Una vita contro l'apartheid

Una vita contro l'apartheid E' MORTO ALAN PATON, LAUTORE DI «PIANGI, TERRA AMATA » Una vita contro l'apartheid CITTÀ' DEL CAPO — Alan Paton, scrittore e filosofo liberal sudafricano che denunciò 40 anni fa /'apartheid con un romanzo divenuto famoso, è morto ieri nella sua casa presso Durian. Aveva 85 anni, era stato operato un paio di settimane fa per un cancro all'esofago. Forse non si rende piena giustizia alla figura di Alan Paton descrivendolo soltanto come scrittore e uomo di lettere. A parte la sua militanza politica sul fronte del riformismo liberale contro Vapartheid, Paton trascorse molti anni quale direttore di un'istituzione per giovani «criminali» neri alla quale dedicò passione e disinteresse. Proprio quest'esperienza, e la conseguente famigliarità con gli ambienti più degradati di Johannesburg, gli consenti di evocare in Piangi, terra amata un ambiente tutt'altro che fittizio. Il romanzò al quale rimane legato il nome dello scrittore sudafricano apparve in un anno — il 1948 — estremamente critico, con la spinta nazionalistica e razzista in piena ascesa. Piangi, terra amata possiede una dimensione aspramente realistica e insieme trasparentemente simbolica, incentrata sul viaggio angoscioso del reverendo nero Stephen Rumalo nei bassifondi di Johannesburg, alla ricerca del figlio Absalom (Assalonne, nome, come si noterà, alquanto emblematico), sino a scoprire che il giovane, uscito dal riformatorio, ha ucciso un bianco in un tentativo di rapina, Paradossalmente, il bianco, Arthur Jarvis, figlio di un proprietario terriero, era un inflessibile oppositore del regime razzista. Benché Absalom assicuri di avere ucciso in un momento d'incontrollata paura, egli viene condannato a morte e impiccato: prima di morire sposa la ragazza che aspetta da lui un figlio e che il reverendo prenderà con sé. Ma il nucleo tra l'ideologico e il didascalico di Piangi, terra amata investe il rapporto che s'istituisce tra il reverendo Rumalo, il padre di Arthur Jarvis e il suo giovane figlio. Insieme, essi si adopereranno per migliorare le condizioni della comunità rurale nera. Come si vede, il romanzo di Paton è intriso di partecipazione e, si usa dire, di buone intenzioni. La sua implicita proposta suggerisce una collaborazione tra bianchi liberali e neri disposti a lavorare con umiltà e dedizione per un futuro diverso, ma appare evidente che ciò presuppóne da parte della minoranza oppressa una disponibilità ai tempi lunghi, alla pazienza, all'umiltà, e all'accettazione di un rigoroso codice etico. Oggi una simile prospettiva suona insopportabilmente paternalistica all'intellettualità nera sudafricana, la quale ha espresso tra l'altro scrittori di notevole statura, da. Alex La Guma a Bessie Head, e a molti bianchi liberali come Nadine Gordimer Peraltro, il libro apparve pericolosamente sovversivo alla classe dirigente, subi attacchi e censure, e Paton dovette affrontare anni assai difficili, culminati nel '68 nello scioglimento del partito che egli presiedeva. Il sogno di Absalom, di creare «un altro sistema» per sostituire quello tribale distrutto dai bianchi, suonava nel '48 come un'utopia, mentre oggi appare in qualche maniera inadeguato. Inoltre, il «merendo Rumalo risulta, pur nella sua ferma identità, un nero culturalmente integrato ai modelli europei. In quel contesto, comunque, la presa di posizione di Paton equivaleva a un atto di grande coraggio intellettuale, trascritto in una misura tra l'idillico e il biblico, talvolta sopra le righe ma di indubbio spessore. Il successo internazionale di Piangi, terra amata fece passare ingiustamente in secondo piano il romanzo successivo, Tao Late the phalarope {Troppo tardi il falaropo), del '53, in cui un dibattito sull'identificazione di un uccello tipico del Sud Africa, appunto il falaropo, ricompone la frattura tra padre e figlio afrikaans, ma quando, ci avverte il titolo, è ormai davvero tardi. Nel protagonista, Peter van Vlaanderen, perseguitato e gettato in carcere per la sua relazione con una giovane donna nera, Paton individua le frustrazioni alienanti che percorrono il mondo bianco quando non vuole accettare le dure regole del gioco. In questo modo, Paton completa la sua rappresentazione delle due facce di un universo allucinante e allucinato. Paton merita attenzione anche come autore di narrativa breve, in particolare per le Tales from a Troubled land (Racconti di una terra tormentata), del '65. Il più intenso tra questi racconti ha come protagonista un giovane nero il quale uccide uno dei tre rapinatori che lo inseguono in un deposito di vecchie auto in demolizione, per scoprire poi, sotto il rottame di un autocarro, il corpo della vittima, cioè di suo figlio. Paton prosegue dunque il suo paradigma di irquientanti intrecci famigliari, di. storie private che diventano fatalmente e tragicamente pubbliche ed esemplari. Il titolo del racconto, ricavato letteralmente da T.S. Eliot, acquista una valenza universale, al di là dei confini della realtà stessa del Sud Africa, tale in certo senso da qualificare tutta l'opera di Paton. Si chiama Waste Land, Terra desolata. Claudio Oorlier Lo scrittore Alan Paton

Persone citate: Absalom, Alan Paton, Arthur Jarvis, Bessie Head, Nadine Gordimer, Waste Land

Luoghi citati: Sud Africa