Questa lirica è giù di voce di Giorgio Pestelli
Questa lirica è giù di voce Questa lirica è giù di voce Parliamone ALLA notizia che l'ultimo Concorso intemazionale «Maria Callas» è rimasto senza vincitori, la prima reazione è di sorpresa, perché qualunque gara condotta in porto dovrebbe esprimere un vincitore; sarà meno bravo di quello dell'anno passato c futuro, ma se si accetta la ritualità del certame sportivo, bisogna andare fino in fondo e riconoscere che un primo c'è sempre. Poi prevale la registrazione di un ulteriore dato negativo nella lamentata decadenza dell'arte del canto. Non ci sono più grandi voci! L'argomento in verità è vecchio come il mondo; qual è la prima frase che Vronski coglie al volo entrando in teatro per cercare la Karenina? «Non ci sono più tenori. Le mule en et brisé», dice un tizio nel foyer; sempre, ogni generazione ricordando gli eroi della giovinezza sentenzia che «si è perduto lo stampo». Tuttavia il coro del compianto non è mai stato così generale come oggi; è possibile un crepuscolo pi»defluitami? Cosa dicono gli esperti dei settore, uno dei più attrezzati di tradizioni tecniche, scuole, segreti del mestiere? La grande e carissima Magda Olivero, che era nella giuria dell'ultimo Callas, dice che «questi ragazzi hanno ancora bisogno di studiare, che se cominciano una carriera vorticosa non ne avranno più il tempo»; c altri accusano da un po' di tempo la possibilità di muoversi sconosciuta in passato, con la connessa facilità di rapidi Maria Callas guadagni, che rovinerebbero le ugole per l'usura e l'arrembaggio a repertori poco adatti. Ma come crederci? La musica teatrale è piena di esordi precocissimi; e chi è mai davvero «pronto»? E chi non sa che i guadagni sono stati il pensiero dominante di eletti artisti, e che la storia dell'opera è tutta una gigantesca aria dei gioielli? Si stenta ancora ad accettare che i valori musicali siano talvolta fiori miracolosi con le radici nell'egocentrismo più sfrenato, nella prepotenza, neli'improwisazione e nella guitteria. Come esterno all'universo della vo¬ calità, ho l'impressione che il crepuscolo delle voci sia solo una crisi di immagine culturale del cantante nell'economia dello spettacolo. Negli ultimi tempi la figura e la personalità del cantante è stata messa troppo in ombra rispetto al direttore d'orchestra e, oggi, al regista. Verdi non cominciava neanche a scrivere se non sapeva di avere le voci migliori disponibili; e lo stesso Wagner riconosceva ad attori e cantanti un ruolo unico come ponte fra le idee del compositore e il pubblico. Oggi pesa sul cantante il complesso Toscanini; la sensibilità moderna, assetata nuovamente di potere al vertice, si bea della figura del direttore che piega tutti alla sua volontà; ma dimentica che Toscanini era contro il gigione, il divo che si fa avanti a gomitate, solo perché il suo livello di coerenza e armonia del tutto era tarato su voci di valore altissimo. In un certo senso lui voleva tutti divi; e non ha mai diretto la Norma perché non ha mai trovato una,.cantante giudicata all'altezza: sapeva benissimo che la sua bacchetta poteva fondere in unità una compagnia di divi, ma non suscitare una prima donna. Anche corsi e concorsi, sempre più numerosi, servono a poco; meglio osare e cavalcare la tigre del palcoscenico finché ce n'è ancora qualcuna di passaggio; e riconoscere che i grandi cantanti da qualche parte ci saranno ancora; cercandoli bene si trovano. Giorgio Pestelli
Persone citate: Callas, Magda Olivero, Maria Callas, Toscanini
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