I cavalieri del Tempio tra storici e cirlatani

I cavalieri del Tempio tra storici e cirlatani Le vicende del celebre ordine medievale ricostruite da Demurger e un curioso studio su Dante templare I cavalieri del Tempio tra storici e cirlatani S5 IMMAGINI cosa accadrebbe se un giorno il Papa d'improvviso ordinasse l'arresto di tutti i salesiani, d'accordo col principali governi del mondo. E* quello che accadde al primi del Trecento, quando, come fulmine a del sereno, si abbatté sull'ordine del Tempio la duplice spada ecclesiastica e temporale, stringendolo in una tenaglia diabolica. E al centro dèlie accuse c'era proprio lui, 11 diavolo: ma questa volta nelle vesti inconsuete e bizzarre del «Bafometto», idolo della sodomia e del disordine sessuale in genere. A lui lo scrittore surrealista Pierre Klossowski (grande amico di Gide e di Rilke) volle dedicare nel 1965 un breve e intenso romanzo tradotto vent'anni dopo anche in italiano da Luciano De Maria per le edizioni SugarCo. Non a caso l'azione del romanzo si svolge fra 1 Templari: infatti, Bafometto (Baphomet) è il nome di un diavolo completamente inventato dai teologi d'assalto di papa Clemenze V e del re di Francia Filippo il Bello. Questo idolo fu fatto diventare la pietra d'inciampo su cui far crollare un impero monastico temuto e potente, che aveva vissuto giorni gloriosi: l'Ordine religioso e militare dei Cavalieri del Tempio di Sion o Templari. La storia è una delle saghe più sanguinose e grandiosamente, perverse dell'Età di Mezzo, e merita d'essere raccontata dal principio. Comincia con un evento che l'arcivescovo Guglielmo di Tiro nel XII secolo, e il vescovo di Acri Giacomo di Vitry nel secolo successivo, raccontano quasi con le stesse parole: «Alcuni cavalieri amati da Dio e ordinati al suo servizio rinunciarono al mondo e si consacrarono a Cristo. Con voti solenni, pronunciati davanti al patriarca di Gerusalemme, si impegnarono a difendere i pellegrini contro briganti e predatori e a fungere da cavalleria del Re Sovrano. Essi osservano la povertà, la-castità e l'obbedienza, secondo la regola dei cano- nici regolari. I loro capi erano due" uomini venero-' bili, Ugo di Fayns e Goffredo di Salnt-Omer. AUinizio, solò nove presero una così santa decisione, e per nove anni servirono in abiti secolari e si vestirono di quel che i fedeli davano loro in elemosina. •Il re, i suoi cavalieri e il signor patriarca provarono grande compassione per questi uomini nobili che avevano abbandonato tutto per Cristo,.e donarono loro alcune proprietà e benefici per provvedere ai loro bisogni e per le anime del donatori. E poiché non avevano chiese o dimore di loro proprietà, il re II alloggiò nel suo palazzo, vicino al Tempio del Signore. L'abate e l canonici regolari del Tempio diedero loro, per le esigenze del loro servizio, un terreno noti lontano dal Palazzo, e per questa ragione furono più tardi chiamati Templari». E' il testo di Giacomo di Vitry; quello di Guglielmo di Tiro, più succinto, precisa subito che tutto ebbe Inizio nell'anno 1119 di no' stra redenzione. Detto cosi, sembrerebbe tutto assai semplice: ma, ci avverte uno storico moderno, il francese Alain Demurger, .decente all'Università di Parigi I e specialista -del Basso Medio Evo, in realtà un mistero ben fitto avvolge tuttora quegli eventi lontani, tanto che 'neppure t documenti d'archivio giunti sino a noi, soprattutto atti di donazione, chiariscono a sufficienza le origini vere e proprie dell'ordine dei Templari'. Sull'argomento, Demurger ha scritto un libro uscito in Francia tre anni or sono ed óra tradotto in italiano da Marina Sozzi per la Garzanti: Vita e morte dell'ordine del Templari 11181314, che sarà una lettura appassionante anche per i non «addetti al lavori». I fatti accertati sono l'approvazione della Regola dell'Ordine (al Concilio di Troyes nel 1128) e la perfetta rispondenza di questo alle esigenze di polizia e di difesa delle auto¬ rità laiche;e religiose del regno crociato di Gerusalemme, fondato dopo la conquista del 1099 da re Baldovino I, fratello di Goffredo di Buglione (che aveva rifiutato per umiltà 11 trono). Quando i Templari nacquero, Baldovino di Boulogne era appena morto e gli era succeduto sul trono di Gerusalemme lo zio Baldovino IL mentre si avvicinava l'inizio della seconda crociata, quella predicata daU'infuocato monaco Bernardo di Clalrvaux (san Bernardo di Chiara valle) e bandita dal papa Eugenio in, suo discepolo, eletto al soglio il 15 febbraio del 1145. Poiché l'ultima crociata — la settima — la guidò Luigi IX di Francia nel 1270, la vicenda dell'Ordi¬ ne templare, sciolto da Clemente V quarantanni più tardi, s'iscrive totalmente nella cornice ' di questo gigantesco equivoco della cristianità occidentale, che insar pillando senza pietà la Terrasanta ne fece una terra maledetta, come i suoi rinnovati e perduranti tormenti dimostrano. Con questa drammatica vicenda storica s'intreccia un'cf t asclnante, enlgmatl- ì cri- ipotesi che non da oggi riguarda il massimo poeta italiano, e viene ora riproposta .dalla tardiva traduzione di un curioso volume pubblicato a Vienna nel 1946 con 11 semplice titolo , • Dante. Ne fu autore un non meglio identificato «sacerdote cattolico, professore di letterature romanze all'Università di Vienna», dal■}. l'Improbabile nome di Robert L. John, 11 quale sarebbe morto nel 1981 ma si presenta privo di qualsiasi altro dato biografico. Lo pubblica1 l'editore Ulrico Hoepli, col titolo di Dante templare. Questo studio ripropone il curioso teore'• ma in fòrza del quale l'appartenenza dell'Alighieri e di altri poeti del suo tempo a ; una qualche misteriosa setta sarebbe dimostrata — seconda una «premessa» del traduttóre Willy Schwarz — «con dovizia di argomenti», per ben ven" totto capitoli, uno più intrigante dell'altro. , Quali sono, questi argo- menti? Per darne brevemente un'idea, consideriamo soltanto quello esposto nel capitolo diciottesimo, intitolato «H' numero tredici nell'Inferno». In esso, con un entusiasmo degno di miglior. causa, appoggiandosi a lunghi e faticosi elenchi di homi danteschi, si mette in rilievo la predilezione dell'autore della Commedia per questo numero magico ricavato — a piacimento del let-. tor e — sia dal numero dei convitati all'Ultima Cena, sia dall'arcano «numero . tre, aumentato del numero perfetto dieci» (pag. 208). Ora? il procedimento col quale vengono desunti gli elenchi di quelle che 11 misterioso autore dèi libro si complace di definire «per brevità» cercftfe templari (espressione d'incerto significato), rassomiglia molto a quello del più spericolati interpreti delle famose Centurie di Michele Nostradamus, che com'è noto possono arrivare a prevedere nel futuro tutto e il contrarlo di tutto, a seconda delle complicatissime manipolazioni cui vengono continuamente sottoposte nel modo più arbitrario. Queste cabale sulla pelle di Dante non sono davvero una novità. Basterebbe ricordare, in proposito, Ù bel libro del filosofo ginevrino Denis de Rougerriont, recentemente scomparso, intitolato L'Amour et l'Occtdent. Fu pubblicato nel 1938 e tradotto in italiano vent'anni più tardi da Luigi Santucci per la Mondadori - (L'Amore e l'Occidente, Milano 1958, pp. 368. L. 1500, di allora!) ma più volte ristampato. In esso, con grande ci- ! viltà ed eleganza intellettuale, si passano tra l'altro In rassegna le più strampalate ipòtesi che potremmo definire «dantomanlache» via via emerse negli ultimi tempi. Chi fosse incuriosito da questa tematica ha ora a disposizione anche in recente ristampa anastatica (Edizioni Bastogi, Foggia) i due studi sul «fedeli d'Amore», 1 loro simboli e «linguaggi segreti» pubblicati da Alfonso Ricolti tra il 1933 e il 1940: con la consueta avvertenza di leggerli in chiave critica, senza lasciarsi Intimidire dagli anatemi dello stesso Ricolti contro gli scettici e «i poltroni dell'intelletto', indegni dei lumi preziosi apportati dal Valli (altro famoso autore «dantemanlaco») o dal Corradini 'fondatore del nazionalismo e poi dinamico assertore dell'idea fascista» (pag. 16 della ristampa). ' Michele L. Straniero Alain Demurger, «Vita e morte dell'ordine del Templari», Garzanti, 352 pagine, 32.000 lire, Robert L. John, «Dante ■ templare». Hoepli, 374 pa- > gine, 28400 lire. Jacques de MaiDé, ultimo gran maestro templare, in una stampa di Dorè

Luoghi citati: Foggia, Francia, Gerusalemme, Milano, Vienna