori. Ha detto Fondriest: -Stavo meglio che l'anno scorso, quando neppure finii, non stavo bene come alla Sanre- 77io. Ho parlato con Fignon soltanto per chiedergli quanti chilometri mancavano. Lui è stato più forte di me, questa volta. A Sanremo era stato più furbo. Ripeto che il pavé mi piace, la Roubaix mi piace. A pedalarla mi sono divertito. La fuga iniziale, che poi ha fatto l'ordine d'arrivo, ci ha sorpresi: poi nessuno tirava, se non quelli della Correrà. Kelly e Fignon hanno cominciato troppo tardi a entrare in corsa. Ora per una settimana faccio esami del sangue e mi rilasso, poi preparo il Giro d'Italia'. Non c'è stavolta il sentimento «sanremese» di una nostra occasione perduta. Fondriest cresce bene* anche se non esplode. E Bontempi per un'ora è stato indicato dagli esperti ài seguito come il possibilissimo vincitore. La vittoria di De Mol (che ripete il successo ottenuto dal suo compagno di squadra nell'Adr, Eddy Planckaert, nel Giro delle Fiandre di Pasqua) in un certo senso appiattisce tutto e non affonda nessuno. Questo belga ricciolino, to¬ sto, è nato aldilà, della frontiera, a una trentina di chilometri da Roubaix. E' sposato con l'infermiera di un ospedale dove fini dopo una caduta: cure, amore e pargolo. L'anno scorso aveva vinto due corsettine, quest'anno non aveva mai fatto meglio del quinto posto. E prima di ieri, su cinque tentativi, non aveva mal finito la Roubaix. Nella volata è stato aiutato da un pezzo di carta che è finito nel de Tagliatore di Wegmuiler: cosi manco ha dovuto faticare troppo negli ultimi metri. Lo svizzero era assai stanco, aveva dato consistenza alla fuga per conto del suo capitano Kelly, che però in testa non è arrivato mai. I belgi passano a ventotto vittorie nella corsa francese, ieri con un solicello italiano e un pavé da solletico, più che da sconquasso, con sentieri quasi arcadici di terra battuta, a fianco degli scintillanti cubetti di porfido. Infine: grande nostalgia dei tempi di Moser. Tutto previsto, scontato, ma l'è dura lo stesso.

Luoghi citati: Parigi, Sanremo