San Sava supererà Santa Sofia di Paul Yankovitch

San Sava supererà Santa Sofia In costruzione a Belgrado la più grande chiesa ortodossa del mondo San Sava supererà Santa Sofia NOSTRO SERVIZIO BELGRADO — La crisi economica nella quale si dibatte da sette anni ha costretto la Jugoslavia a rinviare a tempi migliori numerosi progetti di opere pubbliche. Per mancanza di fondi, Belgrado, ad esempio, ha interrotto la costruzione di una stazione centrale, di un ponte sulla Sava, del metrò, di viali lungo il Danubio. Un cantiere però è rimasto aperto, e funziona a pieno ritmo. E' quello della cattedrale di San Sava, che per dimensioni sarà la più grande chiesa ortodossa del mondo, più grande della celebre Santa Sofia d'Istanbul e di Sant'Isaia di Leningrado. A dispetto della crisi, 1 lavori vanno avanti al ritmo previsto: muri, campanili, archi si levano già verso il cielo. L'opera è finanziata esclusivamente dai fedeli jugoslavi e dai serbi all'estero; il costo finale sarà di parecchi miliardi di lire. Con una superfìcie inter¬ na di 6400 metri quadrati, la cattedrale potrà accogliere 15 mila fedeli. Sarà alia 70 metri, più una croce di 10 metri. La cupola centrale, alta 17 metri, avrà un diametro di 35 e peserà 4000 tonnellate. Sarà costruita nello stesso cantiere e verrà montata da gigantesche gru di produzione francese. L'operazione durerà 27 giorni. I muri della cattedrale, in elementi prefabbricati in cemento armato ricoperti, all'esterno, da pannelli di marmo, saranno antisismici e antinquinamento. L'interno in mosaico, la cripta, profonda 7 metri, sarà affrescata. Dalla terrazza di Vracar, la cattedrale dominerà Belgrado. L'ingegnere Branko Pesic, professore universitario, ritiene che i lavori saranno ultimati nel 1992. Una pianta del pregetto sta attualmente facendo il giro della Jugoslavia. Fondatore della Chiesa autocefala ortodossa serba e suo primo arcivescovo. San Sava, nato nel 1171, è il personaggio dominante della storia nazionale serba. Scrittore e fine diplomatico, fu il grande educatore del suo popolo. Morto nel 1236 al ritorno della Palestina, tu sepolto nel monastero Mileseva, nella Serbia meridionale. Per stroncare il culto nazionale che aveva suscitato, i turchi trasportarono, due secoli più tardi, le sue spoglie mortali a Vracar, le bruciarono e ne dispersero le ceneri. I serbi tuttavia continuarono a celebrarne la memoria e nel 1930 la Chiesa decise di costruire una cattedrale sul posto ove il corpo fu bruciato. I lavori cominciarono nel 1935 ma furono interrotti dalla seconda guerra mondiale. Dopo il 1945, il regime comunista nazionalizzò il terreno e trasformò ciò che esisteva dell'edificio in deposito e garage. Dopo oltre ottanta interventi del patriar¬ ca Germano nei confronti delle autorità, la Chiesa ottenne, in fine, via libera per proseguire i lavori che ripresero nel maggio '85. In una Jugoslavia lacerata da problemi nazionalisti, dove la società autogestionaria deve far fronte a ogni sorta di difficoltà, la costruzione della cattedrale di San Sava testimonia l'impressionante risveglio della Chiesa ortodossa serba dopo una guerra durante la quale aveva perso centinaia di migliaia di fedeli e dopo quattro decenni di regime comunista. «£' nello sconforto che la Serbia si rivolge alla Chiesa*, ha scritto nella sua magistrale opera La Serbia e la sua Chiesa 11 professore della Sorbona Jean Mousset. «£' una manifestazione della sua fede nel suo popolo, della sua pietà verso le. sua storia, della sua incrollabile fiducia nell'avvenire*. Paul Yankovitch Cop>right «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa»

Persone citate: Branko Pesic, Jean Mousset