I bocconiani della politica di Giuseppe Zaccaria

I bocconiani della politica Come cambia il rapporto fra Chiesa e società in Sicilia I bocconiani della politica Ventitré gióvani sono i primi «laureati» di Palermo alla scuola dei gesuiti diretta da padre Sorge «Adesso siamo sul mercato, pronti a lavorare per il partito che ci farà le proposte più serie» DAL NOSTRO INVIATO PALERMO — «Si, fra tre settimane saremo sul mercato. Preparati, motivati, pronti per l'uso e soprattutto con un'idea chiara: saltiamo le chiusure ideologiche e mettiamoci a lavorare seriamente per Palermo». Roberto Gaggia. 28 anni, impiegato, laureato, democristiano, parla con la tranquilla sicurezza del bocconiano che alla vigilia della laurea si affaccia sul mondo del lavoro. Per lui, come per gli specialisti sfornati dalla più prestigiosa università italiana, non ci saranno concorsi in serie, passaggi per l'ufficio di collocamento o litanie di raccomandazioni. La strada è spianata. Palermo sta per sfornare i primi «bocconiani della politica». Sono ventitré, per due anni hanno seguito i corsi organizzati da padre Bartolomeo Sorge all'istituto dei gesuiti «Pedro Arrupe» e ades¬ so si apprestano ad affrontare 1 rischi della prima missione. Quella che calandosi nella giungla dei partiti si propone di guarire la politica, di scomporrle i meccanismi per ricostruirla nuova, ridarle un'anima. Il democristiano, . il radicale, il comunista, l'assistente sociale, il sindacalista, il socialista (si, anche un iscritto al partito che considera Palermo il regno «di magistrati e gesuiti») sono pronti a trasferire nell'esperienza quotidiana due anni di dura preparazione. -Tra loro — pronostica Sorge — ci sono le dieci persone che un giorno a Palermo potrebbero cambiare qualcosa». Intanto hanno già cambiato, almeno in piccola parte, il sistema di reclutamento dei «quadri». Si' sa di qualche politico siciliano che, mostrando di preferire la preparazione alla fedeltà, ha avviato sondaggi per l'inse¬ rimento di «corsisti» nella propria segreteria. Altri torneranno alle attività di prima con molti titoli in più. «fo per.esempio non penso di fare politica attiva — dice Angela Agnello, 45 anni, laureata in scienze politiche e impiegata al Comune —. Ma se prima, per vent'anni, avevo potuto solo lavorare per amministrazioni che detestavo, adesso so di potermi impegnare in modi diversi, nei movimenti, nei quartieri Eccolo, forse, il dato comune, la cifra che anche negli anni a venire ed in organizzazioni diverse dovrebbe distinguere i «bocconiani» dai «professionisti» della politica. Impegno, ricerca, lavoro per smontare come in un meccano le contraddizioni del potere, per mettere a coltura tutto quel che di buono Palermo comincia a esprimere. «51, in questa città un "partito trasversale" esiste davvero — dice Fabio Castello, 28 anni, laurea in scienze politiche e lunga militanza nel movimento federalista europeo —, ma solo nel senso di una ventata iVa»1 ria nuova, del momento di rottura contro tutto quel che c'è di sbagliato: i partiti così come sono diventati, il sistema dei condizionamenti incrociati, delle lotte tra fazioni. Io posso anche vivere in una villa con tanto di piscina ma se poi esco, mi impantano nel traffico, vedo le espressioni di chi passa, respiro la violenza di questa città devo capire che, come tutti gli altri, subisco il degrado. Ed è su questo che devo intervenire». Ma lei in quale partito vorrebbe lavorare? «io sono radicale, ma adesso stimo anche la dc...Beh, lavorerò nel partito che mi farà le proposte più serie». L'etichetta di «Sorge's boys» non sembra pesare più di tanto anche a chi dalla cultura cattolica è piuttosto lontano. » Allievo dei gesuiti? Beh, tutti sanno che dai gesuiti si studia sul serio», è il commento più diffuso. Quanto alle prospettive più immediate, al modo concreto di incidere sul futuro di questa Sicilia, le opinioni invece sono un po' diverse. Dopo due anni di lezioni, seminari, dibattiti, dopo corsi di economia, sociologia, storia (anche il sindaco Orlando ha tenuto un seminarlo intitolato -Il governo della città», ovvero, nella sintesi di Fabio Castello, «come e perché governare Palermo è impossibile») c'è chi crede soprattutto alla politica come servizio, chi invece pare più attento al meccanismi dell'economia. 'Io non credo molto all'etica astratta — spiega, didascalico, Roberto Gaggia —, ma allo sviluppo economico, sì. Credo a tutto quel che la dignità del lavoro si trascina dietro, sono convinto che la Sicilia abbia anzitutto bisogno di un bagno di realismo. E al termine di questi due anni, ho anche capito che tutto quel che c'è di passatista a Palermo non è solo nella politica. Prendiamo la Chiesa: ha ricominciato a incìdere, a contare solo quando è riuscita a fare un bagno di laicità, a sintonizzarsi coi bisogni della gente». Di questo «bagno» Bartolomeo Sorge è stato sicuramente uno degli artefici. Tre anni a Palermo già sono valsi ad accreditargli la nascita di una giunta, interviste che messe assieme ormai formerebbero qualche tomo, ma soprattutto l'attenzione di .gruppi e comunità di mezza Europa. «Un'astensione forse eccessiva — fa lui —, che finora ha riguardato solo Ifdea, prescindendo del tutto dai risultati». L'idea di una nuova scuola di politici' destinata a formare non quadri ma coscienze. Da quando l'istituto «Pedro Arrupe» ha cominciato i suol corsi, in Italia sono nate altre settanta iniziative simili. Sorge rigira soddisfatto fra le mani un elenco che gli. è stato appena fatto arrivare: Milano, Genova, Torino, ma soprattutto città del Sud. Ad Avellino, Bàri, Cosenza, Chieti, Foggia, Lamezia Terme, Macerata, Napoli, Nardo, Taranto, Teramo, Caltanisetta, Piazza Armerina, su iniziative delle Curie, di associazioni e fondazioni stanno nascendo istituti che, ciascuno a suo modo, tenteranno di formare il politico di domani. Proprio ieri i docenti dèi corso di formazione politica dell'istituto «Pedro Arrupe» hanno tenuto la riunione conclusiva, e l'ex direttore di «Civiltà Cattolica» nel solito, affabile tono, ha proposto loro un nuovo, enorme salto di qualità. Tutto bene, ha ' detto Sorge, ma adesso dobbiamo migliorare: che ne direste, per il futuro, di rendere i corsi un po' meno simili a quelli universitari e un po' più vicini a quelli anglosassoni? Altra proposta che comincia a farsi strada è quella di impiegare i migliori fra i •bocconiani» dell'istituto Arrupe in un lavoro più diretto, più immediato. Corsi, dibattiti, seminari da tenere all'Arehella come a Ballare, nelle associazioni culturali come nelle sezioni di partito (quelle, almeno, che lo richiedessero) nel tentativo di innescare più rapidamente un effetto moltiplicatore, di stimolare il cambiamento. Giuseppe Zaccaria

Persone citate: Angela Agnello, Bartolomeo Sorge, Fabio Castello, Pedro Arrupe, Roberto Gaggia, Sorge