Ma il giudice «risarcirà» nel Duemila

Ma il giudice «risarcirà» nel Duemila Tempi lunghi per le vittime di errori giudiziari che si appelleranno alla nuova legge Ma il giudice «risarcirà» nel Duemila Necessarie almeno sei sentenze prima che lo Stato indennizzi - Sospetti di incostituzionalità sul «gratuito patrocinio» per chi guadagna meno di 10 milioni Fanno - Giudizi in busta chiusa per tutti i processi ROMA — I cittadini vittime di errori giudiziari potranno incontrare molte difficoltà nell'applicazione della nuova legge sulla responsabilità civile dei giudici e dovranno forse attendere fino al Duemila prima di ottenere dallo Stato un adeguato indennizzo. Infatti i meccanismi della riforma, approvata l'altro ieri tra mille polemiche in Parlamento e firmata ieri dal Capo dello Stato (il provvedimento entrerà probabilmente in vigore domani, cioè ventiquattr'ore dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale), sono molto complicati. E prevedono tempi lunghi per la definizione di una controversia civile prima di far avere 11 risarcimento a chi ha subito ingiustamente un danno per effetto del comportamento doloso o gravemente colposo di un magistrato, come l'illegale arresto e detenzione in carcere. Il cittadino dovrebbe infatti percorrere almeno sei gradi di giudizio, mentre il giudice po¬ trebbe essere condannato in sede di rivalsa a risarcire lo Stato — e solo in parte — dopo addirittura nove sentenze. In base alla legge, chi ha subito un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario, posto in essere dal magistrato con dolo o colpa grave nell'esercizio delle sue funzioni oppure per diniego di giustizia, può agire contro lo Stato per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e morali che derivino dalla privazione della libertà personale. Ma deve obbligatoriamente passare attraverso il «filtro» del tribunale entro due anni da quando si è verificato il fatto che ha provocato il danno. Se la richiesta fosse dichiarata «inammissibile» in camera di consiglio, si potrà comunque ricorrere alla corte d'appello, e quindi in Cassazione. Se la Suprema Corte ritenesse non pretestuoso il ricorso del cittadino, quest'ultimo potrà finalmente iniziare davanti al tribunale la causa per ottenere il risarcimento dallo Stato. . Ma per legge occorrono come minimo altri due gradi di giudizio, cioè prima il verdetto della corte d'appello, quindi della Cassazione. Ciò significa che devono passare in media una decina d'anni, soprattutto se è stato contestato un Intero collegio giudicante. In questo caso occorre infatti ricostruire, attraverso l'esame della busta sigillata contenente il voto dei singoli giudici, se vi sono stati — oppure no — eventuali dissensi in camera di consiglio. Solo a questo punto, cioè intorno all'anno Duemila, la presidenza del Consiglio potrà iniziare l'azione di rivalsa nel confronti del magistrato, il quale rischia, al massimo, di pagare una somma pari al terzo di una annualità del suo stipendio, al netto delle ritenute fiscali. Ma per il cittadino non mancano altri gravi inconvenienti pratici, che riguardano soprattutto il gratuito patrocinio e le decisioni prese da organi collegiali. Gratuito patrocinio. Chi ha denunciato un reddito Irpef inferiore a 10 milioni di lire l'anno ha diritto alla gratuità del giudizio e al patrocinio di un avvocato pagato dallo Stato. Ma, secondo autorevoli giuristi, la norma è viziata di incostituzionalità sotto due profili: 1) perché in pratica eleva a 800 mila lire mensili il limite di povertà (oggi è di 300 mila lire), discriminando quindi i cittadini non abbienti; 2) perché il limite di 10 milioni annui vale solo per le cause civili riguardanti i magistrati. Decisioni di organi collegiali. La legge prevede che dei provvedimenti presi da organi collegiali — cioè da tribunali, corti d'appello, corti d'assise. Cassazione e commissioni tributarie — deve essere compilato un sommario processo verbale che contenga la menzione dell'unanimità della decisione o del dissenso che uno o più componenti abbia espresso su ciascuna delle questioni decise. Il verbale deve essere firmato da tutti i giudici e conservato per due anni, a cura del presidente, in busta sigillata presso la cancelleria dell'ufficio. Ciò determinerà inevitabilmente un aumento dell'arretrato della giustizia, perché in una stessa udienza saranno discussi meno ricorsi rispetto a oggi, essendo obbligatorio indicare in busta chiusa non solo il dissenso, ma anche l'unanimità del consenso. Pierluigi Franz

Persone citate: Pierluigi Franz

Luoghi citati: Roma