Il vino che fa cantare di Leonardo Osella

Il vino che fa cantare Il bere ha trovato spazio anche nella musica Il vino che fa cantare Dai brìndisi di «Traviata» e «Cavallerìa Rusticana» alla frizzante ebbrezza di Falstaff - Altissimi momenti di ispirazione per Gustav Mahler e Alban Berg MARTEDÌ' si è tenuta ad Alba una serata dedicata alle cantorie e alle canzoni del vino, fondata sull'assunto ampiamente dimostrato che il vino rende allegri e muove al canta. In effetti tra il vino e la musica i legami sono molto stretti e non soltanto a livello di -canzone da osteria-, ma anche per quanto riguarda la musica colta. Lo dimostra un'infinità di esempi, dal brindisi di lusso di Traviata -nei lieti calici- a quello paesano di Cavalleria Rusticana (. Viva il vino spumeggiante i nel bicchiere scintillante i come il riso dell'Amante i mite infonde il giubilo, i Viva il inno ch'è sincero, i cl:e ci allieta ogni pensiero, i e che affoga l'umor nero i nell'ebbrezza tenera-). Analoghe espressioni sulle virtù amnestiche del vino si ritrovano nel pucciniano Tabarro, laddove uno dei personaggi sottolinea: -Fa bene il l'ino! Si affogano i pensieri di rivolta; che se bevo non penso, e se penso non rido». Anche Papagmo nel Flauto Magico si lascia andare a una solenne bevuta scacciapaura con un vino «grandioso, celeste, divino» che lo induce |>oi a dire: «Ora mi sento cosi bene che volerei fino al sole, se avessi le ali». E Falstaff, dopo essere stato .scaraventato nel fiume dentro la cesta con la biancheria sporca, si consola all'osteria della Giarrettiera sorbendo lentamente del generoso Xeres. Qui Arrigo Botto ha inventato per la musica di Verdi alcuni versi divertenti, ben allineali con il suo spirito scapigliato: -Versiamo un po'di vino nell'acqua del Tamigi, i Buono. Ber del vin dolce e sbottonarsi al sole, i dolce coja! Il buon vino sperde le tetre fole i dello sconforto, accende l'occhio e il pensier, dal labbro i sale al cernei e quivi risveglia il picciol fabbro i dei trilli; un negro grillo che brilla entro l'uovi brillo, i Trilla ogni fibra in cor, l'allegro etere al trillo i guizza e il giocondo globo squilibra una demenza i trillante! E il trillo invade il mondo!!!-. La presenza enologica nell'opera lirica accompagna una lunga serie di situazioni. In Tosca viene offerto vino di Spagna per calmare le ire della focosa cantante, che protesta per l'arresto dell'innamorato Mario Cavaradossi; stratagemma per la verità inutile, dato che di lì a poco il malvagio Scarpia finirà sbuzzato dall'implacata. Anche in Otello c'è un episodio con il vino protagonista. E' il momento in cui Jago, cominciando a ordire la trama diabolica attorno alla mite Desdemona, fa ubriacare l'ingenuo Cassio. I versi sono sempre di Boito e noi li riferiamo cosi come sono nel libretto. Jago: -S'ei s'inebria è perduto! i Fallo ber. Qua, ragazzi, del vino! i Innaffia l'ugola! i Trinca, tracanna! i Prima che svampino i canto e bicchier». Cassio: -Questa del pampino i verace manna i di vaghe, annugola i nebbie il pensier». Jago: -Chi all'esca ha morso i del ditirambo i spavaldo e strambo i beva con me. i (Un altro sorso / e brillo egli è)». Cassio: «Il mondo palpita i quand'io son brillo! i Sfido l'ironico i nume e il destini». Jago: -Fuggan dal vivido / nappo i codardi i che in cor nascondono i frodi e mister». E via bevendo (e cantando). Felice Romani, librettista di Donizetti per L'Elisir d'amore, ha attinto all'enologia francese per procurare al ciarlatano Dulcamara il -mirabile liquore» che -muove i paralitici: i spedisce gli apopletici, i gli asmatici, gli asfitici, i gl'isterici, i diabetici, i guarisce i timpanitidi, i e scrofole e rachitidi, i e fino il mal di fegato». Si tratta di normalissimo e innocente Bordeaux. Gustav Mahler raggiunse uno dei momenti creativi più alti nel Canto della terra, composto su cinque poesie cinesi tradotte in tedesco. In una atmosfera di morte presagita (e di fatto non lontana) si agitano movimenti intimi di consolazione nella bellezza e nell'amicizia. E il vino ha un suo posto nobile e nobilitante. Il primo dei cinque Lieder si intitola esplicitamente -Il brindisi del dolore della terra» e dice fra l'altro: .Già il vino si increspa nel boccale d'oro, ma non bevete ancora: prima voglio cantarvi una canzo¬ ne... Signore di questa casa, la tua cantina è colma di vino dorato, mentre io ho soltanto un liuto. Ma toccare un liuto e vuotare bicchieri sono due cose che stanno bene insieme. Una coppa di vino al momento giusto vale più di tutti i regni della terra». E più oltre, ecco «L'ebbro in primavera»: -Io bevo a più non posso per tutta la dolce giornata. E quando non riesco più a bere, piene l'anima e la gola, raggiungo barcollando la mia porta e dormo meravigliosamente... Riempio ancora una volta la coppa e la vuoto fino in fondo e canto finché la luna brillerà nel buio firmamento. E quando non posso più cantare mi addormento ancora. Che mi importa della primavera? Lasciate che mi ubriachi!». E Alban Berg, uno dei tre grandi della Scuola di Vienna, nel 1929 si ispirò a Baudelaire, utilizzandone tre delle cinque poesie del ciclo -Il vino- da -Fleurs du mal-. E' un'aria da concerto per soprano e. orchestra, nella quale fra l'altro è il vino stesso a cantare: -O tu diletto e povero uomo, ti dedicherò un canto dalla mia stretta prigione, un canto pieno di luce e di fraternità. Io so di crescere soltanto nella calura della collina, tra fatiche e sudore, perché acquisto anima soltanto cosi; ma non sono mai cattivo e ingrato. Il mio massimo ristoro è di fermarmi in una bocca stanca per il lavoro: per me è una fresca tomba una gola accalorata, che mi è più gradita di una fredda cantina». Leonardo Osella Il momento dei brindisi in «La Traviata» di Verdi. E' uno degli episodi musicali più noti in cui il protagonista è il vino

Luoghi citati: Alba, Bordeaux, Spagna, Vienna