«Armi? Credevo di fare caffettiere » di Cesare Martinetti

«Armi? Credevo di fare caffettiere » Le ditte artigiane di Pistoia accusate di aver fornito bombe all'Iraq «Armi? Credevo di fare caffettiere » «A settembre c'era crisi nera, la Fàimpex ci ha ordinato quei particolari metallici e a noi non pareva vero» «Ora ci vogliono far passare per trafficanti, ma chi ci paga i danni?» - «Molti rischiano di chiùdere» DAL NOSTRO INVIATO PISTOIA — A San Marcello, sulla montagna pistoiese, questa storia di essere diventati In tanti, improvvisamente, fabbricanti di armi, trafficanti di bombe, esportatori e fornitori di guerra per l'Iraq, non va giù a nessuno. Qui, dicono, non si sapeva niente: «Noi abbiamo ricevuto delle ordinazioni per particolari metallici. Si poteva sapere a che cosa sarebbero serviti?» No. E possono anche avere ragione questi artigiani pistoiesi consorziati sotto la sigla «La Ferriera» che sa di vecchia fabbrica con ferro e carbone e che in realta è un moderno e solidale consorzio di ventidue aziende, 192 dipendenti. 14 miliardi e 700 milioni di fatturato all'anno di minuteria metallica. E' anche qui che i carabinieri hanno scoperto pezzi di bombe destinati all'Iraq nella clamorosa operazione di Fiumicino in cui è coinvolto il governo di Baghdad. I carabinieri, loro, non li avevano mal visti e mai pen¬ savano che sarebbero venuti a cercarli con ordini di perquisizioni e comunicazioni giudiziarie. . E invece il mattino del 23 marzo ce li siamo trovati qui». Quintino Nesi, titolare deUa «Nesi RQM», tre operai, racconta la sua sorpresa. 'Noi avevamo i pezzi fatti già pronti in bidoni che tenevamo qui, davanti alla porta, senza nessuna ragione per nasconderli I carabinieri mi hanno detto: "Ma come, li tenete qui?" Io, che non avevo ancora capito bene, ho risposto con una battuta: e dove devo tenerli, in camera da letto?» Non sapeva ancora il signor Quintilio, che quei pezzetti di metallo da 14 millimetri con cinque forellini. erano in realtà particolari che gli iracheni avrebbero utilizzato per confezionare le micidiali bombe cluster. 'E come facevamo a saperlo? Noi qui si lavora per un sacco di aziende, la Fiat, l'Alfa Romeo. Ci ordinano particolari metallici e noi li facciamo, a volte senza neppure sapere che uso avranno. E' il nostro lavoro. A me quei particolari sembravano tanto vaporizzatori per macchinette del caffè». A settembre («un periodo di crisi nera», dicono qui a San Marcello) era arrivato questo ordine della Faimpex di Roma, un'azienda che si presentava davvero come un normale cliente, con il pregio di dimostrarsi molto solvibile e molto interessata ad una commessa di quasi due miliardi, per l'esattezza mille e 800 milioni Ha fornito i disegni dei manufatti che gli servivano e sei aziende del consorzio si sono equamente spartite il lavoro. Al laboratorio del signor Quintilio è arrivata una commessa per 120 milioni che richiedeva però un investimento di sessanta per avere in leasing il tornio adatto a costruire il "pezzo". •Noi quei sessanta milioni li abbiamo pagati, e ora cosa ne facciamo del tornio? Chi ci ripaga i danni?». La preoccupazione è forte, lo smarrimento per lo smacco molto sincero. 'Non possiamo mica chiedere ai committenti le loro intenzioni, mica possiamo sapere cosa vogliono fare dei pezzi che ci ordinano. Noi eseguiamo. Ora ci vogliono far passare per trafficanti di armi, per disonesti. E pensare che in questa zona, quando si lascia la macchina parcheggiata, non si tolgono nemmeno le chiavi dal cruscotto...» Ilvo Ducei presidente del consorzio, è più preoccupato per le prospettive del consorzio che dall'eventualità di essere coinvolto nell'inchiesta: 'Giuro che del traffico di armi non ne sapevamo niente. Anzi, dico solo che siamo rovinati. Per soddisfare la commessa, alcune imprese si erano esposte economicamente. Ora, con il sequestro, chi paga la merce che avevamo prodotto? Qui, se questo mezzo miliardo non rientra, saltano una decina di imprese e con loro il consorzio». Proprio nessun sospetto, neppure una cosi spropositata quantità di 'Vaporizzatori per caffettiera» da man¬ dare in Iraq ha fatto dubitare gli artigiani di San Marcello? 'Ci avevano detto che quei materiali erano minuteria metallica di accessori per la casa. Il materiale fornito — ha replicato ieri la "Ferriera" con un documento firmato da tutti i soci—faceva parte di piccole utensilerie che la società cooperativa già produceva con caratteristiche dimensionali e visive simili». Con un eccesso di zelo, gli artigiani di San Marcello (tutta gente di sinistra) hanno fatto sapere che «se il consorzio avesse pensato che questi piccoli prodotti potevano essere usati come mezzi di morte, non avrebbe mai accettato la commessa». E per finire l'annuncio della denuncia per truffa alla Faimpex: la commessa doveva durare fino all'agosto dell'88 e ci sono due mesi di forniture arretrate ancora da incassare. Cesare Martinetti (Altri servici a pag. 7)

Persone citate: Ilvo Ducei, Nesi, Quintino Nesi