Il «giallo» dei precari di Maria Grazia Bruzzone

Il «giallo» dei precari Il decreto Galloni non trasmesso a Cossiga Il «giallo» dei precari II ministro: non c'è il sì del Tesoro - Il provvediménto confermava l'incarico anche per P88 ai supplenti annuali e fissava a 25 il numero degli alunni per classe ROMA — Torna in alto mare il nuovo decreto legge con le misure urgenti per il personale della scuola, passato «ufficialmente» al Consiglio dei ministri non piti tardi dello scorso 8 aprile. E senza questo rinnovo il cosiddetto decreto sul precari del 1° febbraio scorso, quello 'strappato dopo mesi di agitazioni, che prolunga la norma del 25 alunni per classe e mantiene in servizio i supplenti annuali, sarà vanificato. Furibondi per quello che viene definito il «giallo politico del decreto scomparso», i sindacati minacciano una durissima risposta. La Gilda parla addirittura di sciopero nazionale. Effettivamente sembra quasi un'ironia della sorte. O una beffa, n giorno dopo l'accordo di programma del nuovo governo per uh piano straordinario di salvataggio della travagliata scuola italiana, ecco il ministro della Pubblica istruzióne Galloni in persona annunciare che il decreto da lui illustrato venerdì in Consiglio non è stato trasmesso al Presidente della Repubblica perché mancava il «concerto» col ministro del Tesoro Amato (assente durante la seduta). E senza l'approvazione del Tesoro, niente copertura finanziaria. -Ma come è possibile — ha chiesto il segretario generale della Uii Scuola Osvaldo Pagliuca — che un ministro della Pubblica Istruzione, per di più in carica per l'ordinaria amministrazione, possa dichiarare pubblicamente che sono, stati presi provvedimenti urgenti che riguardano il posto di lavorò di migliaia di ^persone, sema aver acquisito il consenso di tutti i minisiri? Se voleva aggravare là libaniseaeione della scuola italiana —'ha commentato Pagliuca —, l'onorevole Galloni non poteva fare di meglio». Una descrizione dell'accaduto, se non proprio una spiegazione, la fornisce lo Stesso Galloni in una lunga nota. Lo schema del decreto in questione comprende molti provvedimenti, fra 1 quali c'è la soluzione del problema del" precariato, secondo 1 principi stabiliti dalla sentenza della Corte Costituzionale del 1&86 (n. 249). E' proprio questa parte, la più delicata, quella che il ministro del Tesoro ha «rifiutato». «Afa l'esclusione, è stato accertato, non dipende da una mancanza di copertura finanziaria» precisa Galloni, sottolineando anzi che «si trattava di emanare un provvedimento obbligato, non solo per rispondere a una sentenza della Corte Costituzionale, via per rispondere a un preciso impegno assunto di fronte a,l móndo della scuola ancora dal governo Fanfani per far cessare il blocco' degli scrutini del giugno scorso». Pare che formalmente il gesto del ministro del Tesoro, il socialista .-Amato, sarebbe stato motivato da un dissenso con il de Galloni suliinteprétazlone della sentenza della Corte Costi¬ tuzionale. Ma sulla sostanza politica del nuovo «casus belli» che viene ad agitate 11 mondo della scuola non sembrano esserci dubbi. E mentre da parte socialista e democristiana si incrociano le reciproche accuse di «irresponsabilità», 1 comunisti hanno buon gioco denunciando «uno scaricabarile che ha del grottesco: «CI si preoccupa di problemi ' di spartizione del potere e non di quelli della scuola e del suo personale. E si continua a gettare benzina sul fuoco, magari per poter dire che la scuola è ingovernabile; ha commentato il responsabile scuola del pei Antonio Margheri. Più concreti, 1 sindacati confederali annunciano ritorsioni -Se la situazióne non viene chiarita in tempi rapidissimi — minaccia Gianfranco Benzi, segretario generale della Cgil scuola — è inevitabile una risposta molto dura da parte dell'intero sindacato». Lo Snals, •di fronte all'inconcepibile diatriba tra i ministri», arriva a chiedersi se il decreto famoso sia mai esistito.. 'Se esiste Ut volontà politica di risolvere la spinosa vertenza, gli strumenti legislativi non mancano», suggerisce tuttavia il segretario generale degli autonomi Nino Callotta. -Si potrebbero ad esempio approvare due distinti decreti legge: quello che rifiutiamo decisamente è il tentativo occulto di vanificare precisi impegni contrattuali». Maria Grazia Bruzzone

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