Archimede adesso abita in Giappone

Archimede «desse abita in Giappone Tokyo strappa agli Stati Uniti il primato delle invenzioni tecnologiche Archimede «desse abita in Giappone DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Il secolo scorso, regalando agli Stati Uniti la statua della libertà che sovrasta Manhattan, la Francia sancì l'avvento delibera americana». I prossimi anni, regalando al Giappone un monumento tecnologico, una enorme cupola elettronica fluttuante per Tokyo o Osaka ad esempio, si propone di indicare l'inizio della .civiltà nipponica». E' la conferma di una realtà appena sottolineata dalla Fondazione Nazionale della Scienza Usa e dalla Computer Horizon: i giapponesi non sono più gli implacabili Imitatori o duplicatori delle scoperte altrui, come sembrava fino a 15-20 anni fa, ma sono il popolo più inventivo e innovatore della Terra, e ad essi dunque, e non più agli americani, apparterrà il ventunesimo secolo. Philippe Queau, l'esperto audiovisivo che ha promosso l'iniziativa francese, ha ricordato che la colossale statua della libertà fu costruita con le tecnologie più avanzate, le stesse della torre Eiffel, per sottolineare il ruolo di superpotenza industriale che l'America stava per assumere. «La Francia crede — ha aggiunto — che nel secolo venturo, età dell'organizzazione e delle comunicazioni, il mondo sarà guidato dal Giappone: perciò vuole fargli omaggio di un simbolo della sua eccellenza che significhi qualcosa anche per i nostri pronipoti». Queau ha concluso che un relativo declino americano in questo campo è inevitabile: «Tutti i grandi imperi conoscono un tramonto». Come accennato, questa analisi compiuta In termini cosi poetici a Parigi è avallata a Washington dalle aride ma ineccepibili statistiche dei vertici accademici. La Fondazione Nazionale della Scienza e la Computer Horizon hanno appena terminato una ricerca che dimostra come le più importanti invenzioni dell'ultimo decennio siano in genere nipponiche. La Fondazione ha adottato il sistema della «reference», ossia dell'innovazione che, sènza conoscere confini, diviene il punto di riferimento di numerose altre successive: i giapponesi ne hanno introdotte il 34 per cento in più della media calcolata coi computers, gli americani 11 6 per cento in più, gli inglesi, terzi nella graduatoria, il 6 per cento In meno. Fino al '70 -'75, tale rapporto di Inventività era a favore degli Stati Uniti: accadeva che un loro brevetto venisse citato fino a 50-100 volte in tutto il mondo da imitatori. Ma ultimamente, un simile riconoscimento viene tributato, solo ai bre¬ vetti giapponesi: un antibiotico del '78 delle Industrie Chimiche Takeda è servito da ispirazione a 98 altri farmaci. La Fondazione afferma che il Giappone «è all'avanguardia dello sviluppo tecnologico moderno». Prendendo atto che l'America sforna ancora più brevetti, essa sottolinea che «il problema è qualitativo non quantitativo», e semmai c'è il rischio che gli americani divengano gli Imitatori. Non è facile accertare, sulla base della ricerca della Computer Horizon, sino a che punto pesi sull'Inversione del ruoli l'ascesa giapponese, e fino a che punto il declino Usa. La Fondazione Nazionale della Scienza ritiene che i due fenomeni siano paralleli. A suo parere, una delle cause del declino Usa è il minore afflusso di cervelli dall'estero. Per oltre un secolo, la superpotenza è stata il ricettacolo di tutti gli scienziati perseguitati per motivi religiosi o politici, o senza mezzi a disposizione per i loro studi. Dalla fine della prima guerra mondiale a pochi anni fa, essa ha potuto attingere tra tutte le razze e nazionalià per le sue scoperte più importanti, dai missili all'atomica, e persino per i premi Nobel. Oggi, questa immigrazione intellettuale si sta spegnendo, come avviene per quella della manodopera. Parzialmente privata della sua linfa vitale, la tecnologia americana minaccia di non reagire come dovrebbe alla sfida giapponese. Non è un'involuzione solo di vertici. Da qualche anno, il ministero all'Istruzione lamenta che si stia abbassando anche il livello delle scuole. Nelle materie scientifiche gli alunni migliori sono tutti immigrati, in media non più di due americani figurano tra i primi dieci. Ennio Carette

Persone citate: Eiffel, Ennio Carette, Philippe Queau, Takeda