Profumo d'Europa nel voto francese

Profumo d'Europa nel voto francese I candidati e il traguardo 1992 Profumo d'Europa nel voto francese DAL NOSTRO INVIATO PARIGI — Mai l'Europa aveva dominato con tanto positivo vigore i duelli elettorali di Francia. Quasi si direbbe che senza condimento europeo le parole scemino, i programmi si riducano alla loro ultima essenza: mucchictti di cenere, che il vento disperde. Europa inoltre è qualcosa di più che un nome, ha la potenza che sempre racchiudono i numeri: non esiste candidato alla Presidenza che dimentichi di invocare il fatidico 1992 (anno che vedrà nascere il Grande Mercato Unico) e che non tenti alla maniera di Platone di interpretare simbolicamente la cifra, di rappresentarsela come più. alto grado di conoscenza, e di armonia cosmica. Il Traguardo 1992 riempie provvidenzialmente il vuoto delle ideologie: è la Nuova Frontiera kennediana che gli asfittici governanti europei offrono all'elettore disincantalo in superficie, assetato tuttora d'incanti in profondità. E non è ideologia che strappi, divida: se si eccettuano i comunisti, il 1992 seduce apparentemente i più diversi candidati. L'Europa promette di smorzare i conflitti, di consolare gli orfani della Crandeur, di obliterare lo scontro fra destre e sinistre. E' il regno delle ideologie soffici, che i francesi preferiscono ultimamente pronunciare in inglese: meglio dire soft-ideologia piuttosto che compromesso storico. Dietro le apparenze, tuttavia, la realtà si presenta più complessa, e fra i candidati esistono conflitti d'opinione non trascurabili, attorno alle future sembianze dell'integrazione europea. I conflitti non concernono il mercato unico, bensi il volto politico che avrà l'Europa, e, per esser più precisi, il suo volto militare. E' qui che i pareri, almeno a parole, divergono: sulla nuova frontiera tutti sono d'accordo, ma quale debba essere la natu ra della frontiera, e se debba poi esistere come Fronte, è questione inaspettatamente controversa. Gli europei si erano abituati a una Francia impermeabile ai sussulti pacifisti, eccezionalmente concorde sul piano della difesa, ed ecco che il candidato numero uno, il socialista Mitterrand, si erge d'improvviso come messaggero (insostituibile) di pace. Com'è possibile che proprio lui si ricreda e prometta disarmi, lui che aveva approvato l'installazione degli euromissili, la modernizzazione dell'atomica francese, e una difesa inflessibile? E' possibile, ed è una delle novità a mio parere significativa di questa campagna. L'inedito unanimismo attorno al 1992 è una realtà, ma una realtà che compensa, e maschera, l'altrettanto inedito sbriciolarsi del vecchio consenso francese attorno alla difesa. Mitterrand si socialdemocralizza nella maniera più inattesa: mettendo il vocabolo pace in cima alle proprie preoccupazioni, insinuando che se per lui è in cima per altri non lo è affatto. Come resistere al fascino di Gorbaciov? Parigi non poteva restar sorda all'infinito, imperturbabile in mezzo all'Europa perturbata. . Resta da capire il perché della svolta, e quali effetti concreti potrà avere se Mitterrand farà quel che dice. Uno dei motivi è certo elettorale: non avendo nulla da proporre a comunisti ed ecologisti, Mitterrand regala loro un discorso colorato di pacifismo. Il secondo motivo va cercato nell'improvviso fluttuare dell'opinione pubblica. Accarezzato dai sondaggi, il Presidente non può ignorarli, e non accorgersi che la critica dell'Urss sta diminuendo, che Gorbaciov comincia a esser popolare anche in Francia, che la fiducia nell'America è stata intacBarbara Spinelli (Continua a pagina 2 In settima colonna)

Persone citate: Gorbaciov, Mitterrand, Platone