Il genio delle forbici di Stefano Reggiani

Il genio delle forbici Fantacronache dì Stefano Reggiani Il genio delle forbici Venerdì 15 / lunedi 18, interrogativi sull'igiene. La grande battaglia del pulito, del più bianco non si può, ha segnato, più che il bucato delle casalinghe, la storia d'Italia. C'è una grande trasformazione sociale, come si dice. dall'Italia agricola al terziario avanzato, che si raccoglie e si manifesta nei detersivi. Ogni parola politica sarebbe superflua, da un certo punto di vista niente è più eloquente di una polvere sbiancante. Il fenomeno non riguarda solo il bucato, naturalmente: ma i piatti, i fornelli, i pavimenti, le maioliche. Tutto splendente ed esente da microbi, secondo un buon senso puli torio, portato inevitabilmente all'estremo, come in quel vecchio film di Tati, Mon onde. In qualche modo, il candeggismo come malattia infantile dell'igiene. Si vede ancora (ma quanto la pagheranno?) la casalinga che persiste eroicamente nel rifiuto di due fustini al posto di uno, e tuttavia il grande momento del pulito sembra passato. Possiamo dire che ormai l'Italia delle mille corporazioni è fatta e che può incominciare un'era di relativo sporco, pubblicamente ammesso? Sarebbe azzardato; è appena agli inizi, ma si annuncia con decisione, la battaglia più delicata, che segnerà un mutamento di stato definitivo: quella dell'igiene intima. Nulla vieta di credere che raggiungerà i vertici della lotta per il bucato con offerta di fustini e vanto delle rispettive epidermidi. Preceduta da una tambureggiante campagna sulla forfora e altri inconvenienti, l'igiene del corpo ha già rivelato il suo disegno di dominio, prendendo i cittadini dove sono più deboli, minacciando di trasformare i dissenzienti in loschi sussurratori da caffè. Già uno dei primi slogan {«amarsi vuol dire lavarsi») ha creato più chiacchiere corrive che obiezioni di fon- do: che cosa accadrà quando la normale acqua e sapone non basterà più neanche agli sprovveduti o ai raffinati? Avremo un'omogeneizzazione dei rapporti personali e politici verso l'odore di mughetto? Prima che si chiuda la tenaglia del pulito ad oltranza, bisognerà forse dire ai superprofumati qualche verità sgradevole sulle epoche passate, magari che l'Italia è stata fatta da gente che si lavava poco, che i grandi partiti, i sindacati non sono diventati così autorevoli profumandosi, che anche la Repubblica, come sostiene qualche bislacco, è parzialmente fondata, per usare un'immagine pubblicitaria, sul bianco stanco. Questo non le ha impedito di diventare la quarta o quinta nazione industrializzata dell'Occidente (anche se, è vero, qualche volta la mancanza di candeggio si sente e non si sa più quale sia la formula giusta per un'Italia senza ssstraap). Martedì 19, il treno superveloce. Nelle semplici farse di una volta il personaggio del povero che non riusciva a fare un salto sociale, pur dandosene le arie, era subito bollato nei dialoghi ridicolmente sussiegosi (e, raramente, addirittura autoiro¬ nici). Il padre diceva al figlio: « Vieni, ti porto a veder mangiare il gelato». La facezia diventò luogo comune, dunque saggezza popolare. Le Ferrovie dello Stato vogliono dimostrare che anche il servizio pubblico ha le sue radici culturali: il treno superveloce di cui è stato mostrato il bellissimo prototipo somiglia al gelato della saggia facezia: «Vieni, ti porto a veder passare il treno superveloce». Detto alla domenica dal padre pendolare. Il supertreno è anche la nostalgia delle riforme non fatte; diviso tra il peso del compito pubblico e il modello dell'efficienza privata, che fine farà il sistema ferroviario? «Non preoccuparti, da Ancona a Roma vai in carrozza a cavalli; ma da Roma a Milano farai in un lampo col supertreno». Mercoledì 20, l'harem della spesa pubblica. Aveva un turbante con le forbici ricamate, come i guardiani dell'harem. Era lo spirito uscito da una lampada trovata da De Mita in solaio e soffregata per distrazione. «Padrone — disse il genio della lampada — posso tagliare la spesa pubblica come vuoi». Chiese De Mita: «Anche tagli colossali?» Spiegò il genio: «Superiori, se possibile, alle richieste di Amato e Ciampi. Posso tagliare a piacere, posso tutto, solo una cosa mi è negata e non devi chiedermela». «Adesso devi dirmi qual è». Il genio si dondolo nell'aria: «Il consenso delle categorie interessate». Giovedì 21, ipotesi di una storia d'amore tra Cicciolina e Donat-Cattin. Qualche sguardo di traverso a Montecitorio, qualche parola in ascensore, ma si sa come vanno queste cose. Al terzo mazzo di rose rosse, lei mandò un bigliettino: «Sono lusingata, ma prima voglio vedere w.a vera campagna contro l'Aids, la felicità personale è un riflesso di quella di tutti». Si lasciarono.

Persone citate: Ciampi, De Mita, Donat-cattin, Tati

Luoghi citati: Ancona, Italia, Milano, Roma