Nel lager di Hildesheim di Giuseppe Mayda

Nel lager di Hildesheim Nel lager di Hildesheim Ho letto a pagina 9 de «La Stampa» del giorno 19 febbraio l'articolo di Giuseppe Mayda dal titolo: «1943-1945 Storie di morti dimenticati» ed ho rivissuto i tragici due anni di prigionia trascorsi in Germania, in particolare quei giorni del marzo 1945 ad Hildesheim. dove mi trovavo i e dei quali desidero narrarvi la mia storia. Mi chiamo Crespo Bartolomeo, nato a Paesana di Cuneo il 12-9-1924 ed ora residente a Sanremo in c.so Inglesi 700. Nel marzo 1945 mi trovavo nel lager di Hildesheim e lavoravo nello stabilimento dove si costruivano pezzi di motori per i caccia bombardieri «Stukas». Nel pomeriggio del lunedì delle Palme, al primo segnale di allarme, verso le ore 12.30 fuggimmo nei prati verso la collina (eravamo ancora spaventati da un precedente bombardamento avvenuto un mese prima). Subito una miriade di aerei americani, tanti da oscurare il cielo, cominciarono a scaricare sulla città e anche in collina dove noi eravamo arrivati, tante bombe e spezzoni incendiari al fosforo mentre alcuni di essi abbassatisi a volo radente, mitra- gliavano la gente che fuggiva. Quell'inferno durò circa una ventina di minuti; appena si allontanarono gli aerei uscimmo dalle trincee: non si sentivano che urla e lamenti dei feriti, mentre a centinaia si vedevano giacere i morti. 10 mi salvai per miracolo nascosto dentro una buca. In quel bombardamento andò distrutta per l'80% la città di Hildesheim. si parlava dì 80.000 morti tra i quali r.on so quanti fossero gli italiani. Il nostro campo, le nostre baracche e, a poca distanza la fabbrica, tutto venne raso al suolo. Noi, sopravvissuti, terrorizzati, andammo più lontano per cercare un riparo per la notte e trovammo del mucchi di paglia che allargammo sotto le piante per dormire nella notte. 11 giorno dopo, soldati ed «SS» rastrellarono un gruppo di scampati per portarli a sgombrare le macerie della città bombardata: io mi nascosi sotto un mucchio di paglia e non mi videro. Venne dato loro l'ordine di disseppellire i morti e sgomberare le macerie con l'assoluto divieto di impossessarsi di qualunque cosa avessero trovato nelle case sinistrate. Quei poveretti che da due giorni non toccavano cibo, forse non poterono fare a meno di mettersi in tasca qualcosa da mangiare dopo il lavoro; alla sera però ci fu il controllo e tutti coloro che avevano disobbedito furono messi da una parte. Furono frettolosamente allestite delle forche e vennero impiccati. Non so quanti miei compatrioti fossero tra di essi perché tra i sopravvissuti ci fu un fuggi fuggi generale. Non ebbi il coraggio di andare a vedere quelle forche neanche quan do, il 7 aprile, arrivarono le truppe americane. Con altri mi diressi verso Hanel pur di allontanarmi dal luogo del massacro. Nella prima pattuglia americana che incontrammo, con piacevole sorpresa trovammo un militare italoamericano, figlio di piemon tesi di Settimo Torinese che ci parlò in dialetto piemontese, ci diede generosamente quello che aveva per rifocillarci: per la prima volta potemmo concretamente sperare in un prossimo ritorno a casa dopo due anni di prigionia! Bartolomeo Crespo Sanremo'

Persone citate: Bartolomeo Crespo, Crespo Bartolomeo, Palme

Luoghi citati: Cuneo, Germania, Hildesheim, Paesana, Sanremo, Settimo Torinese