La Sme rimane all'Iri di Eugenio Palmieri

La Sme rimane all'Iri La Cassazione dà ragione a Prodi, De Benedetti esce di scena Nasce conia Telefonica un gruppo da sooo ^detu La Sme rimane all'Iri La vicenda iniziata tre anni fa -1 giudici: «Non fu un vero contratto» - Ora la Emioni deve pagare due miliardi di spese ROMA — Anche la Corte di Cassazione ha dato ragione al presidente dell'Ir! Prodi e torto a Carlo De Benedetti che cosi esce definitivamente di scena: la Sme, l'importante gruppo alimentare, rimane per ora in mano pubblica. E' l'ultimo round dopo una battaglia legale iniziata tre anni fa. I supremi giudici hanno confermato la validità della sentenza della corte d'appello di Roma che aveva già appoggiato le tesi difensive dell'Istituto di Via Veneto. La Buitoni dovrà pagare tra parcelle e spese processuali più di due miliardi. Il collegio, formato da cinque magistrati e presieduto da Renato Granata, è rimasto chiuso in camera di consiglio quattro ore (ma le cause da esaminare erano 24), fino a tarda sera, prima di chiudere il «caso». Non è stata una riunione senza contrasti: la decisione è passata a maggioranza e, in base alla nuova legge, il dissenso resterà sigillato in busta chiusa per qualche lustro. Nel marzo '87, fu respinto l'appello della Buitoni per l'aggiudicazione, della Sme, un matrimonio annunciato il 29 aprile dell'85 e mai concretizzatosi, fino allo sbocco della battaglia a colpi di carte bollate. Prodi e De Benedetti, che avevano dato l'annuncio con grande clamore, si ritrovarono all'improvviso su sponde opposte. Un lungo ed estenuante braccio di ferro che da una parte ha condizionato le strategie della società pubblica e dall'altra ha consigliato De Benedetti a cedere nelle scorse settimane alla Nestlè il settore alimentare. Il tribunale negò valore contrattuale alla lettera di accordo firmata da Prodi e De Benedetti per la cessione alla Buitoni del 64,36% del capitale Sme ad un prezzo di J07 miliardi. Presupposti per il contratto definitivo, infat- ti, erano la delibera del consiglio d'amministrazione Iri e l'autorizzazione governativa. La Buitoni ricorda polemicamente la pubblica presa di posizione di Prodi a favore dell'operazione e ritiene che il contratto fosse perfettamente valido. Ma il governo, ha sostenuto il tribunale, non ha dato mai via libera all'operazione che all'epoca scatenò un putiferio tra le forze politiche, soprattutto da parte dei socialisti, con Craxi presidente del Consiglio, che la considerarono come una svendita alla Buitoni e imposero un drastico stop. Successivamente arrivarono anche le offerte di altre cordate: quella della Iar, composta da Barilla, Ferrerò, Berlusconi e Conservitalia; della Cofi *■ ì ma, un gruppo di imprenditori meridionali; della Lega delle cooperative. Negli ambienti dell'Iri si sottolinea come fin dall'inizio si sia parlato impropriamente di asta (su questo punto rimane aperta una vertenza con la Iar), mentre si sarebbe trattato di una semplice ricognizione delle varie offerte: «Ma tutti sapevano che non potevamo assumere impegni», affermano all'Iri. Spetterà nei prossimi giorni al consiglio d'amministrazione dell'Iri in prima battuta, e al governo subito dopo, la decisione sul futuro del gruppo pubblico che fattura 4000 miliardi ed è tornato ad una gestione in nero con un utile consolidato di 120 miliardi: conservarlo nella ga¬ lassia dello Stato, privatizzarlo completamente o smembrarlo. Tra l'altro rimane valida una delibera del Cipi, Comitato interministeriale per la politica industriale, secondo cui il settore alimentare pubblico non è strategico, deve restare un blocco unico e non può essere ceduto a gruppi stranieri «per un congruo numero di anni». Negli stessi ambienti Iri si sottolinea che la vendita della Sme è una possibilità ma non una necessità. Finora il nuovo team al vertice della Sme si è mosso, appoggiato dal comitato di presidenza dell'Iri e con qualche perplessità da Prodi, sulla strada delle acquisizioni e dello sviluppo: all'estero ha fatto un bel colpo aggiudicandosi dall'American Grain la Cile, la maggior azienda spagnola di commercializzazione di prodotti alimentari, mentre in Portogallo ha dato vita ad una joint-venture con il gruppo Rar per la distribuzione di gelati e prodotti Motta. Anche sul fronte nazionale la Sme si sta muovendo con decisione: sono in piedi contatti con Gardini per un eventuale acquisto della Standa Alla Standa sarebbero interessati anche altri gruppi come la Lega delle cooperative, la Rinascente, i francesi della Carrefour e i tedeschi della Kaufhof Kaufhalle. In vista della liberalizzazione del '92 il mercato della distribuzione in Italia si preannuncia molto appetibile cosi come diventa necessario per i gruppi nazionali darsi una dimensione più forte, n problema si porrà anche per il gruppo Sme oggi formato dal polo conserviero (Cirio), dal polo del freddo (Italgel) e dal polo dolciario (Alivar). Oltre naturalmente al settore distributivo che ha nell'Autogrill e nella GS i punti di forza. Eugenio Palmieri

Luoghi citati: Cile, Italia, Portogallo, Roma