Astronauti italiani, ma a terra di Maria Grazia Bruzzone

Astronauti italiani, ma a terra A Strasburgo si discute, tra incertezze, sui progetti spaziali europei Astronauti italiani, ma a terra STRASBURGO — Quando voleranno i primi astronauti italiani? Nella seconda metà degli Anni Novanta, se si limiteranno a far parte della squadra europea che l'Esa comincerà a reclutare dal 1992-93, a cinque anni dalla prevista messa in orbita del sistema europeo abitato, al quale è dedicato il convegno aperto ieri a Strasburgo. Forse anche prima, con lo Shuttle, se la Nasa rispetterà gli impegni presi con l'Italia quando venne definita la collaborazione americana del piano spaziale su due importanti esperimenti nazionali: il telescopio ultravioletto Imager e il satellite al guinzaglio Thetered, oggi previsti per il 1989 e il 1991. •Nella questione astronauti noi privilegeremo i rapporti con l'Europa* precisa, un po' enigmatico, il ministro della Ricerca scientifica Antonio Ruberti nella conferenza stampa, dribblando le domande di giornalisti italiani e stranieri. E scivolando sul fatto incontestabile che la formazione dei futuri piloti e tecnici cosmonauti, a differenza che in Francia e in Germania, in Italia non è cominciata. Ma un addestra¬ mento nazionale è poi davvero necessario? Non basterà la scuola europea che sta creando l'Esa, l'agenzia europea dello spazio? Una struttura, ha precisato il direttore Robert Lust, il cui centro sarà a Colonia ma prevede corsi di formazione multipli negli istituti specializzati di Marsiglia, del Belgio, di Tolosa, e in Italia (probabilmente a Torino) dove sorgerà il centro d'integrazione e logistica del laboratorio Apm del Columbus di cui è capocommessa l'Aeritalia. E' vero che l'impegno italiano nello spazio è arrivato da poco e tutto in una volta (dal 1982 al 1988 è aumentato del 450 per cento, ha ricordato Ruberti) e oggi in ballo c'è il varo dell'agenzia spaziale nazionale (giovedì comincia il dibattito al Senato) e quello del Cira, il centro italiano di ricerche aerospaziali che sorgerà a Capua. Ma quello degli astronauti, i futuri abitatori della stazione orbitante, è in realtà un argomento più generale. Paradossalmente, mentre gli europei si accingono a varare i loro piani in piena autonomia, mentre l'accordo con gli Stati Uniti per la col¬ laborazione con la loro space station internazionale sta finalmente per vedere la luce (•L'accordo tecnico è cosa fatta, quello intergovernativo che coinvolge anche Canada e Giappone prenderà più tempo ma contiamo di risolvere tutti i problemi prima delle vacanze estive*, ha detto il presidente dell'Esa, il tedesco Hubert Riesenhuber); mentre dunque si avvicina il giorno in cui gruppi d. occidentali soggiorneranno d'abitudine a 200 chilometri di distanza dalla Terra e l'Esa esamina la possibilità di partecipare alla spedizione verso Marte proposta dai sovietici, proprio ora sul ruolo dell'essere umano nello spazio si moltiplicano dubbi e interrogativi. •Nei piani europei l'uomo sarà usato solo quando sarà strettamente necessario e l'efficienza del sistema abitato dipenderà dalla sua collaborazione coi robot*, ha affermato LUst, pur negando che Urss e Usa pensino di limitare le missioni umane già previste. Le condizioni non ottime del sovietico Romanenko reduce dal soggiorno nella Mir hanno rilanciato il dibattito aperto dopo il disastro del Challen¬ ger. LUst ha illustrato vantaggi e svantaggi dell'essere umano e del suo rivale meccanico, sottolineando che le capacità degli automi sono destinate a crescere, e introducendo i temi successivi della telepresenza, della telerobotica, addirittura di una telescienza fatta di esperimenti realizzati a distanza. Su un piano politico-industriale a cinque mesi dalla conferenza dell'Aja si registra il probabile Ingresso della Gran Bretagna al progetto Esa che da qui al Duemila comporterà una spesa globale di 50 mila miliardi (ma con una partecipazione limitata al 5 per cento rispetto al .15 per cento previsto). L'Italia, che è ormai la terza finanziatrice dello spazio d'Europa, ha firmato venerdì scorso un accordo per la partecipazione ad Ariane 5. La Snia-Bpd costruirà i boosters a combustibile solido e gestirà anche la fabbrica di propellente di Kourou, la base di lancio del razzo. Alla Selenia, impegnata anche in Hermes insieme ad Aeritalia, l'Esa ha affidato lo studio di fattibilità del programma di satelliti Drs. Maria Grazia Bruzzone

Persone citate: Antonio Ruberti, Hubert Riesenhuber, Robert Lust, Romanenko, Ruberti