Rottura in casa Mondadori

Rottura in caso Mondadori La famiglia Formenton denuncia il patto di sindacato Rottura in caso Mondadori La mediazione tentata da Manzella è stata impossibile - Cristina e Luca Formenton hanno accusato Leonardo Mondadori di gravi violazioni - Si va ad un arbitrato , MILANO — Il sindacato Amef era stato fissato per le cinque di pomeriggio, ma la riunione è iniziata solo alle otto, poiché era in ritardo il presidente, Andrea Manzella. Come era prevedibile, rincontro non è stato semplice. L'intervista di Leonardo Mondadori al «Corriere della Sera» aveva infatti mandato per aria un preaccordo che sembrava prossimo, facilitato dal fatto che Carlo De Benedetti, dopo la rottura con AT&T, aveva detto di non essere in questo momento disponibile per la presidenza, dovendo attivamente occuparsi di Olivetti. E del resto, anche in passato De Benedetti aveva dichiarato che avrebbe accettato a patto di un ampio consenso. Si stava quindi trattando per una riconferma di Sergio Pollilo, un nome sul quale esisteva l'approvazione di tutti. Ma dopo le accuse di Leonardo a De Benedetti e ai Formenton, gli animi non erano più tanto distesi. I vari protagonisti sono dunque arrivati ieri pomeriggio a Se grate alla cieca, senza sapere quali sarebbero state le proposte delle controparti. All'appuntamento mancava Pirelli, che aveva però dato la sua delega a Cristina Formenton. Ma la mediazione non è stata possibile. Alle dieci di sera un comunicato, a firma della famiglia Formenton, cosi spiegava: -Abbiamo denunciato, in pieno accordo con il Gruppo De Bedenetti, le gravi violazioni del patto sindacale compiute da Leonardo Mondadori mediante dichiarazioni pubbliche inconciliabili con lo spirito e la sostanza di un accordo basato anche sulla fiducia e il rispetto reciproci. Nell'interesse della società, prenderemo le iniziative idonee a superare l'attuale situazione e a ristabilire le condizioni di piena efficienza della società-. Significa dunque la denuncia del patto di sindacato della Amef, che sarebbe dovuto scadere nel 1990, e che assicurava fino ad allora la maggioranza, e dunque il controllo, alle due famiglie Formenton e Ijeonardo Mondadori. L'iter prevede che si vada ora ad un arbitrato che, se confermerà la rottura, automaticamente metterà Leonardo Mondadori in posizione di netta minoranza. E' possibile che egli stesso abbia ricercato questo strappo, al fine di alzare il prezzo della sua uscita dal Gruppo. Leonardo infatti chiede per la sua partecipazione 150 miliardi contro i 100 miliardi che gli sono stati offerti. Bisogna ora vedere come si ricomporrà la nuova maggioranza, e quale posizione assumerà Silvio Berlusconi. La famiglia Formenton con Carlo De Benedetti è già comunque oggi oltre il 50 per cento del capitale. Leonardo Mondadori con Carlo De Benedetti, una difficile mediazione in vista dell'assemblea

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