«La verità è sepolta a Leopoli»

«La verità è sepolta a Leopoli» Nuto Revelli spiega il dissenso (così come Rigoni Stern e Ceva) sui risultati della commissione «La verità è sepolta a Leopoli» Nella relazione di minoranza, lo scrittore cuneese sostiene: «Non sono stati fugati tutti i dubbi sulla morte di quei duemila soldati italiani» = «Non si è ancora indagato su quanto accaduto nelle zone intorno alla città polacca» TORINO — Sul convegno intemazionale dedicato alla memoria di Primo Levi, che si apre oggi a Palazzo Lascaria organizzato da Einaudi, Associazione ex deportati politici. Comunità Israelitica e Consiglio regionale, si disegna anche l'ombra di Leopoli e dell'armata perdute. E* quella non solo dei 2000 prigionieri italiani forse massacrati dai tedeschi fra il '43 e 11 '44 nella zona della città allora polacca, ora ucraina, ma di tutti gli altri soldati di cui si è persa la memoria, scomparsi dagli archivi e quasi cancellati dalla storia, morti in prigionia o dispersi, vittime delle deportazioni di massa seguite all'8 settembre. n compito di evocarla se l'è assunto Muto Re velli, invitato ad aprire la commemorazione. Lo scrittore ha appena finito, e non certo con molta soddisfazione, di scrivere insieme a Mario Rigoni Stern e Lucio Ce va la relazione di minoranza della commissione istituita più d'un anno fa dal governo per far luce sulle notizie giunte dalla Russia. Con un maggioranza . di dieci contro tre, le conclusioni inoltrate da pochi giorni al ministero della Difesa escludono che 11 massacro d sia stato. Ma i componenti •laici» (e cioè né politici né ufficiali dell'esercito) non sono affatto d'accordo. Per loro «l'eccidio non può essere escluso, pur sussistendo ancora ragionevoli dubbi che impediscono di affermarlo senz'altro provato: Il dissenso era noto da tempo. Ora perù che 1 lavori sono ufficialmente chiusi. Revelli accetta di parlarne. 'Quando abbiamo cominciato a studiare le testimonianee su Leopoli — dir*, questa mattina—Primo Levi non era ormai, più di questo mondo, ma lo sentivamo vicino. In molti abbiamo imparato da luta non dimenticare, e testimoniare ad ogni costo: E* stato proprio il dovere della testimonianza a spingere i tre commissari a dire no. E ora, come spiega Revelli, il seme 6 gettato: il problema dei prigionieri italiani, delle stragi, di ciò che è avvenuto nella zona di Leopoli, è consegnato all'attenzione degli storici. Ma di quali dubbi, di quali inquietudini é formato quel seme? Abbiamo incontrato, qualche giorno fa, lo scrittore nella sua casa di Cuneo. «Sovietici e polacchi parlavano di 2000 soldati italiani, assassinati a Leopoli: la notista risaliva addirittura al dicembre '44, era stata poi ripresa varie volte, e infine era esplosa nel gennaio "87. Non dimentichiamo che la città era al centro di un cerchio di SO chilometri di raggio che è stato un vero inferno. Un'area di fosse comuni, dove si calcola ad esempio che siano stati assassinati 177 mila ebrei Èra un territorio mattatoio: . Guardiamo una carta del campi di concentramento e di sterminio, fittissima. «Ld è successa la fine del mondo*. Aveva senso indagare solo sulla città di Leopoli, e non nel territorio circostante? Per la maggioranza della commissione, sL Per Rovelli, Rigoni Stern e Ce va, no. In Leopoli erano davvero stati concentrati 2000 ufficiali italiani, nella cosiddetta Cittadella o «Offlag 328». E la testimonianza del cor.iandante Brignole, medaglia d'oro genovese, escludeva che nel campo ci fossero stati eccidi, anche se non poteva dire altrettanto per la zona tutto Intorno. *La mia tesi era: diamo per scontato che nella Cittadella fortunatamente non c'è stata strage, e indaghiamo in un'altra direzione. Li, — spiega Revelli — c'è stata la chiusura. E pensare che. era l'occasione per chiarire qualcosa dopo 40 anni di ignoranza, di contare una volta per tutte il numero dei prigionieri, dei morti, dei dispersi: E* questa una pagina di storia su cui mancano dati «Si può dire, in base a documenti tedeschi, che i soldati italiani prigionieri del Reich oscillarono fra i 6 e i 700 mila. E per morti e dispersi? 25, SO mila o più? Forse i morti sono davvero 25 mila, ma nemmeno questa è una cifra attendibile: Quando la commissione si insediò venne istituito un centralino per raccogliere informazioni su Leopoli. Arrivavano molte telefonate, soprattutto di ufficiali, Qualcuno aveva sentito dire che, poco lontano c'erano stati eccidi, ma il massacro resta un'ombra sinistra, una voce senza corpo. 'Perché non c'è nessun testimone oculare italiano. In compenso ce ne sono di polacchi, alcuni va¬ ghi, altri precisi: Per esempio il ferroviere Edmund QlenksmsM, che guidava una tradotta verso una stazionclna nelle vicinanze di Leopoli poco lontano dalla quale c'erano Bone di eliminazione. Scendevano i soldati, e i vagoni ripartivano vuoti. «Non ha mai caricato nessuno, in quella stagione. Perché dovrebbe essere considerato un testimone falso?: La commissione era partita, su Impulso dell'alio» ministro della Difesa Spadolini, •senza limiti circa la possibilità di indagine e di ricerca: Ma proprio sui limiti si è spaccata. «Noi — continua Revelli — ci siamo posti il problema se la strage, ammesso che ci sia stata, fosse avvenuta prima o dopo IV settembre '43. Eia maggioranza della commissione ha subito escluso la possibilità del "prima" perché i reparti Armir (l'armata italiana sul fronte del Don) e Retrovie risultavano rimpatriati entro maggio e agosto: Invece non è cosi «Non confondiamo Leopoli con le operazioni belliche e la ritirata. Afa parliamo invece dei re¬ parti usciti dalle sacche in cui erano stati circondati dai sovietici. Non erano più formazioni organiche, erano frange detta ritirata. B non sono tornati tutti. Salta fuori ad esempio che la 63" compagnia presidiarla del comando Retrovie dell'Est, data per rimpatriata il 9 giugno V3, era stata "dimenticata" in Ucraina. Un'altra delegazione era rimasta a Statino. Un nucleo di italiani era a Kiev, lo abbiamo saputo controllando i documenti tedeschi. Un autoreparto con 500 uomini, al momento dell'armistizio, era a Balta, sul confine della Romania*. Questi reparti sono quindi stati imprigionati. •Noi non diciamo: quelli che erano ancora 21 sono t morti di Leopoli. Facciamo solo osservare che non si poteva affermare che al momento dell'armistizio non ci fosse più nessuno. Dopo IV settembre, invece, sappiamo ben poco. Dal 24 di quel mese in poi arrivano tradotte di ufficiali a Leopoli, e furono concentrati nella Cittadella fino al 14 gennaio '44. Ma c'erano altri campi intorno alla città, e certa¬ mente c'erano soldati netta sona. Noi abbiamo informazioni sugli ufficiali. Di quegli altri, quasi niente: Neppure se qualcuno è tornato? 'La documentazione acquisita è scarsa, tanto che noi italiani non conosciamo neanche le nostre perdite. Una parte delle pratiche istituite all'atto del rimpatrio risultano irreperibili. Le faccio un esempio: le famiglie del caduti consegnarono l'ultima lettera ricevuta dal fronte al distretti militari per l'avvio dell'iter detta pensione di guerra. Ed è finito tutto al macero: Di chi la colpa per tanto disordine? mio non sono polemico nei confronti dell'Ufficio storico dello Stato Maggiore, e dei due enti militari che si occupano del cimiteri di guerra e dei censimenti di caduti, e dispersi, "Onor caduti" e "Albo doro". Sono convinto che hanno lavorato bene. I responsabili sono t politici, e non certamente i dirigenti attuali degli enti, che hanno ereditato una situazione di sfascio: Tra profonde insoddisfazioni e domande che restano senza risposta, la commissione per Leopoli passa agli atti. I tre membri di minoranza hanno molti motivi per lamentarsi: documenti mai visti fino al momento della relazione conclusiva, altri non presi forse in seria («siderazione. Revelli è deluso, ma non ha l'impressione di aver fatto un lavoro inutile. «La nota positiva è che almeno, grazie atta relazione di minoranza, questo discorso non è chiuso: Mario Caudino Oggi e domani le giornate internazionali per Primo Levi a Palazzo Lascaris. Commemorando l'autore di «Se questo è un uomo» Revelli parlerà dell'eccidio attribuito ai nazisti Nuto Revelli contesta le conclusioni dell'inchiesta su Leopoli

Luoghi citati: Balta, Cuneo, Kiev, Romania, Russia, Torino, Ucraina