Il «ritorno» dei principi di Sergio Romano

Il «ritorno» dei principi Cambogia, Tibet e Afghanistan Il «ritorno» dei principi Vi è un capitolo di storia contemporanea che potrebbe intitolarsi il «ritorno dei principi». Il principe Sihanuk, che fu capo dello Stato cambogiano fino alla rivolta di Palazzo del marzo 1970, si sta adoperando da Bangkok per «incontri di pace» con il governo di Phnom Penh. Il Dalai Lama — che è una sorta di principe teocratico — ha lanciato un proclama da Delhi, dopo gli ultimi incidenti di Lhasa, per incitare i tibetani alla moderazione. E Zahir, re dell'Afghanistan sino al colpo di Stato militare del 17 luglio 1973, non dice nulla, ma lascia che il suo nome venga citato di tanto in tanto a Ginevra, Kabul, Islamabad e New York come quello d'un possibile arbitro per la costituzione di un governo afghano di solidarietà nazionale. Potremmo liquidare questi episodi come altrettante bizzarrie della storia, ma tre «coincidenze» possono nascondere una legge o quanto meno una tendenza nella politica internazionale di questo scorcio di secolo. Cominciamo con l'osservare che i tre «principi» hanno avuto in questi anni profili politici e ruoli completamente diversi. Zahir, che vive a Roma da quindici anni, ha adottato fin dall'inizio del suo esilio un atteggiamento di grande discrezione e apparente distacco. Sihanuk, che ha passato diciotto anni fra Pechino e Bangkok, non ha mai cessato di partecipare, dall'esterno, alla vita politica del suo Paese. Il Dalai Lama, che ha lasciato il Tibet dopo il fallimento della rivolta anticinese del marzo 1959 e tiene in India una sorta di corte religiosa, non ha mai rinunciato alle sue prerogative di capo spirituale del buddismo tibetano. Non abbiamo gli elementi per ricostruire la loro biografia politica dal giorno dell'esilio. Non sappiamo di quale seguito godano in patria e su quali forze si appoggerebbero per regnare o governare se ritornassero sul «trono». Non sappiamo neppure, a maggior ragione, se intorno alle loro persone si sia costituito un progetto politico con qualche possibilità di successo. Ma il fatto che a tanti anni dalla loro partenza possa parlarsi, sia pure in modo diverso, d'una loro «restaurazione», dimostra che essi non assomigliano ai principi spodestati da cui erano affollati i casinò d'Europa dopo la Prima e la Seconda guerra mondiale. Si tratta di un fenomeno nuovo che concerne particolarmente il «Terzo Mondo» e merita una breve riflessione. Sono apparse nel Terzo Sergio Romano (Continua a pagina 2 In quarta colonna)

Persone citate: Dalai Lama, Zahir