Pirandello visto da Strehler Una lezione di ambiguità

Pirandello visto da Strehler Una lezione di ambiguità Alle prove di «Come tu mi vuoi» del Teatro d'Europa Pirandello visto da Strehler Una lezione di ambiguità Andrea Jonasson protagonista di questo «giallo metafisico» E' andato in scena ieri pomeriggio al Pìccolo di vis Bavelle In prima per la critica, «Come tv mi vuoi, per la regia di Strehler. Guido Davico Bonino ha assistito ad un» delle ultime prove. Queste le sue annotazioni. DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Forse perché entro di scatto nel buio di una sala Immota in un silenzio sospeso, la prima sensazione che provo è quella di un bianco accecante. Si, mi pare proprio che tutto sia bianco, soltanto bianco. Poi a poco a poco ravviso e capisco: sono circondato da attori e attrici, seduti con una fissità davvero Inquietante nei loro provvisori e indebiti posti di platea e gli abiti bellissimi che indossano, ideati da Franca Squarciapino, sono tutti tra il bianco e l'avana Slamo ad una delle ultime prove «filate» di Come tu mi vuoi di Pirandello, per la regia di Giorgio Strehler. E' la duecentesima produzione del più antico e illustre teatro pubblico italiano, che da quest'anno si chiama a pieno merito Teatro d'Europa è il ritorno di Strehler a Pirandello a ventldue anni dall'ultimo allestimento originale, / giganti della montagna. Ad uno ad uno prendo a scorgere gli interpreti: un «veterano» del Piccolo, Franco Graziosi (il fotografo Boffl), un'altra fedele di questa saia, Anna Saja (Ines Masperi), un attore delle Baruffe goldoniane tornato tra i suol, Mario Valdemarin (l'avvocato Silvio Masperi), qualche nuovo acquisto come Orso Maria Guerrini (l'ex ufficiale Bruno Pieri, 11 forse-marito della protagonista). Mi colpisce la rigidità con cui fissano il palcoscenico: non uno scarto, non uno sbuffo, non un gesto di sazietà «E' una prova altissima quella cui stiamo per accingerci — sussurra uno dei giovani assistenti alla regia —. L'abbiamo vissuta tutti cosi, come lei ci vede stasera, con una specie di rigore sacrale, come se fossimo investiti da una missione». Sul palco sono, in questo momento, in tre: lo zio Salesio (Aldo Valgoj), la zia Lena (Edda Valente), e lei, lignota (Andrea Jonasson). Siamo alla prima scena del second'atto, nella sala a pianterreno («chiara e luminosa», si raccomandava Pirandello), della villa Pieri, presso Udine, in un pomeriggio d'aprile del 1928. Lo scenografo Ezio Frigerio l'ha reimmaginata a grandi vetrate traslucide e specchianti. Sulla parete di fondo si scorge bene il ritratto a olio di Lucia Pieri, com'era dieci anni prima E' la donna scomparsa nel 1918, nel Veneto sconvolto dalla guerra: è la donna che qualcuno ha deciso sia tornata e che lèi, l'Ignota, già Elena già ballerina di locale notturno a Berlino, devastata dall'insensatezza di una vita senza freni ha accettato di reincarnare, nella speranza di un riscatto rigeneratore, forse di una vera e propria resurrezione. Ma ora è là, tra le meschinità degli interessi di una famiglia d'estranei, e comincia a capire in quale trappola atroce s'è ingabbiata: «Senza saper nulla di tutti questi contrasti qua d'in- teresa!, e che sarei stata costretta a rappresentare questa parte che mi ripugnai Io sono venuta per lui! L'ho fatto soltanto per lui! ». In quella erre teutone. che sembra trapanare le parole, la Jonasson riversa lo sdegno, 11 ribrezzo intero della sua persona S'aggira tra quel due vècchi, incollati alleilo sedie di benpensanti, col suo corpo flessuoso, che ora oscilla come un alto stelo sotto 11 vento di un incubo: la perdita» della propria identità. In una piccola pausa, mentre gli porgono una tazza di thè' fumante, Strehler tiene ai suol uno del soliti conciliaboli di riepilogo, che per densità e acutezza sono dei veri e propri microsaggi: «Badate; bisogna che tutto, in ciascuno di voi, traspiri ambiguità Non serve a niente lasciare intendere che forse qualcuno dei personaggi "sa" chi sia veramente l'Ignota Questo non è un giallo, o se lo è, è un giallo "metafisico". Questa è, alle soglie degli Anni Trenta la summa del relativismo pirandelliano. Nel crollo dei valori che questa commedia esprime con un respiro potente, tale da renderla veramente europea e da giustificare — come abbiamo fatto insieme — un misurato tentativo di storicizzazione, un solo valore resiste, che noi dobbiamo percepire come positivo: il valore del Dubbio sempre attivo nelle nostre conoscenze e sempre rigenerante». Dalle loro poltrone anche gli stranieri annuiscono: sono Franz Boehm (lo scrittore Salter), Miryam Ploteny (Mop, la fi glia di Salter) e sei altri giovani attori, francesi, inglesi e spagnoli. Ancora una v.<; a ti Maestro ha galvanizzato le più disparate energie. Gnido Dàvico Bonino Andrea Jonasson

Luoghi citati: Berlino, Milano, Udine, Veneto