Le immagini di Tomba di Gianni Vattimo

Le immagini di Tomba Le immagini di Tomba Vi scrivo dopo aver letto sul vostro giornale l'articolo di Gianni Vattimo su Alberto Tomba. Per quanto gli interventi di Vattimo siano spesso, a mio parere, motivo di grande interesse, per contenuto e per chiarezza di esposizione, credo che in questo caso egli abbia decisamente mancato il bersaglio. Il citato Woody Alien ha spesso qualificr.to operazioni di questo tipo con il nome di «masturbazioni intellettuali»; ha veramente senso il parallelo di Vattimo tra cinema e sport? Siamo realmente di fronte ad un rilancio della «serietà, della drammaticità, di una certa pesantezza esistenziale»? E quali sono, secondo Vattimo, gli evidenti segnali di questa nuova tendenza? Il fatto che Zurbriggen ha vinto la Coppa del mondo di sci, e che due recenti film americani suggeriscono una «crisi della leggerezza»! E' forse il caso di preoccuparsi? SI. ma di una cosa soltanto: del fatto che un filosofo debba con fatica ritagliarsi uno spazio per sedere comodamente tra facili convinzioni ed Illusioni ottiche. Sembra quasi che nella vittoria di Zurbriggen Vattimo legga la necessità del «farsi» di un idealistico spirito: l'astuzia di una ragione incline alla «serietà dell'esistere» ha disposto che Alberto Tomba cadesse onde affermare il proprio ordine del mondo! Ma andiamo! Sandro Soleri, Ventimiglia Letto l'articolo «Tomba o la leggerezza sconfìtta» del 31 marzo ho constatato ancora una volta che il vero sconfitto è stato il buon senso. Da semplice lettore e sportivo mi chiedo come si possa affermare che le vittorie di Tomba non sono dovute all'applicazione costante, a duri allenamenti, a sacrifici. E tirare in ballo U povero Coppi dopo trentanni e per una disciplina che non ha nessun nesso con lo sci, mi sembra quanto meno fuori luogo. Vincere dieci gare di Coppa del Mondo e due medaglie olimpiche in uno sport regolato dal centesimi di secondo vuol dire che non vi è spazio per l'improvvisazione. Al contrario l'atleta dimostra di aver ottenuto il miglior rendimento psico-fisico che unito alla scelta ottimale dei supporti tecnici permette il raggiungimento di tali risultati. E mi creda il signor Vattimo: la condizione fisica di Tomba è sicuramente il fruito di allenamenti severi e metodici, sicuramente non «leggeri». Se poi 11 nostro qualche volta può permettersi di non morire di noia, tanti più meriti vadano alla sua preparazione. Purtroppo qui da noi c'è più la tendenza a sminuire il reale valore dei pochi atleti che a volte nascono a dispetto di tanti, se è vero che nella maggioranza degli articoli pubblicati erano più le critiche che gli apprezzamenti per quanto Tomba ha fatto. Ben vengano, in ogni disciplina, atleti come lui, colpevoli di non essere capaci di drammatizzare una sconfitta, anche se la delusione era chiaramente visibile. Non è stata sconfitta la leggerezza di nessuno perché non c'è stata leggerezza. Domenico Luca. Torino Le reazioni dei due lettori mi sembrano entrambe legittime, solo credo che esagerino un po' la portata del mio intervento, che voleva essere leggero ma evidentemente non è riuscito a esserlo del tutto. Io non ho affatto sostenuto che la preparazione atletica di Tomba non sia stata seria e faticosa; ho solo osservato che l'immagine, che lui stesso ha dato di sé e che poi i media hanno recepito e diffuso, non era quella più tradizionale dell'atleta che si sacrifica allo sport e al risultato. Aggiungevo anche, e spero si sia capito, che questo mi pareva un grande pregio, accanto alla sua indubbia bravura. Il lettore che mi rimprovera di fare una 'filosofia della storiasu Tomba e Woody Alien colpisce di più nel segno. Ma io ho visto in questi due fatti, in sé marginali e molto eterogenei l'uno dall'altro, l'occasione per segnalare un mutamento di clima che mi sembra ben altrimenti consistente e che mi preoccupa. Lo spirito del mondo, certo, non c'entra; ma la cosa ci riguarda, e mi pareva valesse la pena di parlarne. (R. vat.)

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