Elena, sedotta o seduttrice? di Luciano Curino

Elena, sedotta o seduttrice? DA DOMANI A TORINO UN CONVEGNO SULLA DONNA NEL MONDO ANTICO Elena, sedotta o seduttrice? TORINO — Da domani a mercoledì si terrà al Teatro Carignano il 2° convegno nazionale di studi su «La donna nel mondo antico». Talvolta a questi convegni di studi per addetti ai lavori, con interventi arduamente tecnici e meticolosamente dotti, vi sono più relatori che pubblico. Ma adesso si raccomanda di non andare al Carignano perché i posti da parecchie settimane sono tutti prenotati (molte prenotazioni arrivate da città lontane, quali Napoli, Bari, Palermo) e c'è una lista di attesa con oltre duecento nomi Qualcosa del genere era accaduta al primo convegno sullo stesso tema, e ne parliamo con il professor Renato Uglione, presidente della delegazione torinese dell'Associazione italiana di cultura classica, che ha organizzato la manifestazione. Dice che, due anni fa, per 11 primo convegno era stata scelta la sala dei congressi dell'Istituto San Paolo: 350 posti sembravano più che sufficienti. «Siamo subito andati in tilt. C'erano più persone fuori che in sala, e premevano agli ingressi. E' intervenuta la polizia e si è dovuto cercare un'altra sede». Nei giorni seguenti il Teatro Nuovo ha potuto ospitare le ottocento persone che desideravano sentire le relazioni degli studiosi e partecipare ai dibattiti. Ceranti professori di licei e femministe alla ricerca delle loro radici culturali, molti gli studenti tra cui il gruppo del liceo Socrate di Roma e quello della facoltà di Lettere della Statale di Milano. Perché un convegno sulla donna nel mondo antico? Eva Cantarella dell'Università di Pavia, che domani terrà la lezione d'apertura («Donne di casa e donne sole in Grecia: sedotte o seduttrici?») dice: «Ripercorrere la storia delle donne nell'antichità greca e romana non è semplice curiosità erudita. I radicali mutamenti intervenuti nelle condizioni della vita femminile, il riconoscimento della piena capacità delle donne di essere titolari di diritti soggettivi e di esercitarli, la conquista della parità formale con gli uomini, non hanno ancora interamente cancellato il retaggio di una plurimillenaria ideologia discriminatoria, di cui solo la storia può aiutare a comprendere le matrici e a individuare le cause». Al primo convegno Giampiero Arrigoni della Statale di Milano ha detto che la storia delle donne antiche è una terra ancora fertile di scoperte. Perché trascurata. L'Arrigoni ha ricordato di aver chiesto ad Arnaldo Momigliano come mai storici illustri come Julius Beloch e Gaetano de Sanctis. per fare due nomi, non si erano poi tanto interessati alle donne antiche. Momigliano aveva risposto: «JVon usava». «In un'altra occasione Momigliano ha precisato che la Storia praticata in ambito accademico era fin dal Settecento una storia politica e militare e che solo successivamente l'interesse si è spostato sui costumi dei popoli antichi, arrivando anche in qualche caso a toccare l'argomento donne». Certo, in passato non sono mancati i «donnologi» comunque, ha detto la relatrice, «almeno in Italia forse non rientrava nell'etichetta accademica scrivere di donne, se non magari en passant o per motivi strettamente specialistici». Perché un secondo convegno sulla donna nel mondo antico? Risponde Uglione: «La volta scorsa, nel dibattito finale molti sollecitarono la ripresa di questo tema, che un solo convegno non poteva esaurire. Allora molli autori erano rimasti esclusi. Si pensi a quelli che affronteremo questa volta: Omero, Plauto, Giovenale, Ovidio, Petronio, il romanzo greco. E poi, altri motivi importanti: apriamo al mondo bizantino, troppo trascurato, una civiltà affascinante ma con ancora misteri». I relatori sono tra 1 migliori specialisti del loro campo in Italia, alcuni con fama internazionale. Di Eva Cantarella si è detto, e poi: Gioachino Chiarini dell'Università di Venezia: Dario Del Corno della Statale di Milano; Gianna Petrone dell'Università di Palermo; Nino Scivoletto e Michele Coccia dell'Università di Roma; Sergio Cecchin, Lelia Cracco Ruggini e Clementina Mazzucco Zanone dell'Università di Torino; Antonio Nazzero dell'Università di Napoli; Enrico Maltese dell'Università di Trento. Peccato non poter dire di tutte le relazioni. Ne scegliamo una più facile da riassumere brevemente, quella di Chiarini sulle donne omeriche. Per Chiarini le donne nell'iliade non sognano, non interpretano. Si limitano a quello che vedono i loro occhi da tempo incalcolabile : sangue, dolore, morte. Nei loro cuori c'è solo pessimismo, si pensi ad Andromaca e alle sue ancelle che «piangono Ettore ancora vivo nel¬ la sua casa» come fosse già morto. Perfettamente assimilate a questo modello di infelicità femminile senza futuro e senza speranza sono anche Ecuba, la madre di Ettore, e Briseide, la concubina di Achille. Anche Elena appartiene in qualche misura a questo schema, costantemente dilacerata dalla consapevolezza della propria colpa, causa di tante morti. (Arcignamente, invece, Schiller due secoli fa l'aveva giudicata «nient'altro che una donna superficiale che, senza delicatezza di cuore, passa da Menelao a Paride e che, cessata la paura della punizione, non seppe far altro che scambiare nuovamente questo con quello»). Nel ben diverso clima All'Odissea, invece, le donne sognano. Soprattutto Per>olope, che dimostra di avere una particolare familiarità con questo essenziale complemento del vivere quotidiano. Al contrario delle donne troiane, e nonostante la sua condizione co:.osca punte di autentica drammaticità. Penelope crede, spera, ha un futuro: e fino all'ultimo conserva la capacità (in alcuni casi anche profetica) di sognare. Luciano Curino