Una giornata tra liti e mediazioni di Fabio Galvano

Una giornata tra liti e mediazioni Fino all'ultimo momento si è cercato un impossibile accordo Una giornata tra liti e mediazioni DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — 'Abbiamo fatto concessioni significative, ma i nostri interlocutori si sono bloccati su questioni di forma, e a loro va attribuita la responsabilità del mancato accordo». Il volto scuro di chi sa che la battaglia è ormai persa, Carlo De Benedetti ha involontariamente aperto il processo alla mancata intesa dell'ultima ora che avrebbe potuto scongiurare la grave spaccatura in seno alla Société Generale. Secondo Etienne Davignon, eminenza grigia della Sgb e in un ruolo quasi di intermediario fra Cerus e Suez, quelle concessioni non erano sufficienti, perché il presidente dell'Olivetti aveva proposto si di rinunciare al controllo della società, ma pretendeva di dirigerne la gestione. Ma una precisazione di Lorenzo Brogiotti, olivettiano di Bruxelles in prima linea nei contatti dell'Ingegnere, lascerebbe capire che, alla fine, è stata proprio la Suez a dire di no. La complicata trama dei contatti svoltisi nelle ultime ore, in pubblico e fra le quinte, è stato uno dei motivi di più spiccato interesse nella giornata in cui si sono decise — almeno per ora — le sorti della Generale. Dalle parole dello stesso De Benedetti, che lo ha definito »la personalità maggiormente in grado di gestire il periodo di trasformazione», si è appreso per esempio che la cordata italo-belga aveva offerto un ramoscello d'ulivo al governatore della Sgb, René Lamy. Ma invano, come ha dimostrato il livore con cui Lamy si è ancora scagliato contro il presidente della Olivetti. C'era voluta una settimana, ha spiegato Bragiotti all'assemblea degli azionisti, per combinare un incontro fra De Benedetti, il presidente della Suez Renaud de la Genière e quello della Ag Maurice Lippens. Ma all'ultimo momento quell'appuntamento era stato annullato, con una semplice telefonata. «Mercoledì alle 14 ho contattato Davignon — ha precisato Bragiotti — e dopo due ore di anticamera mi è stato fissato un appuntamento per le 18,30. Ci siamo andati. Ma de la Genière, in viaggio, non c'era ancora». Al termine dell'incontro, in cui erano state esposte a De Benedetti le condizioni di un'intesa, l'industriale italiano aveva chiesto di riflettere. Ma alle 23, quando De Be-, nedetti ha chiesto un altro -incontro per dare la risposta — aveva accettato di essere in minoranza in tutti gli organi societari —, «to richiesto — ha affermato Bragiotti — è stata semplicemente ignorata». 'Non c'è stato accordo — ha insistito Davignon — perché De Benedetti non ha accettato un ruolo minoritario». 'Se voto contro la Cerus — ha detto ieri nel suo intervento all'assemblea Renaud de la Genière — non è perché quel gruppo d'azionariato non abbia peso. Noi avevamo suggerito che fosse associato secondo la sua forza relativa, ma ci siamo trovati di fronte ad assur¬ de pretese, a un moltiplicarsi di azioni giudiziarie. La Cerus potrà entrare quando rinuncerà alla sua pretesa di un ruolo egemonico». Gli ha fatto eco Maurice Lippens, il quale si * detto «dispiaciuto» che un azionariato importante come quello guidato dalla Cerus «non trovi posto attorno al tavolo». 'Auspichiamo che in futuro non sia escluso dalle maggiori decisioni strategiche», ha aggiunto: «Afa non siamo riusciti a convincerlo ad affiancarsi a noi nel comitato esecutivo. La Cerus voleva il potere e la presidenza». E se «il problema non è che rinviato», secondo quanto afferma Pierre Scohier, della Cobepa, uno dei maggiori alleati di De Benedetti, lo stesso Lippens ha espresso un monito al 'gruppo minoritario», diffidandolo dall'adottare una tattica volta a 'bloccare l'attività» e un « ostruzionismo sistematico-. E|, jn, fondò, lo stesso timore che il governa- ' tore-Lamyaveva espresso nella suaTe-1 azione — 54 minuti — quando' aveva denunciato la 'Concentrazione imprevista» della Generale nella mani di •gruppi contrapposti che rischiano di paralizzarne l'attività a medio termine». Né si intravede sereno all'orizzonte. Le riserve espresse dalla Cerus — la principale è quella relativa alla presunta nullità dell'aumento di capitale, quindi alla nullità delle decisioni adottate ieri — non lasciano sperare in un riavvicinamento fra le parti. I Fabio Galvano

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