Don Eroina fotografato tra i mafiosi di Giovanni Bianconi

Don Eroina fotografate tra i mafiosi Le immagini scattate in un albergo romano da agenti italiani e americani Don Eroina fotografate tra i mafiosi è Martedì il sacerdote sarà nuòvamente interrogato -1! traffico dì droga tra Usa è Italia scoperto dopo diciotto mesi di indagini » Parte dei ricavati veniva riciclata nell'acquisto di opere d'arte ROMA — Sembrano innocenti foto ricordo di vecchi amici, riuniti lungo il bancone di un bar o attorno a un tavolo di ristorante, e invece sono le immagini che accusano padre Lorenzo Zorza, li «prete della droga». Molte sono state scattate all'hotel Sheraton, nei pressi dell'aeroporto di Fiumicino, dove padre Lorenzo si incontrava coi padrini della mafia che tiravano le fila del traffico di eroina e cocaina tra l'Italia e gli Stati Uniti: Raffaele Fiumara, Michele Bernardo, Vincenzo Riverso. Riunioni conviviali e insieme d'affari, immortalate da agenti dell'Fbi e del servizio anti-droga della Criminalpol. Gli americani scattavano foto in bianco e nero, gli italiani a colori. Poi sono finite tutte sul tavolo del sostituto procuratore di Roma Margherita Gerunda, insieme a dettagliate relazioni, redatte dagli infiltrati, sul contenuto delle conversazioni. Quelle foto padre Lorenzo ancora non le ha viste. Nell'unico interrogatorio sostenuto davanti al giudice Gerunda il prete ha negato ogni coinvolgimento nel traffico di droga e di opere d'arte. Ad un tratto però s'è interrotto, chiedendo la presenza di un difensore di fiducia. Martedì il magistrato tornerà a trovarlo nel carcere di Rebibbia, e gli mostrerà i fotogrammi dove lui compare vestito in borghese, senza il clergyman che indossava nei viaggi tra Roma e New York fatti per conto di «Cosa Nostra». Come giustificherà padre Zorza tanta confidenza con i boss? Terminato l'interrogatorio di Gerunda, comincerà per il «prete della droga» quello del giudice bolognese Mauro Monti, che indaga sul riciclaggio in opere d'arte dei narcodollari. Poi sarà la volta di Pier Luigi Dell'Osso e Matteo Mazziotti, i magistrati milanesi che conducono l'inchiesta sulla morte di Roberto Calvi, visti i legami del prete con Pazienza e la F2. Infine padre Zorza è atteso negli Stati Uniti, dove pure è imputato per la «Pizza Connection n. 2». Ma per ora resta a Roma, inchiodato dall'ordine di cattura del giudice Gerunda che lo accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico di droga e opere d'arte, falsificazione di banconote. Fu decisa un anno e mezzo fa, dal Servizio centrale anti-droga e dall'Fbi, l'apertura di un'inchiesta a Roma sull'esportazione negli Usa di eroina in cambio di cocaina, proprio perché gli incontri tra «padrini» siciliani, calabresi e statunitensi avvenivano nella capitale'. Dietro questo affare ci sarebbe anche un accordo tra «Cosa Nostra» e la mafia turca per lasciare a quest'ultima organizzazione il mercato italiano dell'eroina: brown sugar anziché la polvere bianca che negli Stati Uniti si vende a prezzi più alti. Fin dalle prime indagini la Guardia di Finanza, individuati i flussi di droga da e per l'America, ha scoperto che le centrali dell'organizzazione mafiosa che gestiscono il traffico si sono trasferite dalla Sicilia alla Calabria. A Reggio, Catanzaro e Palmi, le cosche mafiose hanno stretto un'alleanza con quelle della 'ndrangheta. Da 111 fratelli Fiumara, Michele Bernardo e Alfredo Spavento detto ..Trini», dirigevano l'ino al momento dellarresto gli acquisti di cocaina e le vendite di eroina oltreoceano, come una vera società di importexport. In Calabria gli inquirenti sono ficiir1 che ancora si nascondono due raffinerie di polvere bianca destinata ai mercato statunitense. La cocaina proveniente dagli Usa veniva pagata con dollari falsi, per la cui contraffazione la mafia si serviva di una banda napoletana. Il «corriere» dei pag menti era Vincenzo Riverso, uno dei partecipanti ai «vertici» dello Sheraton insieme a padre Zorza. L'ultimo pagamento era di 74.000 dollari, ricavati da 740 biglietti da un dollaro trasformati in banconote da 100. Ma gli americani sa.icvano che quei dollari erano falsi, c il loro valore, nei pagamenti interni all'operazione, veniva ridotto di un terzo. Come le raffinerie, anche il «laboratorio» dei falsari partenopei non è stato scoperto. Parte del ricavato dal traffico di stupefacenti veniva reinvestito, da mafia e 'ndrangheta nel commercio di opere d'arte, e qui rientrava in gioco padre Zorza. Secondo i giudici bolognesi il prete gestiva l'acquisto di quadri da collezione insieme ai coniugi Adria e Vittorio Santunione, nella cui casa di Montecalvo, in provincia di Bologna, padre Lorenzo è stato arrestato quattro giorni fa. Per una di queste operazioni i tre si recarono un mese fa a Zurigo, forse per trattare «L'uccisione di San Pietro martire» un quadro del Tiziano che vale miliardi. Lungo il percorso di questo narcotraffico, mafia e 'ndrangheta hanno seminato anche diversi cadaveri. Il primo fu quello di un certo Vasapollo, arrestato con sei chili di una polverina bianca che tentava di spacciare per cocaina. In realtà era novocaina, e in carcere i sicari di «Cosa Nostra» l'hanno ucciso a bastonate. Altri due regolamenti di conti avvenuti nei mesi scorsi a Reggio Calabria e a Milano vengono considerati dagli inquirenti come altrettanti avvertimenti ad altre famìglie mafiose di non infiltrarsi in un commercio tanto fruttuoso. Giovanni Bianconi