In un libro-verità «L'avventura delle finanze vaticane
Una Marcinkus-story In un libro-verità «L'avventura delle finanze vaticane » Una Marcinkus-story Tra un mese la Corte Costituzionale deve decidere sull'immunità al presidente dello lor - L'autore cita anche uno strano affare di azioni contraffatte CITTA' DEL VATICANO — Sta per uscire in Italia un libro-verità su Marcinkus, un mese prima che la Corte Costituzionale decida se il presidente dello lor e i suoi collaboratori — Mennini e De Strobel — possano o no godere dell'immunità riservata ai responsabili degli •Enti centrali» della Chiesa, e mentre tornano a fiorire in curia voci sulla possibilità di una porpora nel prossimo eventuale concistoro. Fra l'altro l'autore riapre un caso degli Anni 70: «Un fatto molto ingarbugliato, illegale e insolito», nel quale gli investigatori della polizia Usa «si erano imbattuti sei mesi prima: la mafia americana stava vendendo azioni contraffatte di grandi aziende statunitensi... al Vaticano. La cosa più strana, secondo le indagini della polizia di New York e di quella federale, era che il Vaticano sapeva che quelle azioni erano false». Era un affare di 950 milioni di dollari, le cui tracce portavano alla banca vaticana: «All'apparenza — scrive Rossend Domenech, un catalano di 42 anni, che ha dedicato molto tempo a ricostruire «L'avventura delle finanze vaticane» (cosi si chiama il libro) — tutto è troppo grosso, troppo incredibile». Domenech ha interpellato Joe Coffey, detective della polizia di New York, che è convinto che Marcinkus sapesse qualcosa: «Non sappiamo dove siano finiti quei soldi. Possono essere finiti a Roma, a Milano, in Svizzera, non lo si sa, ma sappiamo che questa gente li portò in Vaticano e che Marcinkus era l'uomo che all'interno del Vaticano preparava le cose». E' un libro che darà fastidio. Tanto che l'autore afferma che qualcuno — un suo «contatto» al di là del portone di bronzo — dopo qualche mese di lavoro gli ha chiesto quanto avrebbe voluto per abbandonare l'impresa. «Mi hanno offerto dei soldi, sono arrivati a dir¬ mi: quanto vuole? Fatemi finire, cosi saprò quanto vale. Ito risposto, in modo da non troncare la comunicazione indiretta che avevo con lui. e che mi interessava mantenere aperta. Se questo libro esiste significa che non ho accettato la proposta». Domenech avrebbe voluto far leggere il manoscritto all'arcivescovo Usa, ma un prelato gli ha consigliato di non azzardare nulla: «Corri il rischio che faccia di tutto per non far uscire il libro». Eppure il giudizio finale sul presidente dello lor non è di totale condanna. «Marcinkus non è ingenuo, è un temerario. Credeva di essere lui a tirare le fila di tutto e non era cosi. Pensava di giocare Calvi e Sindona....» Ma la colpa degli scandali è solo parzialmente attribuibile all'arcivescovo, anche se sino al 1980. quando il card. Casaroli, segretario di Stato, non ha deciso di rendere più stretto il controllo sul suo operato, il presule di origine lituana ha avuto carta bian- ca quasi totale. «Il problema non è Marcinkus, ma lo lor, che non riesce a equilibrare i principi commerciali e le verità evangeliche. Se non cambia la logica della banca ci saranno sempre dei Marcinkus». Dando ragione cosi al card. Pellegrino, che aveva scritto a Paolo VI per dirgli di non ritenere opportuno che un vescovo fosse a capo di una banca. Ma se l'Istituto per le Opere di religione ha potuto fare affari, e continua a farli in tutta tranquillità, e senza che lo Stato italiano e il Vaticano abbiano ancora messo in pratica una regolarizzazione dei rispettivi rapporti, da un punto di vista bancario, c'è un motivo: «Lo lor è stato comodo per molta gente, non escluse diverse banche italiane e una parte della classe politica di questo paese e di altri. Lo lor ogni mese anticipa sui mercati esteri milioni e milioni di dollari alle banche italiane, e loro se ne servono». mar. tos.
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