La finestra di Balzac guarda la placida riva

La finestra di Balzac guarda la placida riva La finestra di Balzac guarda la placida riva L5INDRE scorre placi, da come un'aristocratica signora di campagna, tra castelli, boschi e torri. La dolcezza del fiume è quella, sontuosa e rassicurante, dell'antica provincia della Turenna. I suol cieli luminosi e alti, gli incantevoli chiaroscuri grigi e bluastri delle nuvole ammaliarono, cinque secoli orsono, anche Ludovico Ariosto, che di raffinatezze se ne intendeva «Una terra molle e lieta e dilettosa», disse. La Lolra passa maestosa poco più in là, ma sono lontani 1 fasti e le galanterie rinascimentali di Chambord, Blois, Amboise, Chenonceaux. Via dalla pazza folla. Ai margini di uno del circuiti turistici più frequentati d'Europa si scopre «Una valle che comincia a Montbazon, finisce alla Lolra e sembra balzare sotto 1 castelli posti su queste doppie colline, una magnifica coppa di smeraldo sul fondo della quale striscia l'Indre come un serpente». E' la dichiarazione d'amore di Honoré de Balzac, figlio di queste terre: «Non mi chiedete più perché amo la Turenna?», scrìve ancora nel romanzo «Il giglio della valle». Non l'amo come si ama la culla, né come si ama un'oasi nel deserto; l'amo come un artista ama l'arte». Le rive dell'Indre si affrontino in primavera, quando la natura è «bella e vergine come una fidanzata». Per lunghi tratti il fiume viaggia fresco e ombroso, sotto una galleria di pioppi, olmi e salici Le rive basse sono romanticamente ornate di prati. A Relgnac, Cormery, Pont-de-Rouan, il fiume lambisce vecchi mulini, altrove indugia attorno a una barca ormeggiata tra i giunchi. A ViUaines-lesRochers l'Indre accoglie e macera per mesi 1 fasci di vimini che la gente del posto intreccia in splendidi panieri. A Tours, capitale della Turenna e città natale dell'autore della «Comédie humalne», non rimane molto dello scrittore, che trascorse alcuni anni nel collegio oratoriale di Vendòme, una quarantina di chilometri più a Nord. A Pont de Rouan, sull'Indie, incontriamo due mulini superstiti tra 1 tanti che c'erano nella valle: sono in mezzo al fiume, circondati dal silenzio e dal verde. A Saché, pochi chilometri più avanti, ecco finalmente 11 piccolo castello dove Balzac soggiornò dal 1830 al 1837. B maniero è immerso nella quiete di un parco, l'interno è adibito a museo. Ci sono ricordi, manoscritti, prime edizioni. Mobili e arredi sono in gran parte autentici, l'atmosfera metà Ottocento. B parquet scricchiola mentre si rasentano vetrine e grandi librerie; la tappezzeria, i «papier» peints», li abbiamo già visti, con la fantasia, nella pensione Vauquer dove alloggiava Papà Goriot. La stanza di Balzac è rimasta tale e quale, con il letto addossato alla parete, la scrivania. Mancano solo le tartine imburrate e il profumo di caffè, che lo scrittore, lavorando a letto anche per dodici ore filate, beveva in gran quantità. La camera è piccola e bassa, ma certo racchiuse la sua fantasia fertilissima. Qui, lontano dalla confusione parigina e al riparo dagli assalti del creditori, scrisse «Papà Goriot», «La ricerca dell'assoluto» e. In parte, «B giglio della valle». (La' proprietà è visitabile ogni giorno da febbraio a novembre, 9-12, 14-18, tei 47368650). Dopo pochi chilometri si incontra la magnifica silhouette gotica del castello di Aiay-le-Rideau. «Un diamante sfaccettato che esce dal fiume», disse Balzac. Lasciato l'Indre in direzione di Chinon, già roccaforte del regno di Clodoveo. Usciti dalla città, dopo sei chilometri ecco La Devinière. Poche case di pietra in un mare di campi, e la casa dove nacque, nel 1494, Francois Rabelais. Oggi trasformata in museo. Per gli ammiratori di Oargantua e Pantagruele c'è da sognare. L'antico pozzo nel cortile, il caminetto a pianterreno sembrano proprio quelli del buon re Grandgousier, padre di Oargantua Al piano superiore letti a baldacchino e mobili del '400 e '500. Nel vano di una finestra, nella stanza del bambini, un'incisione: «8 Aprilis 1509»: sarà opera dell'allora quindicenne Francois? Tre chilometri dopo, tra le lievi ondulazioni dell'aperta campagna, c'è Lerné, un pittoresco villaggio di tufo. Rabelais racconta che di qui 'p8rUvatio"t''*tìiifllluil di focacce che scatenarono la guerra tragicomica tra Pichrocole, re di Lerné, e Orandgousier .re di Seullly. Sulla via del ritorno non bisogna dimenticare di visitare la splendida cittadella fortificata di Locb.es, tutta racchiusa, su una roccia, da una cortina di mura del 1100. Sotto l'enorme torrione furono scavate, nella roccia orribili prigioni. In una cella venne rinchiuso da Luigi XII, per otto anni, Ludovico Sforza, detto il Moro, duca di Milano. Lo sventurato ricopri i muri della segreta con disegni di stelle e iscrizioni impressionanti. «Colui che non è contento», recita la più grande. Ludovico 11 Moro mori il 27 maggio, proprio mentre veniva liberato: dicono che il cielo e la luce della Turenna gli furono fatali Carlo Grande I! castello di Seché scricchiola mentre si rasen

Luoghi citati: Europa, Indie, Milano, Pont De Rouan, Relgnac, Saché, Tours, Viuaines-lesrochers