«Così le armi illecite via Iran»

«Così le ami illecite via Iran» Un superteste rievoca le vendite di elicotteri Agusta tra il 72 e il '75 «Così le ami illecite via Iran» Parla il capitano del Sid che autorizzò affari per centinaia di miliardi con Teheran - «Siria e Giordania erano in guerra con Israele, si doveva aggirare l'embargo» - L'ex ambasciatore Cottafavi replica: «Fu tutto regolare, e Vittorio Emanuele non entrò neppure nella nostra sede diplomatica» ROMA — D giudice Sica ha appena ricevuto il fascicolo veneziano sul traffico d'armi che coinvolge l'erede al trono Vittorio Emanuele, e sfoglia i verbali redatti dal collega Mastelloni. «£' ancora presto per dire cosa succederà — dice —, devo studiare gli atti». E* ancora presto anche per sapere se e come si potrà fare un processo a un esule che non può varcare la frontiera italiana. Nessuno, nei sei piani del palazzo di Giustizia di Roma, sa dare una risposta su questo inedito caso giuridico. Da Venezia il giudice che ha trasmesso gli atti fa sapere che il problema non lo riguarda: -Adesso se la vede Roma. Io credo che l'inchiesta si possa fare, il magistrato può andare ad interrogarlo all'estero. Se poi risulterà colpevole, mandare il principe in galera è l'unico modo per farlo rientrare in Italia*. Mastelloni parla come chi è convinto che l'inchiesta debba concludersi con delle condanne per i quattro personaggi chiamati in causa nella vendita di elicotteri Agusta destinati all'Iran e che Invece, via Teheran, sono finiti in Giordania: oltre a Vittorio Emanuele, il conte Corrado Agusta, l'ex-minlstro democristiano Mario Pedini e l'ex-ambasciatore nella terra dello Scià, Luigi Cottafavi. Ieri si sarebbe aggiunto all'inchiesta condotta da Mastelloni un nuovo imputato: Benito Petrucci, ex ufficiale delle Marina italiana e, negli anni Settanta, responsabile commerciale della Motofides di Livorno, azienda specializzata nella produzione di siluri A Petrucci sarebbe stata contestata la vendita di oltre 300 siluri al Sudafrica con falsa destinazione in Perù. Loro, gli indiziati, stanno già preparando la loro linea di difesa. Cottafavi, che adesso è in pensione, aspetv ta di essere convocato da Sica per chiarire la propria posizione. 'Sono un onesto servitore dello Stato — spiega — e non riesco a capire da dove il magistrato abbia potuto tirare fuori l'accusa di "infedeltà". Io, nel periodo in cui sono stato a Teheran, ho fatto l'intermediario in tutti gli investimenti italiani in Iran, ma mai mi sono occupato delle forniture dell'Agusta, perché la ditta aveva dei contata personali, e non si serviva dell'ambasciata: Il diplomatico sostiene di aver incontrato varie volte, a Teheran, Vittorio Emanuele, ma di non averlo mai fatto entrare nell'ambasciata proprio per rispetto della Costituzione che vieta agli eredi di Casa Savoia di mettere piede in territorio italiano. Secondo l'accusa, Cottafavi faceva da tramite tra il principe e il generale Toffanian, il potente capo delle forze logistiche della Persia, che curava l'ammodernamento dell'esercito dello Scià e che avrebbe sottoscritto i falsi certificati di uso finale. 'Toffanian l'ho incontrato in gualche ricevimento, ma non ci ho mai fatto affari: dice l'ex-ambasciatore. »Del resto — aggiunge — se l'Agusta voleva vendere gli elicottoi alla Giordania, non vedo perché doveva fare la triangolazione attraverso l'Iran: Il perché lo spiega un super-testimone del commercio bellico dei primi anni Settanta, il capitano di fregata Angelo De Feo. Tra il 1972 e il 1975 (esattamente il periodo in cui sarebbero avvenute le triangolazioni denunciate da Mastelloni), De Feo sedeva come rappresentante del Sid nel Comitato che rilasciava le licenze all'esportazione di armi. «Verso la Giordania, la Siria e un altro Paese dell'area medioorientale — racconta — ci fu ordinato di non concedere autorizzazioni, in guanto Paesi belligeranti con Israele. Per questo era necessario aggirare l'embargo. Inoltre ricordo che in quegli anni cominciò il periodo d'oro dell'Agusta proprio con le forniture all'Iran. Concedemmo autorizzazioni per l'esportazione a Teheran di almeno un centinaio di elicotteri, per un valore di decine e decine di miliardi. A noi, ovviamente, sembrava tutto regolare: E' probabile che De Feo, dopo queste affermazioni, sarà ascoltato come testimone dal giudice Sica. Anche i «denunciati» da Mastelloni saranno interrogati dal magistrato romano. Cottafavi è già comparso sette volte davanti a Mastelloni, a Venezia, che perù mai gli parlò dell'Agusta. Anche il conte Agusta e Pedini furono interrogati e quest'ultimo fu costretto, il 14 agosto scorso, a rimanere una notte in camera di sicurezza per 'farsi tornare la memoria' su alcuni episodi. Per il giudice, ma lo conferma anche De Feo, nulla avveniva prima del 75 in materia di commercio delle armi senza che al ministero degli Esteri ne fossero a conoscenza. E Pedini, all'epoca, era sottosegretario alla Farnesina. Resta il problema di come procedere nel confronti di Vittorio Emanuele. Alla Procura aspettano che l'inchiesta vada avanti per scegliere come muoversi. I pareri di giuristi ed esperti di diritto internazionale per ora convergono sull'analogia con l'estradizione temporanea: ma è dubbio che, per far venire in Italia un indiziato, anche solo per compiere determinati atti processuali, si possa infrangere la Costituzione. ' .. g. bia.