Mitterrand, il seduttore

Mitterrand, il seduttore Mitterrand, il seduttore DAL NOSTRO INVIATO PARIGI — E' un po' di tempo che Francois Mitterrand predilige le metafore affettive a quelle politiche, i progetti esistenziali ai programmi che ti vincolano, il potere carismatico all'obbligo di governare, lo stile del retore alle scelte, forzatamente conflittuali, dell'uomo d'azione. C'è qualcosa nel suo modo di far campagna che ricorda il moralismo di Jesse Jackson, l'ingenuo pastore americano che sembra uscito da un film di Frank Capra, e qualcosa che ricorda anche il cinismo di Andrcotti. Dal primo ha preso il tono angclico-ribellistico di chi non vorrebbe far politica ma purtroppo è chiamato a farla, dal momento che nessun altro incarna come lui la frustrata coscienza morale della nazione. Da Andrcotti ha preso la regola d'oro secondo cui il potere logora soltanto chi non ce l'ha. Mitterrand gioca su due tasti, con astuzia impressionante: la matti¬ na fa l'americano, e sospira che no, non lo fo per piacer mio ma per far piacere a Dio. La sera si italianizza e mostra le unghie di un uomo politico non sempre esperto nell'arte del governo ma proprio per questo consumato, pronto a ogni trasformismo pur di mantenere il potere. E' così, giocando su due tasti, che il presidente candidato è divenuto immensamente popolare, ha confuso e cotto gli avversari, ed è relativamente sicuro, adesso, di vincere le elezioni. L'astuzia a dire il vero non è una sua personale invenzione. Mitterrand ha fiutato lo spirito del tempo, sa che dovrà governare con maggioranze composite, ha visto prima di altri il mutamento delle opinioni pubbliche. E a questi mutamenti si è adattato, morbido come plastilina calda. Primo grande mutamento: lo straordinario successo che ha la psicanalisi, in questa campagna elettorale. Nelle librerie si accatastano libercoli sull'infanzia dei singoli candidati, sui rapporti con la mamma troppo protettiva o troppo poco, col fratello troppo condiscendente oppure terribilmente invidioso, e poi sui rapporti col denaro, il parroco, il giocattolo. Su Liberation, quotidiano chic di Parigi, uno psicologo di nome Miller commenta sistematicamente le apparizioni televisive dei duellanti, e con minuzia ne elenca i lapsus, le libido rimosse, la femminilità dell'uno o la mascolinità dell'altra. L'essenza dell'uomo politico, in tal modo, diventa preminente, metro di giudizio quasi esclusivo. Non conta sapere quel che intende Fare, ma quel che è capace di Essere. E' il trionfo finale dell'aggettivo. Mitterrand è gradito perché simpatico, paterno, rassicurante. Chirac perché ardente. Barre perché bonario, e quando spiega l'ecoBarbara Spinelli (Continua a pagina 2 in prima colonna) In Francia la psicoanalisi prevale sulla politica

Persone citate: Barre, Chirac, Francois Mitterrand, Frank Capra, Jesse Jackson, Miller, Mitterrand

Luoghi citati: Francia, Parigi