E' l'ora di Jackson di Ennio Caretto

E' l'ora di Jackson Oggi nelFIìlinois può passare in teste ai democratici E' l'ora di Jackson N 1 '• ; —————— Il leader nero, nel suo Stato, precede Dukakls - Ottiene i voti dei poveri e dei bianchi «contestatori» - Ma una candidatura sembra per ora impossibile DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Per la prima volta, oggi l'America potrebbe mettere uh negro alla testa del candidati democratici alla presidenza: Jesse Jackson, 11 predicatore del Profondo Sud che ha raccolto l'eredità di Martin Luther King facendo del movimento del diritti civili uno strumento di riforma del partito. Nelle primarie dell'lllinois, il primo grande Stato industriale a votare, dove risiede e ha il quartiere generale della sua organizzazione, Jackson dovrebbe compiere un sorpasso «impossibile»: quello del governatore Dukakls, il capofila democratico. Solo 30-40 delegati, mancano le cifre definitive, separano Jackson dall'avversario, e neirillinois ne sono in palio 187. Se i sondaggi d'opinione sono fondati, il leader néro affiancherà o scavalcherà Dukakls di strettlsslm misura, ponendo cosi ai democratici il dilemma se appoggiarlo fino in fondo, o costringerlo a rientrare nei ranghi. Ieri il Chicago Tribune gli ha attribuito il 32 per cento dei voti contro il 29 per cento del senatore Simon, ultimo tra i candidati democratici ma beniamino locale — rappresenta l'Illinois al Congresso — e contro il 20 per cento di Dukakis. In queste previsioni, la stella del giovane Gore rischia di offuscarsi. L'ascesa del predicatore nero ha colto di sorpresa gli stessi democratici. Emerso dal Profondo Sud come il terzo incomodo tra il governatore del Massachusetts e il senatore del Tennessee, Jackson ha posto un'ipoteca sulla leadership del partito nei caucus dell'Alaska venerdì, dove ha battuto Dukakls, e della Carolina del Sud sabato, dove ha stracciato Gore. E' il suo grande momento, come ama dire 11 vicepresidente Bush. L'America sembra aver scoperto d'improvviso che è l'unico candidato carismatico di fronte a cui i suoi rivali scompaiono. Le analisi dei voti registrati sino a ieri dimostrano che Jesse Jackson cavalca la tigre della protesta sociale: lo spingono il 90 per cento del suffragio nero, il 20 per cento di quello delle altre mino¬ ranze, 1110 per cento di quello bianco. Ma non si può parlare soltanto più di un partito del diseredati:.intorno a lui fanno quadrato anche alcuni leader bianchi della sinistra democratica, e addirittura di quel centro che si mostra sempre più turbato dalla politica reganlana. Un noto politologo di Washington, Tom Cavanagh, ha affermato che il Jackson dell'88 è assai diverso dal Jackson dell'84, più moderato e più maturo, «quasi un socialdemocratico europeo* e al tempo stesso che una buona parte dell'America gli è politicamente più vicina. La 'felice concomitanza*, cosi la definisce Cavanagh, tra la nuova linea del leader nero e il cambiamento d'umore americano basterà a garantire a Jackson la candidatura democratica? L'entusiasmo della folla al suoi slogans — «down vAth dope, up with hope*. giù con la droga su con la speranza — la denuncia della «violenza economica* di Wall Street e delle multinazionali che stravolge la società statunitense, le sue esortazioni a 'spendere di più per le scuole e meno per le carceri» indicherebbero di si. Ma la realtà politica conferma che l'America non è ancora pronta per un passo simile, e che Jackson dovrà cedere il comando. Dedicando la copertina a Jackson Superstar — ed è la seconda volta negli Anni Ottanta — la rivista Time, in base alle dichiarazioni della campagna elettorale, ha Ieri ipotizzato quale sarebbe 11 suo governo-ombra. E' pieno di sorprese: la senatrice bianca del Colorado Pat Schroeder diverrebbe candidato alla vicepresidenza, l'ex presidente Jimmy Carter segretario di Stato, al salvatore delle finanze di New York, l'economista Felix Ro~ hatyn, andrebbe 11 ministero del Tesoro, e all'ispano-americano Tony Anaya, l'ex governatore del Nuovo Messico, quello della Difesa. Non ci sarebbero molti ministri negri, ma avrebbero 1 due posti cruciali per il movimento dei diritti civili: la Giustizia e il Bilancio. La Giustizia è il dicastero che egli vorrebbe in un governo bianco. Di fronte al fenomeno Jackson, la contesa repubblicana nell'Illlnois è passata in secondo piano. L'esito è dato per scontato: il Chicago Tribune ritiene che Bush prenderà il 62 per cento del voti contro il 28 per cento del senatore Dole, che peraltro ha smentito di volersi ritirare. Time ha illustrato anche 11 possibile governo del vicepresidente: segretario di Stato Jlm Baker, attualmente al Tesoro, ministro della Difesa l'ex senatore Tower, giudice dello scandalo Irangate, capo di gabinetto il suo braccio destro Craig Puller. E il Tesoro? Spetterebbe all'ex senatore Brady, il censore del lunedi nero di Wall Street. Ennio Caretto Il reverendo Jesse Jackson