Israele in festa chiude le porte ai palestinesi di Guido Rampoldi

Israele in festa chiude le porte ai palestinesi Nel 40° della nascita dello Stato ebraico vietato l'ingresso agli abitanti dei territori occupati Israele in festa chiude le porte ai palestinesi DAL NOSTRO INVIATO GERUSALEMME — Le bandiere bianche e azzurre con la stella di David festeggiano nel vento di una giornata fredda il quarantennale dell'indipendenza, 1 quarantanni forse più appassionanti negli ultimi venti secoli di storia ebraica: le bandiere nere, il colore musulmano del dolore e della vendetta, dai tetti, dai fili della luce, ricordano nei territori occupati che la storia non è univoca, e neppure definitiva. Puoi attraversare SO chilometri di West Bank fingendoti un turista senza incontrare quasi anima viva, attraverso parate di negozi chiusi, villaggi che paiono disabitati, campagne vuote cerne le strade, per l'effetto combinato di coprifuochi, paura. Ramadan, e di una decisione che é anche un lapsus: vietando per tre giorni ai palestinesi dei territori occupati di entrare in territorio israeliano, affinché nulla turbasse le celebrazioni, l'esercito ha ripristinato il confine cancellato dallo statu quo tra le terre che sono Israele e quelle che formalmente non lo sono. Puoi arrivare fino a 5 chilometri da Beita, il villaggio su cui si sono abbattute demolizioni e deportazioni dopo uno scontro con i coloni, ma non oltre; più in là, comincia la scena di una rivolta resa invisibile dal bando ai mass-media, Intuibile solo dall'ultima addizione: con 11 ragazzo ucciso ieri a Gaza 1 morti diventano 168 dall'inizio della sollevazione. Nella moschea di Al-Aksa, nel cuore più antico di Gerusalemme, si prega per Abu Jihad, che vuol dire •padre della guerra santa»; cento metri più in basso, davanti al Muro del Pianto, dodici torce vengono accese nel pomeriggio per ricordare i soldati israeliani morti in cinque guerre, da quelle scatenate da preponderanti coalizioni arabe all'avventura in Libano, il presidente della Repubblica, Herzog. riceve le felicitazioni di Reagan: .Avete costruito una democrazia dinamica e creativa». Cinque degli otto poeti del comitato che organizza la Settimana della poesia — 120 invitati di 27 nazioni, e tra essi Ginsberg, Grass, Evtuschenko — si dimettono, facendo naufragare la manifestazione, perché sia chiaro il loro rifiuto ad appoggiare «un governo che demolisce case e deporta senza processo, che uccide bambini, in quello che può essere definito solo uno Stato di terrore», spiegano Nathan Zach e Nlssim Kalderon, due tra 1 maggiori poeti israeliani. Per Israele oggi è l'occasione per una visita al Memoriale dei Bambini, sulla collinetta di Yad Vashem, che ricorda le vittime dell'Olocausto; per riscoprire che In questa terra nessuno può perseguitare un essere umano solo perché ebreo; per interrogare la storia. Il leit-motiv di tante interviste è: «Slamo diventati un Paese uguale agli altri, né migliore né peggiore»; ma per alcuni è l'ammissione di una sconfitta. Haim Colui, l'ex presidente dell'Alta Corte di Giustizia, racconta al Jerusalem Post «i sogni delusi dell'antico sionismo, il sionismo dei padri fondatori». Descrive una società dove 'regna l'intolleranza», dove «é cresciuto il fanatismo nazionalista e religioso, una catastrofe per il Paese» ; anche per questo «non c'è una pace e neppure una prospettiva di pace». Cohn avrebbe potuto trovare conferme alla sua tesi sui giornali di ieri, dove si raccontava del deputato del Likud che ha definito l'assassinio di Abu Jihad come l'adempimento di un miteva, un obbligo religioso; e del nuovo assetto al vertice del Partito nazionale religioso, espugnato contro tutte le previsioni da una leadership molto più radicale della precedente. E' il cavallo del nazional-fondamentalismo che trainerà Israele nella sua quinta decade? Un nemico di tutti i fanatismi, il poeta Yehuda Amichai, non dispera. 'L'unica cosa buona» prodotta nella società israeliana dalla rivolta araba, dice, è che «la gente ha cominciato a pensare, anche nella destra. Non lo ammetteranno mal con i giornalisti. Ma hanno cominciato a pensare». E' davvero un momento di confusione, come è detto nel messaggio presidenziale alla nazione. Come tanti tra 1 «soci fondatori» dello Stato d'Israele, Cohn avverte soprattutto l'assenza di una leadership carismatica che sappia guidare Israele fuori dal pantano che ha creato nel territori occupati. «Una questione di vita o di morte» per 11 Paese, dice il filosofo Yeshayahu Leibowitz. Guido Rampoldi

Persone citate: Cohn, Ginsberg, Grass, Herzog, Jerusalem, Nathan Zach, Reagan, Yehuda Amichai, Yeshayahu Leibowitz

Luoghi citati: Gaza, Gerusalemme, Israele, Libano