Badoglio e la commedia dei due armistizi

Badoglio e la commedia dei due armistizi UN MEMORIALE INEDITO DEL CONSOLE MONTANARI SUI NEGOZIATI CON GLI ANGLO-AMERICANI Badoglio e la commedia dei due armistizi Mezzo secolo e un'imponente documentazione non sono bastati per chiarire il modo con cui il governo del mar. Badoglio ottenne dagli anglo-americani di uscire dalla guerra. Un memoriale inedito del console Franco Montanari, collaboratore e interprete del gen. Castellano nelle trattative armistiziali, consente di tornare sull'argomento. Montanari era di Moncalvo (Asti), figlio di un generale, caduto e medaglia d'oro nella prima guerra mondiale, e di un'americana che lo fece educare negli Stati Uniti. Suo padre era cugino di Badoglio che, quand'era ambasciatore a Rio de Janeiro, passava da Boston e si recava a colazione da sua madre. La quale, pur riconoscendo che si trattava di un abilissimo ufficiale, consigliò suo figlio a diffidare di lui perché era «furbo» e troppo attaccato al denaro. Nel suo memoriale Montanari racconta con dovizia di particolari la settimana trascorsa a Lisbona nell'agosto del 1913, tra un nugolo di spie inglesi e tedesche. Parla del testo delle •condizioni abbreviate* dell'armistizio che conservava nascosto nella giacca, e dei pericoli corsi in quelle circostanze. Parla di 32 pagine ch'egli doveva tradurre di nascosto, e che dovevano comprendere oltre ai 12 articoli dell'armistizio anche i verbali delle riunioni e altri documenti, Occorre precisare che tra i due strumenti dell'armistizio italiano, quello «breve» e quello «lungo», la differenza è sostanziale. Il primo, noto anche come •armistizio militare*, firmato da Castellano a Cassibile il 3 settembre. non comprendeva la «resa Incondizionata*, né gli obblighi veramente umilianti e per certi aspetti inaccettabili di quello «lungo», sottoscrìtto a Malta dal maresciallo Badoglio il 29 settembre. Vent'anni fa circa, vi fu chi sostenne, da parte anglo-americana, che il gen. Castellano aveva firmato a Cassibile entrambi i documenti, e poi aveva tenuto volutamente nascosto il testo di quello «lungo», temendo che altrimenti non sarebbe stato autorizzato a sottoscrivere quello «breve». Ebbi allora occasione d'interrogare il gen. Castellano su questo punto, e mi disse «c/te fu solo la sera del 3 settembre*, cioè •dopo la firma dell'armistizio "breve"*, che il gen. Bedell Smith, capo di S.M. di Eisenhower, gli consegnò il testo di quello «lungo». E poiché protestò energicamente contro le sue clausole dure e umilianti, Bedell Smith soggiunse che queste ultime erano state superate dalle decisioni della Conferenza di Quebec, la quale invero legava la modifica delle clausole armistiziali «all'entità dell'apporto dato dal governo e dal popolo italiano contro la Germania*. Il gen. Castellano mi ripetè di aver consegnato il testo dell'armistizio «lungo» e un biglietto di Bedell Smith nel senso sopracitato, al magg. Marchesi che rientrava a Roma affinché lo facesse pervenire al mar. Badoglio. Cosa che Marchesi disse poi di aver fatto. Castellano e Montanari si trasferirono ad Algeri presso il Quortier Generale di Eisenhower. E' certamente vero che Castellano cercò di utilizzare l'armistizio «breve», avendo di mira, a ragione o a torto, un immediato «rovesciamento» delle alleanze da parte dell'Italia. Ed è vero anche che non poteva piacergli l'impegno che il nostro Paese si assumeva di eseguire •altre condizioni* che gli sarebbero state impartite In seguito (art. 12 dell'armistizio «breve»). Fu allora che il gen. Alexander si abbandonò alla nota minacciosa «sceneggiata» contro Castellano e Montanari. Questi si recò dal gen. Bedell Smith a protestare e ne ebbe come risposta che «Alexander è un abilissimo militare, ma come uomo non abbiamo per lui simpatia alcuna*. Montanari racconta ancora che quando, due mori dopo, nel corso di una riunione, il gen. Alexander usci con la solita frase sprezzante verso gli italiani, Eisenhower lo riprese davanti a tutti, dicendo: •Gen. Alexander, lei ce l'ha già ripetuta tre volte!*. Montanari rievoca anche un contrasto che ebbe ad Algeri con il gen. Castellano quando quest'ultimo, visti vani 1 suoi sforzi di giungere ad una piena collaborazione con gli alleati, disse a questi ultimi una frase molto volgare, a proposito dell'uso che conveniva fare del documento di Quebec. Frase che Montanari si rifiutò di tradurre e allora Castellano gli ricordò che era lui 11 rappresentante del governo Italiano e Montanari un semplice collaboratore e interprete. Che Castellano non avesse torto lo dimostra il fatto che lo stesso Churchill definì il documento di Quebec uno •stratagemma di diplomazia militare*. Le testimonianze, si sa, valgono se non sono contraddette dai fatti. Tra l'armistizio «bre¬ ve» e quello «lungo» trascorse quasi un mese, ricco di avvenimenti e di confusione, ma sufficiente per una decisione ponderata. Ci fu? L'alternativa alla firma di un armistizio umiliante che, nonostante la promettente lettera di Eisenhower a Badoglio, nonostante i sacrifici dei partigiani, dei marinai, delle truppe regolari, dell'aviazione, ecc., rimase in vigore sino alla fine, non mancava di certo: era la minaccia del rifiuto della cooperazione italiana allo sforzo alleato. Era appunto quello che il gen. Eisenhower temeva, il che spiega il suo favore per un armistizio puramente militare, come del resto l'ex premier inglese Macmillan, che nelle sue memorie definisce l'armistizio «lungo» una «tragicommedia» e per giunta «inutile». Allora, purtroppo, il governo Badoglio aveva a che fare con la disastrosa situazione del Paese e non poteva sapere che il Comando alleato stava per ritirare una buona parte delle sue forze armate dall'Italia per preparare lo sbarco in Francia. Il che rendeva più che mai vantaggiosa la cooperasene dell'Italia. Fu solo nel marzo del 1944, quando il Comando alleata irritato per il ristabilimento dei rapporti tra l'Italia e l'Urss, ordinò al governo italiano di non prendere mai più iniziative del genere, che Badoglio protestò, scrìvendo tra 1 altro che •sarebbe forse non dirò miglior cosa, ma certamente più sincera ed aperta se l'amministrazione alleata, se vuole effettivamente governare II Paese, si decidesse a governarlo direttamente e senza tramiti». Troppo tardi? Enrico Serra