Ciao come stai? di Guido Ceronetti

Ciao come stai? SUSSURRI E GRIDA Ciao come stai? Dice una santa parola buddista: comincia col dar via, di tuo, dei legumi — a poco a poco arriverai a dare per gli altri anche la vita, come fosse legumi. Un automatismo verbale, scabroso rimuoverlo. Strapparselo dall'uso e già ben più che dar via legumi. I legumi stanno attaccati alla mano, l'automatismo verbale è incollato alla lingua, è la nota propria alla corda, è quasi tumore... Ma emendare il linguaggio è primo passo verso il salvarsi, e va emendato costringendo quanti più si può ad accogliere l'emendamento: li si libera di un peso brutto, di una smorfia smorfiante, di un tic dell'anima. Si fa presto a palpare la Tenebra: basta stendere la mano fuori del parapetto, come nella Linea d'Ombra. Io la sperimento, sempre più, con sensazioni di vero dolore, nelle trafitture degli automatismi, e nel fetore atroce di pescheria coperta e di macellazione che mi strofinano sotto il naso crudelmente, predestinatamente sensibile, tutti i Luoghi Comuni — dico tutti, i vecchi e i nuovi, dalle Morti Improvvise, dai meteorologici, allo Sviluppo del Mezzogiorno, alla Patria per i Palestinesi, al Disarmo Bilaterale Controllato... Rimango muto ma mi umiliano, mi fanno urlare. L'imbecille non saprà mai il male che fa. le torture cori cui aprendo bocca tormenta la carne... Non ne imbratto l'aria, però sono condannato a patirli. / have beenyoung, and now I am old: se fossi morto giovane, un bel po' di marmitte appestate di luoghi comuni mi sarebbero state risparmiate: un favore divino. Ho la fortuna di poterli vomitare pubblicamente, per mestiere di parola, così depuro il linguaggio, depuro me stesso; ma avrei anche potuto far di meglio, se il luogo comune non fosse qualcosa di più di una scemenza sclerotica, se non fosse oggi una delle manifestazioni più insidiose e forse la più angosciosa, la più violenta, della Tenebra. Un automatismo verbale non è propriamente luogo comune: il luogo comune contiene, infame, e sia pure come nihilismo privo di sostanza apparente, dei cigli di pensiero. E' dunque lì, il vero agguato, il principio della extensio illimitata del male. L'automatismo ha più della malattia non curata, della malattia non mortale e non progredente che uno si tiene per ignoranza, per insensibilità. Un'imperfezione, come l'alito cattivo trascurato, provocatore di catastrofi silenziose e di inconfessata pena. Uno dei più sciabolanti tra gli aliti cattivi del parlare comune, dei più persecutori è (Proto, prego: me lo scriva in forti maiuscole, grazie) è (lo voglio proprio gridare con tutto il rigetto possibile) è: COME STAI? — Bene... Che la domanda sia una delle più aggressive e dense d'indiscrezione che siano, lo si misura dalla autentica vergogna che c'è (che intimamente si prova) nel rispondere automaticamente, con tic parallelo, simmetrico, di risposta (anche qui maiuscole, grazie): BENE. Viviamo troppo soli e troppo poco solitari. Quel bene di risposta è un muro senza finestre. Cerco qualche volta di schivare il montante, ma l'altro o l'altra se schivi il colpo incalzano: come staicome stai-dimmi come stai, a volte con un ma tu: MA TU COME STAI? Il ma tu è ko. Mi mette a terra. Emetto un fievole bene. Non basta, perché è fievole. Al telefono (il telefono è pugno continuo) non ci vuole il fievole. Guai a rispondere con un pronto che non sia il tripudio per la vittoria su Cleopatra, la marcia dell'Aida la cavalcata delle Walchirie! — Hai una voce... dimmi come stai! — Ho la voce che voglio avere! Ho la voce di chi sente che tra un istante dovrà rispondere bene, che il come stai ce l'ha spenzolante sulla testa come una lama spessa e bramosa di scendere veloce giù... Benedico chi se n'è già liberato e può fare a meno di leggere questo appello a emendarsi. Tra i miei amici ne conto già parecchi. M'incontrano e mi chiamano senza come stai. Tutto è più chiaro, più libero, più affettuoso, più armonioso tra noi. Si parla subito di quel che interessa. Se non sto bene, lo dico subito, senza ritegno, senza che occorrano domande, amicizia è fiore di verità, balsamo à tutto. Questo automatismo è un drago con cento teste, non ho accennato che a una sola. E' la peggiore inquisizione bianca che esista... Terribile è chi non sa, per sbadiglio mentale, cosa dire se non lo dica. Ma dica del riempitivo, se proprio deve riempire! Dica: mu-ka-pi-chu in cinese arcaico, dica Dio salvi il re, dica brodo, francobollo, Monchiero, Nosferatu, Galla Placidia, Quo vadis, BigBang... Inventi una propria sigla telefonica, una sigletta sonora, simpatica, qualche nota di Speranze perdute, un accenno di Kyrie Eleison... Faccia a faccia, invece di mettersi a sparare l'odiosa domanda, faccia volare in aria cinque palle, le acchiappi al volo, le rigetti in aria, se le faccia sfuggire, c'è subito sorriso. Guido Ceronetti

Persone citate: Galla Placidia, Monchiero, Proto