Tangenti Genova ai bivio di Guido Coppini
Tangenti, Genova ai bivio Oggi la Procura decide se cedere l'inchiesta a Milano Tangenti, Genova ai bivio La trasmissione degli atti eviterebbe alla Cassazione di pronunciarsi sul conflitto di competenze Un magistrato: «E' la soluzione più ragionevole, consente di guadagnare un mese di tempo» GENOVA — Forse già oggi la procura di Genova deciderà se trasmettere alla magistratura milanese gli atti relativi all'inchiesta sulle tangenti (ora affidata ai giudici istruttori Vincenzo Basoli e Giorgio Ricci), che ha al centro i tre ex ministri Darida, Nicolazzi e Vittorino Colombo. 'Questa soluzione — spiega un magistrato — appare la più ragionevole. In quanto consente di evitare l'inevitabile perdita di tempo, un mese e forse più, necessario alla Cassazione per indicare la sede giudiziaria conpetente». La tentazione di «difendere» l'indagine è comunque forte: se l'Inquirente (per effetto del referendum) dovesse trasferire i suoi poteri alla magistratura ordinaria, quella di Genova sarebbe la prima procura ad inquisire ex ministri, un fatto storico. Milano, da parte sua, ha sollevato il problema di competenza alla Suprema Corte, sostenendo la propria «legittimità giudiziaria territoriale» a condurre un'indagine su fatti e misfatti compiuti in gran parte in Lombardia. La procura del capoluogo lombardo non ha perso tempo: ha già avviato un'istruttoria, inviando a Bruno De Mico (per ora) una comunicazione giudiziaria che ipotizza reati valutari. Urta Sorprèsa è sempre' possibile: la magistratura di una qualsiasi città potrebbe richiedere gU atti se dimostrasse che nella sua giurisdizione sono avvenuti i reati più gravi. Concussione, per esempio, invece delle imputazioni di corruzione finora contestate. Gli interrogativi sono molti, rea gli inquirenti ritengono che almeno una parte di essi potrebbe risolverli la testimonianza di Gabriele Di Palma, ex diret¬ tore generale ai Lavori Pubblici (con Nicolazzi). Si dice che Di Palma — latitante in Svizzera — abbia portato con sé tabulati, quasi un bis di quelli di De Mico, con le annotazioni degli «affari neri» dei quali sarebbe stato protagonista e testimone durante i suol sette anni di permanenza al ministero dei Lavori Pubblici. 'Senza Di un'inchiesta, se non proprio zoppa, atméno 'claudicante., " ammette un giudice. Intanto le sigle (con accanto la cifra della tangente pagata) contenute nel tabulato segreto della Codemi sono state quasi tutte decodificate. Ne mancano alcune che probabilmente rimarranno segrete: nemmeno l'architetto Bruno De Mico, il grande pagatore, si dice in grado di dedifrarle. Spese personali, o vuoto di memoria, o desiderio di proteggere qualcuno: sono queste le ipotesi. Non sono stati pagati soltanto ex ministri o burocrati di più o meno alto grado, ma una miriade di picccli amministratori comunali dell'hinterland milanese. Una serie di riscontri dei floppy-disk, le cassette della contabilità segreta, ha consentito di accertare che sigle e cifre riferite a partiti indicano in realtà «qualche'milione versato per feste di propaganda e non a centrali di schieramenti politici». Hanno attinto alla grande fonte amministratori di Comuni, geometri, professionisti. La contabilità nera era divisa in due parti. Una, quella delle regalie, annotava pochi milioni a chi poteva facilitare una pratica. L'altra, riguardante le tangenti vere e proprie, si riferiva ad alti destinatari. Guido Coppini
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