L'impero

La mia caccia grossa ai capolavori INTERVISTA CON THYSSEN, CHE LASCIA LA COLLEZIONE A MADRID La mia caccia grossa ai capolavori «Voglio che i due terzi dei dipinti restino insieme per sempre», spiega il barone - E racconta come divenne collezionista proprio per rimettere insieme la raccolta del padre, smembrata tra vari eredi - «Non cerco dipinti per il loro valore, ma per la loro bellezza» Dorme sotto due Renoir e un Marcel, e desidera «grandi Rembrandt, Botticelli e Vermeer» - Le corse a Mosca col suo jet Ieri a Madrid Hans Heinrich Thyssen-Bornernisza e il ministro della Cultura spagnolo hanno firmato l'accordo in base al quale 700 quadri appartenenti alla collezione del magnate svizzero-tedesco saranno affidati al Museo del Prado. Poco tempo prima, raggiunto a Lugano da un inviato del Times, cosi il barone aveva raccontato la sua avventura di maggiore collezionista privato del mondo, confidando la volontà di impedire che la sua raccolta un giorno possa essere dispersa. il giovane Helnl Thyssen si accorse per la prima volta dei quadri quando pensò .che a casa ce n'erano fin troppi. Mio padre ne disseminava ovunque. Non si salvava un muro. Ero certo che per tutta la vita non avrei più dovuto comprarne uno». Abbiamo motivo di essere grati al barone Hans Heinrich Thyssen-Bornernisza de Kaszan per aver cambiato totalmente idea, e per essere diventato 11 più grande collezionista privato di dipinti (compresi i moderni) del mondo. Alcuni esperti non sarebbero d'accordo, sostenendo che la regina Elisabetta ha una collezione di tesori artistici che supera anche i 1600 quadri del barone. «Si, forse; ammette il barone con la misuratezza dell'uomo le cui vecchie buone maniere lottano con l'orgoglio per ciò che possiede, •ma non credo Sua Maestà possa essere veramente considerata una "collesionista": n barone vuole dire che la regina non spende come lui la maggior parte del suo tempo per l'arte, frequentando mercanti, inaugurando esposizioni, o trattando più di duecento offerte l'anno per afferrare,,, un'occasione, (la maggior parte'senza valóre,' molti, falsi), tutto al solo fine di arricchire la collezione. L'impero H mese scorso, 11 meglio del Vecchi Maestri del barone, cinquanta dipinti e pannelli che si ritiene valgano oltre 570 miliardi di lire, si poteva ammirare a Londra, molti pezzi per la prima volta. L'esposizione della Royal Academy era un'importante occasione culturale che non sarebbe, mai esistita se il giovane Heini non avesse radicalmente mutato le sue idee sull'arte, quand'era un ragazzo nella casa dì famiglia sulle rive del lago di Lugano. Negli Anni 30, il padre stava estendendo l'immensa fortuna di famiglia creata dal nonno. Auguste, con il carbone e l'acciaio, alla nautica e alle banche. .Ma noi eraiximo perplessi. Mio padre spariva per giorni. Eravamo soli- ti trovare il suo ufficio vuoto... e i libri d'arte sparsi ovunque. Ora mi rendo conto che era partito alla caccia di un nuovo dipinto: Presto sarebbe apparso quasi di straforo un nuovo dipinto nella galleria di famiglia, un luogo consacrato al personale piacere del primo barone. Quando mori 11 padre, nel 1947, l'attuale barone Thyssen, allora ventlseienne, ebbe il compito di ricostruire ; l'impero economico familiare: i dock di Rotterdam erano ridotti a macerie. Le dodici navi della flotta erano tutte affondate. I cantieri navali di Brema e le miniere di carbone del Reno erano in rovina. «Si, un periodo affascinante: dice 11 barone minimizzando. Un altro problema, in un ambito più limitato, era lo smembramento della collezione paterna di Lugano. Un tribunale svizzero aveva sconvolto la fondazione del padre: i dipinti erano stati divisi tra Heinrich, il fratello e le due sorelle. •Sapevo che era sbagliato. Riunire quella collesione era stata una cosa importante nella vita di mio padre. I quadri dovevano tornare insieme. Uno per uno, ne comprai molti dai miei familiari. La maggior parte. Ma alcuni pezzi sarebbero rimasti fuori della collesione, questi volevano tenerli per sé. Perché la mia idea è sempre stata di esporre la collesione al pubblico. Sapevo che quei vuoti andavano riempiti: Cosi nacque un collezionista. •Fino ad allora, spiega, i quadri per me erano soltanto decorazioni. Ma presi a considerare l'arte sotto altri aspetti. Per esempio, dissi alla mia banca olandese di non appendere più riproduzioni sui muri della direzione: pezzi originali, se ben scelti, avrebbero conservato un valore. Non compro per fare un investimento. Cerco soltanto di non fare,sciocchezze: quando pago il giusto presso so di' aver ' acquistato qualcosa il cui valore non diminuirà nel tempo^. Nessuno si è mai mosso tra tante bellezze come questo nobiluomo a Villa Favorita. Vetri inestimabili, stupendi mobili con porcellane in ogni corridoio: un uovo di Fabergé come fermacarte nello studio, dove una vista del lago si divide l'attenzione del visitatore col Vecchio ponte di Waterloo di Duran, un Monet, un paesaggio di Cézanne, La Verge, macchie di colore degli impressionisti preferiti dal barone, Friedrich, Nolde e Punì, per cui i musei sarebbero pronti a qualsiasi offerta. Ma a stupire è la camera da letto. Quando ogni mattina il barone apre gli occhi, è salutato dall'immortale Renoir Giovane donna con parasole in un giardino; voltando appena il capo scorge un secondo Renoir, Campi di grano; un Manet Rifratto di un'amazzone; un Morisot; una foresta di Pissarro; artisti moderni americani sparsi... e tre importanti inezie di Toulouse-Lautrec. Dei suoi 572 Vecchi Maestri, 400 erano della collezione paterna. Tutti i quasi 900 dipinti moderni sono stati comprati da un giovane che un tempo 11 definiva •spassatura di nessun interesse-. Era davvero cosi contrarlo? «Sì, ho dovuto subire un lavaggio del cervello. Ho cambiato modo di pensare. E l'ho fatto del tutto spontaneamente. Mi resi conto del fatto che non aveva senso respingere la produzione moderna senza averla almeno esaminata. Dal XVIII secolo avevamo avuto grandi progressi in tutti i campi dello scibile. Com'era possibile che soltanto l'arte fosse rimasta ferma? Cercai di capire. Avrei comprato due quadri, uno bello e uno brutto, e a furia di guardarli avrei capito la differenza. Fu questo il cambiamento filosofico nel mio atteggiamento: Non è mai stato spinto da quell'ansìi di possedere del collezionista, cosi spesso messa alla berlina? •Per me stesso? No. Deve sapere che sovente non riesco neppure a vedere molti dei miei quadri più famosi. Sono qui di rado. Magari per due o tre mesi l'anno. Tuttavia posso averne un grande piacere, quando mi ricordo di un quadro, o ne trovo uno citato su un libro, e posso andarmelo a rimirare nella sala accanto. Ma per il possesso, per me stesso... No. La gioia sta nel sapere che un nuovo acquisto rende migliore la collezione... più completa.. Sceglie gli acquisti perso¬ nalmente? •Certo. Un tempo ero consigliato in tutto da Rudolf Heinnemann, amico di mio padre e storico dell'arte. Ma ora decido da solo: Ha mai sbagliato a dire no? «£' probabile: Ha sbagliato mai a dire si? •Naturalmente. Tengo in quell'angolo, come memento, un quadro che doveva essere un Mondrian. Chiesi a un commerciante d'arte se era davvero un Mondrian. Lo pagai come un Mondrian. una crosta. Ve: de qui., e qui.* le linee non arrivano al bordo della tela. Quel commerciante? Scoprii più tardi che era a corto di denaro... è cosi che vanno questo tipo di affari: Ci sono ancora vuoti nella collezione? •Molti. La maggior parte dei quali non saranno mai colmati. Non ho grandi Rembrandt, né Botticelli, né Vermeer. Credo non ce ne siano più da scoprire, e probabilmente nessuno che possa arrivare da mani private. E i russi hanno alcuni meravigliosi modernisti che adorerei: Il rapporto del barone Thyssen col governo sovietico e affascinante. Presto avverrà il quarto scambio di quadri tra una nazione che considera la proprietà un furto e uno degli uomini più ricchi del mondo. Al barone è concesso di andare a Mosca col suo Jet privato e di visitare i magazzini sovietici di opere d'arte (collezionate da ricchi commercianti nel periodo prerivoluzionario e mai viste in Occidente), indicando quali opere vuole prendere in prestito per il suo palazzo di Lugano. La beffa •Naturalmente c'è una grande differenza filosofica tra di noi. Ma c'è una più grande frenesia culturale che spinge i russi. Fanno code di giorni per vedere i Vecchi Maestri di mio padre, che ho dato loro in contraccambio. I 15 mila cataloghi che avevo portato con me l'ultima volta, sono stati venduti in due giorni.. Naturalmente l barone non fu del tutto serio quando, a una cena ufficiale con i russi, offri di regalare all'Urss la sua collezione se si fosse abbattuto il muro di Berlino, un'offerta che fini su tutti i giornali del mondo. •Fu uno scherzo, al termine del mio discorso. La cosa seria è che l'arte può essere un ponte.. Il barone, sebbene in blazer blu e un'aria da David Niven nella sua conversazione brillante, è un uomo cosmopolita: mi meraviglia che sia ancora cosi generoso con gli inglesi; i nostri connazionali non sempre l'hanno trattato col dovuto rispetto. Thyssen ha due splendide case In Inghilterra e tuttavia la nostra stampa scandalistica ha bersagliato in tutti i modi i suoi quattro precedenti matrimoni, e specialmente l'ultimo divorzio. La causa all'Alta Corte, in cui l'ex moglie cercò di dimostrare che il patrimonio del barone non ammontava a 400 milioni di sterline (889 miliardi di lire) ma a 1200 (2640 miliardi), scatenò battute del tipo: .Scommetto che il barone vorrebbe appendere al muro qualcuna delle sue Vecchie Consorti al posto dei Vecchi Maestri: n barone fa un ampio sorriso: .Non l'ho mai dimenticato. Gli inglesi volevarjo sapere quanto fossi ricco, ma non lo feci sapere e loro non se la presero. Spiano la mia vita privata, ma sempre con grande humour. E' anche una cosa divertente. Mai tedeschi sono diversi. Quando i loro giornali scrivono di. me, non ridono. Sono freddi come il ghiaccio: Non è imbarazzante possedere cosi tanti dipinti favolosi? .No., n silenzio cresce. Davvero? Non soltanto per il peso di una simile responsabilità, ma anche per certe critiche per cui. cosi tanti tesori artistici mondiali non dovrebbero essere nelle mani di un solo uomo? « No, assolutamente no. Se ora i quadri hanno un tale valore economico, non è colpa mia. La collezione di mìo padre non era valutata più di 10 milioni di dollari (12 miliardi di lire) quando ne venni in possesso. Non collesiono i dipinti per il loro valore, ma per la loro bellezza, la loro rarità. Ho ancora il primo quadro che comprai, un Nolde. Non so quanto valga. Ma so che vale per.me. E posso dire che grazie alla mia collesione, milioni di persone possono ammirare quadri che avrebbero potuto essere rimasti sepolti.. E' questa un'affermazione facile da sostenere. L'amministratore della collezione, Irene Martin, ha detto che lo scorso anno sono stati 250 mila i visitatori che hanno fatto la fila nella compatta galleria di Lugano. Quest'anno, oltre a Londra, altre collezioni di Thyssen attireranno il pubblico a Madrid, Vienna, Barcellona, Berlino, Zurigo... e Novosibirsk. La nostra conversazione fu interrotta dall'arrivo di un pacco .dal museo Getty, signore.. Questo, dice il barone, è stato un altro passo nella complicata trattativa che stabilirà la destinazione finale della collezione: si è già deciso ohe due terzi dei dipinti resteranno insieme (e la Fondazione Getty, come molti altri, vorrebbe ospitarli), mentre 1 rimanenti saranno divisi tra 1 quattro figli e la figlia. D barone Thyssen-Bornemisza è chiaramente soddisfatto dall'assicurazione che la sua collezione, a differenza di quella del padre, sarà in buona parte preservata nel . suo insieme («Si, insieme. Per, sempre.); e non poco deliziato dal fatto..che il figlio Georg-Heinrich abbia corriin- ■ ciato una propria collezione: non pensando ovviamente che di quadri in casa ce ne fossero .anche troppi.. Brian James Copyright di «The Timi-.» e per l'Italia di «La Stampa» Londra. 11 barone Thyssen-Bornemisza accanto al suo ritratto dipinto da Lucian Freud (Foto Royal Acadcmy of Aris)