L'autista del «Vescovo anticamorra» era un camorrista che lo controllava

L'autista del «Vescovo anticamorra» era un camorrista che lo controllava L'autista del «Vescovo anticamorra» era un camorrista che lo controllava Qualche mese fa mons. Antonio Riboldi presule di Acerra lo dispensò dai servigi offerti NAPOLI — Una congiura ordita dalla camorra, che voleva spiare il vescovo più temuto dalla •malanapoli* mettendogli un suo uomo alle costole? Un sospetto, o forse qualcosa di più, doveva certamente averlo avuto don Antonio Riboldi, presule di Acerra, quando qualche mese fa preferì non avvalersi più del servizi offerti da quel vigile urbano cosi gentile, che per tre anni gli aveva fatto da autista senza neanche pretendere un compenso. Allora Salvatore Auriemma, 40 anni, sembrò una delle tante vittime di una provincia pettegola e maligna, che indicava in lui •l'amico dei camorristi*. Oggi le illazioni acquistano il peso di accuse precise: in un rapporto inciato alla magistratura i carabinieri sostengono che il vigile urbano è legato ad una delle cosche più temute della zona, quella dei fratelli Nuzzo, i famigerati «CantsiellU, un tempo alleati con il potente capo camorrista Raffaele Cutolo. Gli elementi sono tali da indurre i carabinieri a chiedere al magistrato l'applica¬ zione della sorveglianza speciale per il vigile urbano. Con Salvatore Auriemma sono denunciati altri due •notabili* di Acerra, un paesone ad una ventina di chilometri da Napoli: Carlo Elmo, consigliere comunale de e Giuseppe Renella, maresciallo della polizia urbana. Sitila loro sorte dovranno pronunciarsi oggi i giudici della sezione misure di sicurezza e prevenzione del tribunale di Napoli. Che Salvatore Auriemma non fosse uno stinco di santo si diceva da un bel pezzo, ad Acerra. Lui, ufficialmente in servizio presso il comando dei vigili urbani, era in realtà l'autista di fiducia del sindaco. E fu proprio il primo cittadino che, tre anni fa, del tutto inconsapevole del sospetti che di lì a qualche anno si sarebbero addensati su Auriemma, lo presentò a don Riboldi. Il vescovo anti-camorra doveva recarsi urgentemente a Taranto, ma una fastidiosa discopatia gli impediva di guidare a lungo. «Non si preoccupi, eminenza, penserà il mio autista ad accompagnarla», disse il sindaco, e da allora un uomo sospettato di far parte della camorra ha accompagnato nei suoi lunghi viaggi attraverso l'Italia il religioso che della lotta alla malavita organtzzata e alla corruzione ha fatto lo scopo della sua vita e il cardine del suo apostolato. E' stato al suo fianco in manifestazioni pubbliche, lo ha condotto nelle carceri, dove detenuti per gravissimi reati erano in attesa di una parola di conforto. Tempo fa, don Riboldi fu addirittura minacciato dalla camorra. E alcuni pentiti, che con le loro confessioni consentirono alla magistratura napoletana .li colpire al cuore molte cosche della malavita campana, rivelarono l'esistenza di un piano per l'eliminazione del vescovo di Acerra. E ad Acerra, già allora, comandava il boss Nicola Nuzzo, stretto collaboratore di Raffaele Cute lo. «'O Carusiello* fece una brutta fine: fu ucciso nell'agosto dell'86 a colpi di martello dai sicari che lo raggiunsero nella clinica romana in cui era ricoverato, per essere sottoposto a un intervento chirurgico. Morto 'dov* Nicola, Acerra passò sotto il controllo degli altri fratelli Nuzzo che, secondo quanto affermano i carabinieri nel loro rapporto, avrebbero mantenuto stretti rapporti con alcuni esponenti politici locali, tra i quali il consigliere comunale Elmo, che con Renella e Salvatore Auriemma avrebbe in qualche modo agevolato le infiltrazioni della camorra nel municipio. Fulvio Ustione