«Non sono il mostro»

«Non sono il mostro» Vinci respinge il sospetto sugli omicidi di Firenze «Non sono il mostro» Processato a Cagliari per l'uccisione della moglie avvenuta 28 anni fa - Nega di aver mai visto la Beretta usata dal maniaco DAL NOSTRO INVIATO [ CAGLIARI — .Non sono il mostro e a Firenze ci voglio tornare...*, dice Salvatore Vinci, 53 anni, ai giornalisti che si schiacciano davanti alle sbarre della sua gabbia, in C ' e d'Assise. Completo grigio, amicia a righe, senza cravatta, capelli grigi e occhiali placcati oro, parla con voce leggermente in falsetto senza mal cambiare il tono. Aggiunge che Stefano Mele, Il cuo accusatore, può raccontare quello che vuole e alla domanda di come se lo immagina il mostro, risponde: .E' senza volto. Quello che ha fatto è orribile*. Conclude affermando che la famosa Beretta calibro 22 dell'assassino di Firenze, lui non l'ha mai vista. Ma quello non ha proprio la faccia di un mostro, commenta una voce tra il pubblico, un'ottantina di persone che s'assottigliano con il passare delle ore. Ogni tanto Vinci getta un'occhiata dall'altra parte dall'aula, dove In un'altra gabbja c'è suo figlio seduto tra due carabinieri. E' Antonio. 29 anni, che la notte tra il 14 e il 15 gennaio di 28 anni orsono, dormiva nella culla in cucina, mentre sua madre moriva sul pavimento della camera da letto, avvelenata dal gas, a Villacidro. Anche Antonio Vinci è detenuto, oer un reato che ha niente a che vedere con questo processo, ed è in aula in quanto parte lesa per la morte della madre. Antonio nasconde gli occhi dietro lenti da sole, sembra non vada d'accordo con il padre, ma non infierirà contro di lui quando sarà sentito dal presidente: •Anch'io sono qui per sapere la verità*, dirà. Il presidente Carlo Piana fa sedere Salvatore Vinci davanti al microfono, forse spento dato che il pubblico, gli avvocati e 1 giudici popolari, quattro donne e due uomini, sono costretti ad allun gare_U,cpl}o/persentirlo, Dopo alcuni preamboli, il dott. Piana avverte Vìnci che farà delle domande sulla morte di Barbarina Steri, sua moglie e non di Barbara Locci e Antonio Lo Bianco, uccisi nel 1960 da Stefano Mele, il marito di lei. E sarà l'unico riferimento della Corte ai fatti di Firenze. Il presidente comincia a riesumare un episodio accaduto 28 anni fa. E' prepara^ to, pignolo a scavare nella mente dell'imputato. Vinci ricorda che quella sera aveva cenato poi era andato con il cognato Salvatore Steri a giocare a biliardo o forse a dama, in un paio di locali vicino alla chiesa, ma ricorda esattamente che ore fossero. Usciti dal bar ria salutato il cognato e se ne sono andati a casa. E' entrato in cucina, ma non è riuscito ad aprire la porta della camera da letto. Era chiusa a chiave. E' corso a chiamare suocero e cognato: «Venite, deve essere successo qualcosa*. Il padre di Barbarina ha forzato la porta: «Mia moglie era a terra*. Avvelenata dal gas, dirà poi l'autopsia. Ma lei l'aveva avvertito odore di ga^T^gli chiede,; il presidente^ «No, h^-mihare ^%fi^Épiilire ' qualcuno l'ha sentito. •Forse, non ricordo*, risponde Vinci. Sembra anche che Vinci ignorasse che in casa ci fosse una bombola di gas: •Si usava molto il caminetto*. Poi si fruga con imbarazzo nella vita di Barbarina, sul suo presunto amante, la lite che aveva avuto con il marito, la lettera che aveva scrit¬ to prima di morire, un'altra lettera che l'accusava di tradimento con un certo Pili. •Lingue cattive — dice Salvatore Vinci —; volevano far credere che se la intendesse con un giovane che veniva per casa* e la sua voce è alterata da una violenta emozione che ricaccia subito in gola. E aggiunge: «Afa quella lettera provava che mia moglie era innamorata del giovane?* Tocca a me fare le domande, risponde il presidente. Vinci dice che voleva bene a Barbarina: «Quando ho saputo che era incinta, di me, l'ho subito sposata*. Ma dicono anche che non andavate d'accordo, incalza v il presidente: .Non è.vero-. risponde. E salta fuori la sto-, ria di una terza le11era dove la donna manifestava il desiderio di lasciarlo. Voleva trasferirsi a Cagliari, presso le suore, per fare la cameriera a 120 mila lire l'anno e le religiose in cambio la mantenevano e allevavano il figlio. L'interrogatorio continua sui rapporti che l'imputato ha mantenuto con la suocera, Maria Luisa Tibet, dopo il tragico episodio. L'anziana donna è malata, ma ha delegato un legale à rappresentarla come parte civile e se Vinci sarà riconosciuto colpevole, gli chiederà 10 mila lire di danni. • Alle 13, una breve pausa, poi veng-Hio ascoltate le tre sorelle della vittima che abitano a Lecco. La prima è Anna Maria, 39 anni che all'epoca del fatto ne aveva 11. Qualcosa ricordo, in famiglia si sospettava, soprattutto mio padre* mentre la madre è ancora convinta che una donna non s'uccide senza prima essersi cambiata la biancheria intima. Salta poi fuori che in famiglia avevano interpellato prima una medium poi un mago per saperne di più. Poi'tocca a Giuseppina. 44 anni. Ma si, il sospetto c'è: Barbarina era piena di vita. si sarebbe tolta la vita. E .a volta di Emilia 41 anni: •Papà era il più convinto: l'aveva ammassata il marito*. Perché non andavano d'accordo? le chiede il giudice: «Non so, forse perché sospettava che avesse un amante*. Infine viene ascoltato anche il figlio di Vinci. Il giovane volta la schiena al padre e chiede al presidente se può non rispondere alle sue domande. Lei è qui come parte lesa, gli ricorda il giudice. •Ma io voglio stare fuori da questa storia*. Non si è mai chiesto come è morta sua madre? Se è vero che non aveva un comportamento poco corretto? «Cose vaghe, lontane — risponde — io sapevo solo che si era uccisa*. E non che è stata uccisa? •Sono nostre supposisioni*. Di suo nonno? «Penso di si*. Infine sono stati ascoltati due marescialli del carabinieri in pensione che si erano occupati del fatto ed entrambi hanno spiegato che allora avevano fatto il massimo dè.1 loro dovere. E' tutto) nei verbali che hanno già il ' colore pipileioglie secche. Gli. avvocati difensori di Vinci.' Aldo Marongiu e Giuseppe Madia sono soddisfatti. Oggi ci sarà una breve udienza, e domani saranno ascoltati Natalino Mele, l'uomo che ha messo nei guai Salvatore Vinci e un ufficiale dei carabinieri che recentemente lo ha interrogato su quanto era accaduto 28 anni *a. Aldo Popaiz Cagliari. Salvatore Vinci ieri durante la sua deposizione (Ansa)