Si cerca un'intesa in extremis sui magistrati e l'Inquirente

Si cerca un'intesa in extremis sui magistrati e l'Inquirente Decadono il 7 aprile le norme abrogate dai referendum Si cerca un'intesa in extremis sui magistrati e l'Inquirente La lotti e Spadolini presiedono oggi la riunione dei capigruppo parlamentari DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Una riunione straordinaria del capigruppo di Camera e Senato, convocati per stamane da Spadolini e dalla lotti, potrebbe offrire una soluzione In extremis alle questioni aperte dall'imminente abrogazione della commissione Inquirente e delle norme che limitano la responsabilità dei giudici solo ai casi di dolo, frode o concussione (cancellati dal referendum, poi «congelati» per effetto di un decreto del presidente Cossi ga, decadono definitivamente il 7 aprile). Proprio l'approssimarsi della scadenza di aprile sembra spingere la maggioranza verso un accordo dell'ultimo minuto almeno per salvare l'inchiesta sulle cosiddette •carceri d'oro». L'ipotesi sulla quale si lavora in queste ore prevede un passaggio,, del poteri Istruttori della commissione alla magistratura ordinaria, evitando quegli ostacoli di natura giuridica che però ad alcuni, ad esempio al senatore Vitalone, paiono insormontabili. Di fatto dal 7 aprile in poi l'Inquirente si trasformerà in una commissione referente: in altre parole, non potrà più ordinare l'arresto di testimoni, ordinare sequestri di documenti, chiedere verbali alla magistratura. Questi poteri passerebbero al Parlamento: ma in questa nuova formula l'istruttoria sulle tangenti diventerebbe macchinosa, lenta e In definitiva poco efficace. Il Parlamento, infatti, si dovrebbe riunire, e decidere, ogni volta che si profila la necessità di adottare un provvedimento: da qui l'idea di affidare quei poteri al giudice ordinario. Una seconda ipotesi, alternativa alla prima, prevede il varo di una speciale commissione d'inchiesta sullo scandalo degli appalti nell'edilizia pubblica. Si annuncia più complesso trovare un accordo sull'altro problema aperto dal referendum, la responsabilità dei giudici. Settimane di serrate discussioni non hanno ancora risolto alcuni nodi «tecnici», sui quali si protrae un braccio di ferro tra socialisti e democristiani. Per il psi Salvo Andò afferma che non è impossibile che finalmente oggi si concordi una soluzione, «a patto che si voglia evitare di stravincere da parte di chi ha già vinto tanto*, leggi la de. Se non si troverà un rimedio, ha detto ieri mattina Spadolini uscendo dalla riunione di un'ora con Nilde lotti, il risultato sarà un vuoto legislativo. L'ex presidente della Corte Costituzionale, Bonifacio, prevede nel concreto la paralisi' della giustizia. Sui magistrati pioverebbero centinaia di richieste di risarcimento; e i giudici, per reazione, applicherebbero lo «sciopero bianco», come hanno più volte minacciato: in altre parole, applicherebbero i codici di procedura anche nelle indicazioni più formali e obsolete. Questa forma di protesta, proposta subito dopo il referendum da alcune Infuocate assemblee di base, all'epoca venne cavalcata anche da settori dell'associazione nazionale dei magistrati e del Consiglio superiore della magistratura. Tecnicamente, ci sarebbe ancora tempo per- varare contromisure in extremis al decadere delle norme abrogate dal referendum. Secondo l'ipotesi che si affacciava ieri, tra il 5 e il 6 aprile 1 due rami del Parlamento potrebbero chiudere definitivamente una partita che si trascina ormai da mesi, approvando le leggi sulla responsabilità del magistrato.

Persone citate: Cossi, Salvo Andò, Spadolini, Vitalone

Luoghi citati: Roma