Imparate, russi, la vostra storia

Imparate, russi, la vostra storia «MOSKVA > PUBBLICA A PUNTATE L'OPERA DIMENTICATA DI KARAMZIN Imparate, russi, la vostra storia Perché mai la rivista di cultura sovietica Moskva intraprende oggi la> pubblicazione integrale della Storia dello Stato russo in dodici volumi di Nlkolaj Michajlovic Karamzin (1766-1828)? E perché mai l'iniziativa fa notizia al punto che il direttore della rivista, Michail Alekseev, la annuncia nel corso di un incontro al Comitato, centrale di a or bacio v con gli esponenti dei mass media? In Urss, afferma Alekseev, la storia dell'Inghilterra, della Francia e della Germania è meglio conosciuta di quella patria. «Privando il popolo delle radici storiche, prosegue il direttore, non si riesce a educare un patriota consapevole. Conosciamo, è vero, la storia del periodo sovietico... Ma dalle mani di chi abbiamo ricevuto questa sesta parte della Terra dal breve nome di Rus? Su che cosa costruiamo la nostra patria socialista?* (La democratizzazione è la sostanza della perestrojka, è la sostanza del socialismo, Pravda, 13 gennaio). Benché Karamzin fosse noto in patria come scrittore, editore e storico, dopo 1 successi iniziali, !a sua Storia dello Stato russo, che, uscita tra 111818 e il 1828, andò letteralmente a ruba, non venne più ripubblicata per molti an¬ ni se non nei supplementi delle riviste popolari, n suo destino si spiega probabilmente con il modo in cui 1 vari governanti, da Cateri' <\ la Grande fino a Gorbaeiov, reagirono alle sue singolari caratteristiche. Oriundo, come Lenin, ai Simbirsk (og^i mjanovsk) Karamzin dedica 1 suoi primi trentotto anni ad attività letterarie di ogni genere: traduce Shakespeare, Lessing, Sterne, Marmontel, scrive le Lettere di un viaggiatore russo, delle liriche, delle novelle, degli articoli, è redattore nella prima rivista russa per bambini, pubblica il Moskovskij zumai (1791) e nel 1802 il Vestnik (Messaggero) Evropy, diventa capo del sentimentalismo russo, un orientamento letterario che si era già affermato in Inghilterra, in Francia e in Germania. Nel 1789 si reca all'estero, a Berlino, a Ginevra, a Parigi, dove nella primavera del 1790 può osservare da vicino la rivoluzione, e a Londra. A partire dal 1804 fino alla morte lavora alla Storia dello Stato russo. Secondo Karamzin, l'autocrazia illuminata è .il palladio* della Russia, 1 nobili sono il suo sostegno e i loro privilegi vanno mantenuti, cerne anche la servitù della gleba.'Stima soprattut¬ to Ivan in e Pietro il Grande, condanna il dispotismo e i decabristi, considera gli uomini uguali moralmente ma non socialmente e crede in un'utopica futura fratellanza, la Rivoluzione francese, quando scoppia 11 Terrore, lo spaventa e lo spinge verso il conservatorismo. n suo pensiero difficile da incasellare gli attirò critiche e reazioni Irritate da destra e da sinistra in qualunque periodo. Denunciato più volte, minacciato perfino di arresto — ora per aver avuto degli amici massoni, ora per presunto glacobismo, ora perché sospettato di essere una spia francese — Karamzin suscita anche l'ira di Alessandro I per i severi giudizi formulati sul suo regno, e la condanna dei decabristi per le idee espresse nell'introduzione, la dedica e i capitoli iniziali del primo volume della Storia. Ma con 1 volumi successivi, in cui attacca gli autocrati, diventati dei tiranni, i decabristi si trasformano in ammiratori. Dopo 111917 alle componenti scomode di Karamzin si aggiùnge il fatto di aver accolto la ^teoria normanna*, tanto Invisa ai marxisti che 11 Indusse a espellere il dissidente Andrej Amalrik dall'Università di Mosca nel 1963 per avervi aneli'e gli aderito. «L1nizio della storia russa, scrive Karamzin nel capitolo IV, costituisce un caso sorprendente e forse senza precedenti nelle cronache. Gli slavi distruggono spontaneamente il loro antico governo popolare ed esigono dei sovrani dai varjagi (normanni) che erano i loro nemici... La nostra patria, debole, divisa in piccole regioni fino all'862, deve la sua grandezza alta felice introduzione del potere monarchico... I fratelli Rjurik, Sineus e Trevor, illustri per i natali o per le gesta, accettarono il potere su uomini che, avendo saputo lottare per la libertà, non sapevano servirsene*. Lo scoglio normanno venne aggirato nella raccolta in due volumi che usci nel 1964, Integrata da un esauriente saggio di P. Berkov e G. Makogonenko sulla vita e l'opera di Karamzin: della discussa Storia dello Stato russo furono Inclusi soltanto alcuni capitoli sui regni di Ivan IV, FJodor Ivanovic e Boris Godunov, e poi delle liriche, delle novelle, degli articoli. Giunta l'epoca della glasnost, In cui l'esigenza in Urss di colmare le lacune della storia viene ribadita con insistenza, si procede in un altro modo, n direttore di Moskva, Alekseev, presenta generica- mente la Storia dello Stato russo come un'opera la cui •alta poesia* illumina gli angoli più remoti e bui del passato russo, e la pubblicazione nella rivista come «un buon contributo* al lavoro in corso per eliminare .dalla carta della patria letteratura le ultime macchie bianche*. Segue una quindicina di pagine in cui lo storico Smirnov, nel rievocare minuziosamente le varie fasi della lunga fatica di Karamzin, ne pone in rilievo gli aspetti più consoni all'attuale clima. Si astiene invece dall'accennare ai problemi sollevati dall'opera o dal ricordare, per esemplo, che la cinquantina di pagine, ora uscite in Moskva — 17nrroduzione, le note sulle fonti, i capitoli I - V, che vanno dalle orìgini fino alla morte di Oleg nel 912 (mentre la dedicatoria ad Alessandro I non è inclusa) — corrispondono precisamente a quei testi che suscitarono le ire dei decabristi nel 1818. Uno di loro, Nikita Muravjov, analizzati questi brani, condannò recisamente le concezioni politiche dell'autore, ma l'onesto Karamzin, dopo aver letto il memoriale dell'avversario, ne autorizzò la diffusione. Lia YVainstein