Marx non piace alla giovane Urss di Emanuele Novazio

Marx non piace alla giovane Urss Denunce ufficiali contro gusti «corrotti» e indifferenza alla politica delle nuove generazioni Marx non piace alla giovane Urss Secondo il sondaggio di epa rivista la maggioranza ha scarsa fiducia nel comunismo - Crollo degli iscritti alle organizzazioni del partito - «Limitazione 'della Cultura di'massa occidentale è unatiombà à tempo'» ' I>-BT Ol VUSrt li iiOKUt -uvu. ai-/ ■-:> ehm •M<v ». I •■•>■ DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — L'ultimo monito è stato Iuri Soloviov, membro supplente del Politbjuro e numero uno a Leningrado, a lanciarlo: molti giovani, ha lamentato in un'intervista pubblicata ieri dalla Pravda, mostrano 'infantilismo spirituale, incapacità di orientarsi nella sfera musicale, nella moda, nello sport. Manca il buon gusto: ma l'imitatone della cultura di massa occidentale non è innocua, è una specie di bomba ad orologeria messa sotto la nostra ideologia e la nostra morale*. Sottovalutare queste tendenze, secondo Soloviov, «potrebbe avere conseguense molto serie*. Il richiamo ai rigori dell'ortodossia e della tradizione è netto. La sferzata ideologica chiara. Ma ha un vicino, e illustre, precedente. All'ultimo Plenum del Comitato centrale, il mese scorso, il numero due del Cremlino, Egor Ligaciov, parlò a lungo di loro, del giovani d'oggi che rischiano di allontanarsi dai modelli dell'ortodossia e dell'etica socialista. Con toni e accenti che svelano la preoccupa- zione, il timore, l'ansia forse, per l'indebolirsi della salda protezione dell'ideologia, per l'appannarsi del suo ruolo di scudo, di richiamo e sprone. Il giovane sovietico modello, nel disegno offerto da Ligaciov al Plenum, deve essere, Innanzitutto, «un patriota e un internazionalista*. Deve cioè esser pronto a difendere, indossando la divisa, la Patria e i Paesi che, alla sua Patria, sono legati da vincoli fraterni e «internazionalisti», appunto. Ma deve, anche, essere un «difensore assiduo delle idee rivoluzionarie e della tradizione*; e deve «contribuire a mettere in opera la politica del partito*. Deve dunque ispirarsi, nella sua azione, a ideali mobilitanti e collettiviQuesto rìgido richiamo alla sorgente e all'ispirazione della dottrina e del partito ha un emblema, soprattutto; una sorta di simbolico nemico, di catalizzatore delle infamie e dei pericoli, delle ambiguità e delle inquietudini malsane, dei desideri corrotti e delle seduzioni inquietanti che possono sviare la gioventù sovie¬ tica: la musica moderna. O almeno quelle sue forme d'importazione, ma di gran seguito anche in Urss, che si accompagnano ad atteggiamenti e a comportamenti collettivi considerati fuorviano, disgreganti, nocivi dunque: «Si pretende di giustificare la diffusione della musica primitiva*, ha detto Ligaciov al Plenum, «si levano voci in favore di un'apertura a tutte le tendenze "alla moda"*; ma «spiacevole e inquietante non è soltanto l'esistenza di complessi di urlatori. E' anche il fatto che i classici e intere porzioni della musica davvero popolare siano relegati in secondo piano*. Quel che segna l'intervento di Ligaciov è, soprattutto, una tensione ideologica marcata; è l'implicito ritorno al timore del «contagio», alle più austere denunce delle deviazioni, delle contaminazioni dall'esterno. L'Insistenza su toni che ricordano, in parte, gli umori prediletti da Chernenko, che nell'84 mise a punto un prontuario, quasi, dei peccati giovanili: dall'individualismo alla imitazione dei modelli estranei, dalla pas¬ sività al desiderio di «sogni occidentali*. Fatti recenti hanno, forse, suggerito alle frange ideologicamente più austere e conservatrici del potere la necessità di un richiamo, di un monito più vigoroso e netto. Lo scorso autunno, un sondaggio pubblicato dalla rivista Sobiesiednik rivelava che pressappoco la metà dei giovani sovietici non crede fino in fondo al comunismo. Più in dettaglio, quasi il ventun per cento non ci crede «assolutamente*, il 14,7 per cento ci crede «con gualche riserva* ; il 9,5 per cento non ci crede «molto*. Un tre per cento rispose addirittura «con insulti* ai quesiti sul proprio benessere ideologico. Il disagio di certi intervistati dalla rivista era reso più manifesto, quasi, da una serie di risposte saldamente «eretiche», pubblicate per intero dal giornale: «/I comunismo è un bluff. Chiedetelo un po' a chi fa la coda davanti ai negozi, se è meglio il comunismo oppure il salame*, diceva un ferroviere di ventinove anni. E uno studente di ventisei: «Il comunismo è un'utopia*. -.Ol VUSrt li iiOKUt Più di recente il segretario nazionale del Komsomol ha lanciato un altro allarme. Sfumato nelle intonazioni ma molto serio nell'intenzione: 11 numero degli iscritti all'associazione dei giovani comunisti è sceso di quattro milioni, nel 1985; più in dettaglio, gli. iscritti più giovani, quattordicenni e quindicenni dunque, sono diminuiti di un quarto addirittura. Ma soprattutto, par di capire, l'immagine del Komsomol, e dunque della «gioventù ufficiale», quella collegata al partito e alla sua struttura, si è offuscata: sempre più giovani lo considerano troppo dottrinario, troppo burocratico, troppo rigido. Troppo estraneo, lontano da loro. Un episodio mostra quanto inquieto sia anche l'atteggiamento ufficiale nei confronti degli «altri», dei giovani che restano ai margini o in conflitto con la disciplina dell'ideologia e del partito. Tempo fa, l'organizzazione del Komsomol di Mosca, che conta oltre un milione di iscritti, si interrogò sul comportamento da tenere nel confronti degli hippies: giovani responsa- -uvu. ai-/ ■-:> ehm .<■.: bili, anche loro, della diffusione di musiche «primitive*; e, certo, di dubbia fede «internazionalista*. Il segretario del quartiere Gogol, dove gli hippies della capitale d'abitudine si riuniscono, fu molto netto. Con gli hippies non collaboriamo, disse, con loro non dobbiamo stabilire contatti, non li dobbiamo neppure prendere in considerazione. Molti si mostrarono d'accordo. Pochi giorni dopo, il quotidiano dei komsomoliani moscoviti dava notizia di un'esposizione di pittori hippies, organizzata con la collaborazione dell'associazione ufficiale dei giovani comunisti. Commentava uno degli organizzatori, iscritto al Komsomol: «Per arrivare a questa mostra, è stata necessaria la triste esperienza degli ultimi dieci anni, durante i quali ci siamo comportati come se gli hippies non esistessero per niente e abbiamo bloccato i loro tentativi di stabilire dei contatti con noi. La mostra vuol far vedere, anche, che abbiamo ormai compreso la necessità di questa cooperazione*. Emanuele Novazio

Persone citate: Chernenko, Egor Ligaciov, Iuri Soloviov, Ligaciov, Marx, Soloviov

Luoghi citati: Leningrado, Mosca, Urss