De Mita: ecco i piani per il mio governo

De Mita: ecco i piani per il mio governo Dopo il giuramento a colloquio con il presidente del Consiglio ! — De Mita: ecco i piani per il mio governo «Nella squadra un trust di cervelli per i problemi urgenti» • Istituzioni: il pei dica cosa vuol fare, ROMA — Sulla porta, l'ultimo dubbio è per la figlia: •Antonia, come va questa cravatta?: Ora è pronto, sereno, sorridente: e nel giorno dell'investitura, d'improvviso la fatica è sparita. A passi svelti, abito grigio presidenziale, la mano un po' nervosa che riaggiusta 1 bottoni. De Mita va di fretta all'appuntamento col suo governo. Al balcone, la famiglia è affacciata per salutarlo. Per strada, la scorta rinforzata dagli amici accenna un piccolo applauso per festeggiare. Sul volto 11 segretario-presidente ha dipinta la sua voglia di cominciare. •Devo mettermi subito a lavorare, devo far tutto, inventare — dice prima di incamminarsi per 11 Quirinale —. La prima cosa è scrivere il discorso, sari difficile sintetizzare quel librone che è diventato il programma. Alla fine, penso che lo allegherò, riservandomi solo una presentazione. Ma dopo una trattativa cosi puntigliosa ognuno vorrà sentire citare le cose a cui tiene di più. Dovrò riassumere, chiarire, sottolineare, e prima di tutto capire come potrà chiamarsi questo governo. Tempo fa era nata l'idea di uno slogan, il 'governo delle regole': più o meno credo che un nome del genere potrebbe andare: Questo delle parole da sce- gllere non è affatto un problema secondario. Dopo un mese di trattativa, quattro giri di consultazioni, due vertici, oltre duecento pagine di programma. De Mita sa di avere In mano un accordo guardingo coi suol alleati, ben lontano dal «patto strategico» che aveva cercato. 'Si, lo so — ammette il presidente — ci sano due questioni che è meglio chiarire subito. La prima è la solidarietà fra i partiti che for¬ mano il governo, il rapporto che li lega e la ragione per cui hanno trovato un'intesa. Molti hanno detto che ho dovuto ricredermi, accettare un semplice accordo di programma. Ma al fondo credo che la mia impostazione è rimasta. Io so che i socialisti sono il vero partito dell'alternativa: questo è giusto, legittimo, logico, nessuno glielo può impedire. Ma allora c'è da chiarire perché noi e loro ci mettiamo insieme per realizare un certo numero di obiettivi. A Craxi, quando ne abbiamo parlato, ho proposto: potremmo dire che è uno stato di necessità. "Questo no", mi ha risposto, 'però certo qualcosa si dovrà spiegare"*. •L'altra questione riguarda le istituzioni: ed è la vera novità del governo, del Parlamento e di questa legislatura. Perché fino a quella precedente il pei escludeva di poter collaborare alle riforme istituzionali senza entrare In un governo. Ora invece lo considera possibile: questo non è un fatto di poco conto.. Qui però per De Mita è nascosta la seconda insidia. Nelle consultazioni è bastato parlare di •transizione' verso un sistema di democrazia compiuta, con ricambio possibile di schieramenti e governi alternativi, per mettere in allarme gli alleati. Il sospetto era di un coinvolgimento sotterraneo del pel già a partire da questa fase. •Eppure — spiega De Mita — non lo capisco. Probabilmente è nato un equivoco, ma io sono stato chiaro. Il governo nasce attorno a una maggioranza per realizzare un programma concordato. Maxcello Sorgi (Continua a pagina 2 In quarta colonna)

Persone citate: Craxi, De Mita

Luoghi citati: Roma